PALERMO DELENDA EST - LA CONSULTA ENTRA A GAMBA TESA NELL’INCHIESTA STATO-MAFIA E CHIEDE I BROGLIACCI DELLE CONVERSAZIONI TRA RE GIORGIO E MANCINO E PRETENDONO ANCHE I PROVVEDIMENTI DI SEPARAZIONE TRA I VARI PEZZI DELL’INCHIESTA - LA MOSSA DELLA CORTE, CHE FA SCAZZARE LA PROCURA DI PALERMO (“E’ UN’INTROMISSIONE”), POTREBBE ESSERE UN AUTOGOL: IL CONTENUTO DI QUEI DIALOGHI POTREBBE USCIRE DALLE SEGRETE STANZE…

Riccardo Arena per "la Stampa"

La Corte costituzionale scende in campo e chiede alla Procura di Palermo il numero e le date delle telefonate del presidente della Repubblica, ma anche i «brogliacci», le sintesi delle conversazioni tra Giorgio Napolitano e l'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino, captate dagli investigatori della Dia, durante l'indagine sulla trattativa fra Stato e mafia, e oggetto di un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, sollevato dal presidente della Repubblica e su cui dovrà decidere proprio la Consulta.

Non vogliono conoscere il contenuto delle telefonate, i giudici costituzionali, che hanno trasmesso a Palermo un'ordinanza istruttoria, seguita di pochi giorni al positivo (e scontato) vaglio di ammissibilità del ricorso di Napolitano. Però i brogliacci li vogliono, presumibilmente omissati. E vogliono anche, con questo provvedimento, che a Palermo definiscono «perlomeno inusuale», la copia dei provvedimenti di separazione tra i vari pezzi dell'inchiesta.

Per capire cioè se e quando siano stati fatti gli stralci e se vi siano altre parti dell'indagine ancora in corso. E anche per capire se veramente i file delle conversazioni, nemmeno trascritte, perché ritenute «non rilevanti» per l'inchiesta, siano stati messi in un fascicolo a parte.

«Un'intromissione, un'invasione di campo», commentano in ambienti giudiziari palermitani. In cui la mossa della Consulta ricorda iniziative che normalmente vengono svolte dagli ispettori del ministero della Giustizia, nemmeno accennate, nel delicatissimo caso sollevato da Napolitano, dal guardasigilli Paola Severino, ma comunque previste. È per questo che nella loro ordinanza i giudici costituzionali citano espressamente una norma che li autorizza a superare i divieti posti dalla legge. Cosa che non esclude affatto che vi possano essere adesso nuove polemiche, in una vicenda già segnata da contrasti e veleni.

La Consulta è infatti chiamata a decidere non il merito, ma la legittimità e la conformità alle prerogative costituzionali del Capo dello Stato della decisione dei magistrati palermitani di non distruggere subito le registrazioni delle telefonate. Era Mancino - all'epoca non formalmente indagato - l'obiettivo delle intercettazioni, ha più volte spiegato il procuratore del capoluogo siciliano, Francesco Messineo, e le conversazioni con Napolitano furono ascoltate per caso.

Tuttavia, per eliminarle, sostengono i pm del pool coordinato dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia, occorre un provvedimento del Gip. Cosa che - ed è la principale ragione del ricorso di Napolitano - potrebbe avere l'effetto di rendere pubblici i testi di quelle captazioni. Secondo il Quirinale le norme in vigore sono chiare e non prevedono passaggi dal Gip. Ora però la mossa della Consulta potrebbe avere l'effetto di fare uscire comunque il contenuto di quei dialoghi. Da Palermo partirà per questo una richiesta di chiarimenti.

Ma non c'è molto tempo. Perché l'altra questione che lascia perplessi Ingroia e gli altri pm del pool, Francesco Del Bene, Nino Di Matteo, Lia Sava e Roberto Tartaglia, è il dimezzamento dei termini per la valutazione dei ricorsi. Trenta giorni per la notifica li aveva il Colle, venti per la replica, con memorie e «controdeduzioni», li aveva la Procura: ora i tempi sono ridotti a 15 giorni per il Quirinale (che ha notificato l'atto lunedì) e a 10 per i magistrati.

In sostanza i legali nominati ieri dalla Procura dovranno accelerare i tempi e dovranno depositare le loro osservazioni, su una questione quanto mai complessa e delicata, entro il 4 ottobre. Sono comunque due avvocati costituzionalisti di fama, Alessandro Pace e Giovanni Serges, ammessi al patrocinio davanti alla Consulta come Mario Serio, palermitano, ex membro del Csm in quota al centrodestra, nominato nel collegio di difesa.

L'udienza preliminare del procedimento sulla trattativa fra mafia e Stato nel periodo delle stragi del '92-'93 inizierà il 29 ottobre davanti al Gup Piergiorgio Morosini. Ingroia ci sarà: ha chiesto infatti una proroga all'Onu, prima di trasferirsi in Guatemala.

 

NAPOLITANO INGROIANICOLA MANCINO E GIORGIO NAPOLITANO jpegANTONIO INGROIA ALLA FESTA IDV DI VASTO VIGNETTA BENNI ANTONINO INGROIA ANTONINO INGROIA E FRANCESCO MESSINEO FRANCESCO MESSINEO CAPO DELLA PROCURA DI PALERMO

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