dalema renzi montanari

LA “CONGIURA” DI BAFFINO - D’ALEMA AMMETTE DI AVER FATTO “BATTUTE” SUI GRILLINI: “GIACHETTI? IN QUESTI GIORNI HO DECISO DI ASTENERMI DA QUALSIASI CRITICA PER EVITARE POLEMICHE” - LO STORICO DELL’ARTE MONTANARI: "D’ALEMA MI HA CHIAMATO E MI HA CONSIGLIATO DI FARE L’ASSESSORE NELLA GIUNTA RAGGI” - E LA MELI ATTACCA MAX SULLA CACCA DEL CANE

DALEMA CON IL CANEDALEMA CON IL CANE

1. D’ALEMA SCIVOLA SULLA CACCA DEL CANE
Da "Libero Quotdiano”

«D' Alema va ogni mattina ai giardinetti a portare il suo cane, senza paletta e apposito sacchettino per raccogliere i bisogni dell' animale». Lo ha detto ieri la giornalista del Corriere della Sera, Maria Teresa Meli nel corso della trasmissione "L' Aria che Tira", su La7. «Lui abita a 100 metri da casa mia, è venuto a vivere nel mio quartiere quando fu coinvolto nello scandalo Affittopoli. Lo incontro ogni mattina, qualche volta mi saluta, altre no».

DALEMADALEMA

 

2. D’ALEMA: “HO GIÀ DETTO COSA FARÒ AL REFERENDUM SU GIACHETTI NON PARLO”

Goffredo De Marchis per “la Repubblica”

 

«Continuo a leggere su Repubblica falsità, forzature e valutazioni o prese di posizione pubbliche riportate come se si trattasse di trame e complotti ». Massimo D’Alema scrive una nuova nota di smentita dopo la ricostruzione dettagliata di Repubblica uscita ieri sul giornale.

 

Abbiamo spiegato come, dove, quando e con chi l’ex premier ha espresso i suoi giudizi contro Matteo Renzi, ha annunciato il voto per Virginia Raggi a Roma, ha suggerito al critico Montanari di far parte della giunta a 5 stelle, ha auspicato una sconfitta del Pd nella Capitale e a Milano, ha spiegato la sua strategia per la campagna del No al referendum costituzionale.

 

DALEMA RENZIDALEMA RENZI

La smentita-bis di D’Alema offre la sua versione, ma in molti passaggi diventa, per eterogenesi dei fini, una conferma dell’articolo scritto mercoledì. A cominciare dalla notizia che diventa ufficiale: il No alla riforma costituzionale. «La volontà di impegnarmi nella campagna referendaria è stata annunciata più volte, l’ultima in una manifestazione pubblica a Brindisi di cui gira anche un video».

 

Ma andiamo con ordine. D’Alema scrive: «Non ho tenuto alcuna riunione con la dissidenza socialista, di cui ignoro l’esistenza. È passato a trovarmi Bobo Craxi, che è un vecchio amico ». Il figlio di Bettino, ex sottosegretario agli Esteri con D’Alema, guida Area socialista, la componente del Psi che ha disertato l’ultimo congresso e che, in opposizione a Riccardo Nencini, organizza la battaglia del No al referendum. Di questo hanno parlato nell’incontro con il presidente di Italianieuropei.

 

«Non ho esercitato alcuna pressione su Tomaso Montanari di cui sono amico ed estimatore. Ho parlato con lui che mi ha chiesto un consiglio e ho ritenuto di dirgli che un suo impegno per Roma sarebbe certamente positivo per la città. Opinione che confermo». D’Alema dunque conferma anche di aver invitato il critico d’arte ad accettare la corte dei grillini visto che sono stati loro ad offrirgli l’assessorato alla Cultura. Grillini che nella capitale sfidano al ballottaggio di domenica Roberto Giachetti, il candidato del Pd impegnato in una difficile rimonta.

RENZI GIACHETTI DALEMARENZI GIACHETTI DALEMA

 

D’Alema arriva poi alla «famosa riunione di lunedì nella sede della Fondazione Italianeuropei ». L’ex premier ammette «uno scambio di battute che non si possono considerare nè dichiarazioni di voto nè annunci di programmi politici». Le “battute” dunque ci sono state, così come le abbiamo riportate nell’articolo di mercoledì. D’Alema ricorda la “confessione” del senatore Quagliariello, ma Repubblica ha contattato altre due fonti presenti alla riunione, che hanno confermato, alla virgola, le parole dell’ex segretario dei Ds compresa la “battuta” sul voto a Virginia Raggi.

 

DALEMADALEMA

«Qualsiasi persona di buon senso capisce, che se si vuole sostenere un sindaco, lo si fa con dichiarazioni e iniziative pubbliche, non con battute sul pianerottolo », dice D’Alema. Infatti l’ex segretario dei Ds, ex premier del centrosinistra, ex ministro degli Esteri dell’Ulivo e fondatore del Pd non ha fatto dichiarazioni di sostegno per il candidato dem Giachetti. Tutt’altro. «In questi giorni ho deciso di astenermi da qualsiasi considerazione critica proprio per evitare polemiche».

 

Significa che la sua “critica” a Giachetti, considerato non all’altezza del Campidoglio, permane. «Una plateale scorrettezza giornalistica, fatta forse per compiacere i capi del mio partito, è diventata un danno per il Pd — conclude D’Alema —, a conferma che scorrettezza e stupidità spesso vanno di pari passo». Ma persino la smentita dell’ex premier conferma la totale correttezza di Repubblica.

 

MASSIMO DALEMA E LA PIZZETTAMASSIMO DALEMA E LA PIZZETTA

Non è un caso che Matteo Orfini, presidente del Pd, lo abbia sfidato ieri a volantinare per Giachetti in questi ultime ore di campagna elettorale. E il vicesegretario Lorenzo Guerini abbia detto: «Sono sicuro che presto ci sarà una dichiarazione di D’Alema a sostegno di Giachetti». Anche il suo partito, dunque, si aspetta una vera smentita.

 

3. MONTANARI: “SÌ, MASSIMO MI HA CHIAMATO PER DIRMI DI STARE CON LA RAGGI”

Tommaso Ciriaco per “La Repubblica”

 

«È vero, mi ha chiamato D’Alema. E mi ha consigliato di fare l’assessore alla Cultura in una giunta della Raggi». Lo storico dell’arte Tomaso Montanari conferma quanto riportato da Repubblica su Massimo D’Alema.

 

Andiamo con ordine, professore. Tutto nasce perché i grillini pensano a lei come assessore alla Cultura, giusto?

«Esatto. E mi ha fatto piacere che il Movimento abbia costruito una parte importante del programma sulla cultura per Roma partendo dai miei libri».

E qui entra in gioco D’Alema. Siete amici?

«Abbiamo studiato entrambi alla Normale. Qualche volta ci siamo visti, di certo abbiamo un mondo in comune».

 

La chiama e cosa le dice?

RENZI GIACHETTIRENZI GIACHETTI

«In realtà sono state tre telefonate. Come molti, era incuriosito dal fatto che uno come me, di sinistra, venisse chiamato dal M5S».

E poi le consiglia di accettare l’assessorato dalla Raggi? 

«Abbiamo parlato della grande manifestazione sulla cultura a Roma. Della città. E poi sì, anche della possibilità che io diventassi assessore alla Cultura».

 

Con la Raggi?

«Sì. E mi ha consigliato di farlo. O meglio, mi ha detto che se avessi accettato avrei di certo fatto bene. Lo diceva non tanto per la Raggi, ma pensando a Roma».

 

roberto giachetti virginia raggi roberto giachetti virginia raggi

E non le è sembrata una novità politica? D’Alema, tra i big del centrosinistra, che le consiglia di accettare un assessorato dagli arcinemici del Pd.

«A dire il vero era un discorso disteso, ed ampio. Abbiamo ragionato della rottura del rapporto tra l’elettorato di sinistra e il Pd. Entrambi d’accordo, come sul fatto che il Pd di Renzi non fa più parte della foto di famiglia del riformismo europeo».

 

Perché le consigliava di accettare? Per far perdere Renzi?

«Non penso per fare un dispetto a Renzi. E comunque, lo sanno tutti che una parte importante dei dirigenti del Pd non voterà il partito a queste elezioni...».

 

Dal colloquio emerge che per voi il Pd non esiste più?

RAGGIRAGGI

«È difficile continuare a considerare il Pd una forza di sinistra. Penso alla riforma costituzionale. Per una sinistra radicale al 5% e pezzi del Pd diventa naturale guardare al M5S. Qualcosa di simile accade in Spagna. E d’altra parte è un processo in atto da mesi. Sa chi c’era all’evento “Emergenza cultura”? Fassina, Civati, Tocci e i parlamentari grillini».

 

Lei a Roma chi voterà?

«Votassi a Roma, la Raggi».

 

E quindi con D’Alema concordate proprio su tutto, dal referendum al Campidoglio?

«Sì. E penso che D’Alema e gli altri dirigenti del Pd debbano dire queste cose pubblicamente. Non per andarsene dal Pd, ma per riprenderselo. Renzi è un abusivo della storia di sinistra».

 

Perché allora questa reazione da parte dell’ex premier?

DALEMADALEMA

«Non capisco, forse è perché siamo alla vigilia di un voto importante - che il Pd perderà - e qualcuno si appresta a indicarlo come capro espiatorio. Cosa bizzarra, perché – lo dico con rispetto – non credo sposti molti voti».

E del rapporto tra M5S e Casaleggio associati cosa pensa?

«Ho definito inquietante questa tendenza dinastico-privatistica. Però mi sembra che il M5S muova lentamente verso altro, non penso che la Casaleggio associati possa controllarli a lungo».

MARIA TERESA MELIMARIA TERESA MELI

Ultimi Dagoreport

matteo salvini giorgia meloni piantedosi renzi open arms roberto vannacci

DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL MARTIRE DELLE TOGHE ROSSE E LO HA COSTRETTO A CAMBIARE STRATEGIA: ORA PUNTA A TORNARE AL VIMINALE, TRAMPOLINO CHE GLI PERMISE DI PORTARE LA LEGA AL 30% - E GIORGIA MELONI COL CAZZO CHE CE LO MANDA: HA CONFERMATO PIANTEDOSI E NON VUOLE LASCIARE AL LEGHISTA LA GESTIONE DEL DOSSIER IMMIGRAZIONE (FORMALMENTE GESTITO DA MANTOVANO MA SU CUI METTE LE MANINE MINNITI), SU CUI HA PUNTATO TUTTE LE SUE FICHES CON I “LAGER” IN ALBANIA - I FAN DI VANNACCI NON ESULTANO PER L’ASSOLUZIONE DI SALVINI: SE NE FREGANO DELLA LEGA E VOGLIONO IL GENERALE AL COMANDO DI UN PARTITO DE’ DESTRA, STILE AFD…

giorgia meloni - matteo salvini - open arms

DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI GRIDERA' ANCORA ALLE “TOGHE ROSSE” E ALLA MAGISTRATURA “NEMICA DELLA PATRIA”? -L’ASSOLUZIONE È DI SICURO IL PIÙ GRANDE REGALO DI NATALE CHE POTEVA RICEVERE GIORGIA MELONI PERCHÉ TAGLIA LE UNGHIE A QUELLA SETE DI “MARTIRIO” DI SALVINI CHE METTEVA A RISCHIO IL GOVERNO – UNA VOLTA “ASSOLTO”, ORA IL LEADER DEL CARROCCIO HA DAVANTI A SÉ SOLO GLI SCAZZI E I MALUMORI, DA ZAIA A FONTANA FINO A ROMEO, DI UNA LEGA RIDOTTA AI MINIMI TERMINI, SALVATA DAL 3% DI VANNACCI, DIVENTATA SEMPRE PIÙ IRRILEVANTE, TERZA GAMBA NELLA COALIZIONE DI GOVERNO, SUPERATA PURE DA FORZA ITALIA. E LA DUCETTA GODE!

roberto gualtieri alessandro onorato nicola zingaretti elly schlein silvia costa laura boldrini tony effe roma concertone

DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI MEGALOMANI CHE È DIVENTATO IL PD DI ELLY SCHLEIN: UN GRUPPO DI RADICAL-CHIC E BEGHINE DEL CAZZO PRIVI DELLA CAPACITÀ POLITICA DI AGGREGARE I TANTI TONYEFFE DELLE DISGRAZIATE BORGATE ROMANE, CHE NON HANNO IN TASCA DECINE DI EURO DA SPENDERE IN VEGLIONI E COTILLONS E NON SANNO DOVE SBATTERE LA TESTA A CAPODANNO - DOTATA DI TRE PASSAPORTI E DI UNA FIDANZATA, MA PRIVA COM’È DI QUEL CARISMA CHE TRASFORMA UN POLITICO IN UN LEADER, ELLY NON HA IL CORAGGIO DI APRIRE LA BOCCUCCIA SULLA TEMPESTA CHE STA TRAVOLGENDO NON SOLO IL CAMPIDOGLIO DELL’INETTO GUALTIERI MA LO STESSO CORPACCIONE DEL PD -  EPPURE ELLY È LA STESSA PERSONA CHE SCULETTAVA FELICE AL GAY PRIDE DI MILANO SUL RITMO DI “SESSO E SAMBA” DI TONY EFFE. MELONI E FAZZOLARI RINGRAZIANO… - VIDEO

bpm giuseppe castagna - andrea orcel - francesco milleri - paolo savona - gaetano caltagirone

DAGOREPORT: BANCHE DELLE MIE BRAME! - UNICREDIT HA MESSO “IN PAUSA” L’ASSALTO A BANCO BPM IN ATTESA DI VEDERE CHE FINE FARÀ L’ESPOSTO DI CASTAGNA ALLA CONSOB: ORCEL ORA HA DUE STRADE DAVANTI A SÉ – PER FAR SALTARE L'ASSALTO DI UNICREDIT, L'AD DI BPM, GIUSEPPE CASTAGNA, SPERA NELLA "SENSIBILITA' POLITICA" DEL PRESIDENTE DELLA CONSOB, PAOLO SAVONA, EX MINISTRO IN QUOTA LEGA – IL NERVOSISMO ALLE STELLE DI CASTAGNA PER L’INSODDISFAZIONE DI CALTAGIRONE - LA CONTRARIETA' DI LEGA E PARTE DI FDI ALLA COMPLETA ASSENZA IN MPS - LE DIMISSIONI DEI 5 CONSIGLIERI DEL MINISTERO DELL'ECONOMIA DAL “MONTE”: FATE LARGO AI NUOVI AZIONISTI, ''CALTARICCONE" E MILLERI/DEL VECCHIO - SE SALTA L'OPERAZIONE BPM-MPS, LA BPER DI CIMBRI (UNIPOL) ALLA FINESTRA DI ROCCA SALIMBENI, MENTRE CALTA E MILLERI SAREBBERO GIA' ALLA RICERCA DI UN'ALTRA BANCA PER LA PRESA DI MEDIOBANCA-GENERALI...