COSE TURCHE SOTTOTERRA - 274 MORTI, ALTRI 100 INTRAPPOLATI NELLA MINIERA DI SOMA - RIPARTONO LE PROTESTE CONTRO ERDOGAN, COSTRETTO A RIFUGIARSI IN UN NEGOZIO PER SFUGGIRE AI MANIFESTANTI

1. TURCHIA, STRAGE IN MINIERA: 274 MORTI - ALMENO 100 SONO ANCORA INTRAPPOLATI - FOLLA CONTRO ERDOGAN, CAOS IN PIAZZA
Marta Ottaviani per www.lastampa.it

Una tragedia senza fine. Sono almeno 274 le vittime dell'esplosione nella miniera di carbone a Soma, nella provincia di Manisa, nell'ovest della Turchia e una delle zone più operose del Paese. Almeno 100 sarebbero ancora sotto le macerie e secondo alcuni addetti ai lavori potrebbero rimanerci per anche due settimane.

Si tratta della pagina più nera per la Turchia degli ultimi 20 anni, che ha gettato tutto il Paese nella più profonda costernazione e messo in serio imbarazzo il governo islamico-moderato guidato da Recep Tayyip Erdogan, che aveva rifiutato controlli sull'impianto l'ultima volta due settimane fa.

Che non sarebbero arrivate buone notizie, la Mezzaluna lo aveva già capito nella prima mattinata, quando il ministro dell'Energia, Taner Yildiz aveva detto che le speranze si stavano affievolendo con il passare delle ore. A montare, al contrario, è la polemica e la rabbia. Non si sa ancora che cosa abbia provocato l'esplosione alla quale è seguito l'incendio. La miniera continua a bruciare, rendendo molto difficile il recupero degli altri cadaveri, che potrebbero passare il centinaio.

Oltre alle critiche sulla mancata sicurezza dell'impianto, ci sono quelle su come sono stati gestiti i soccorsi. La mancanza, per molte ore, di un bilancio delle vittime realistico, l'ospedale di Soma che non era attrezzato per trattate ustioni, centinaia di persone che hanno atteso invano per ore davanti alla miniera senza avere notizie dei loro cari.

E poi c'è l'incognita su quanti si trovassero realmente in quelle gallerie al momento del boato. Le stime ufficiali parlavano di 598 operai, ma stamattina è stato reso noto che a 600 metri di profondità c'erano ben 787 persone. Non è ancora chiaro se i lavoratori non siano stati registrati di proposito perché irregolari, fra questi potrebbero esserci anche diversi minori.

Il Paese è unito in un lutto nazionale che ufficialmente durerà tre giorni a partire da oggi ma che simbolicamente è destinato a incidere a lungo sulla Turchia moderna. I principali club calcistici e i teatri di Istanbul e della capitale Ankara hanno annullato qualsiasi tipo di evento. Fatih Terim, la leggenda del calcio turco, ha spostato in segno di lutto e rispetto per le vittime, il matrimonio della figlia, che era previsto per il fine settimana. Tante le manifestazioni di solidarietà dall'estero, soprattutto da Israele, che ha messo a disposizione le sue squadre di soccorritori specializzati.

Tutto il paese è sotto shock. È stato proclamato un lutto nazionale di tre giorni. Il premier Erdogan, il presidente Abdullah Gul e il leader dell'opposizione Kemal Kilicdaroglu hanno annullato viaggi all'estero previsti in questi giorni. I sindacati hanno annunciato uno sciopero di protesta domani mattina. Le bandiere sono a mezz'asta. Sugli schermi delle Tv sono apparsi fiocchi neri. Da tutto il mondo sono giunti messaggi di cordoglio. Papa Francesco ha detto di pregare per i minatori turchi.

E intanto l'ondata di dolore e di rabbia si sta propagando nelle principali città della Turchia. A Istanbul Polizia e migliaia di manifestanti turchi hanno ingaggiato violenti scontri. Vi sono diversi feriti e sono stati effettuati arresti. Il corteo è sfilato lungo la via Istiklal, ma la polizia lo ha disperso servendosi di lacrimogeni, idranti e pallottole di gomma.

Decine di persone hanno poi contestato il premier Recep Tayyip Erdogan a Soma, vicino alla miniera teatro del disastro costato la vita a oltre 200 minatori, riferisce la stampa turca. Una piccola folla se l'è presa con l'auto del capo del governo, colpita a calci da alcuni manifestanti, precisa l'agenzia Dogan, mentre volavano bottigliette di plastica, accompagnate da grida di «dimissioni».

Anche in diverse città del paese oggi ci sono state manifestazioni di protesta. In molti atenei gli studenti hanno boicottato le lezioni e ad Ankara hanno cercato di marciare verso il ministero dell'Energia, fermati dalla polizia che ha usato getti di idrante e lacrimogeni per disperdere la folla.

Oggi la Turchia di Erdogan è il paese dell'area europea con il tasso più alto di incidenti industriali. Il premier turco ha cercato di calmare gli animi promettendo una inchiesta «fino in fondo» su quanto accaduto a Soma. Ma ha anche buttato benzina sul fuoco affermano che i disastri nelle miniere sono «usuali», citando stragi in miniere in Europa, Cina e Usa, ma nel XIX e nel XX secolo. Intanto, rileva Hurriyet, nessun ministro per ora si è dimesso dopo una strage che rimarrà nella storia del paese.


2. "ERDOGAN ASSASSINO" RABBIA DOPO LA STRAGE LA TURCHIA IN RIVOLTA PER I MINATORI MORTI
Marco Ansaldo per "La Repubblica"

Davanti alla Galleria Madre, la numero 1, le pompe elettriche tremano quando tentano di soffiare aria sottoterra. Intorno, una folla di familiari muta assiste alle operazioni di salvataggio. Ogni tanto un grido scuote l'atmosfera. «Fatemelo vedere!».

Per lo più è il pianto di una madre, di una sorella, quando i corpi senza vita, 274 finora, riemergono portati a spalla dai loro compagni, come in un dagherrotipo d'altri tempi. Solo di rado l'urlo si trasforma in un grido liberatorio, quando qualcuno di quei corpi si muove ancora, scuotendo il petto nel tentativo convulso di respirare tutta l'aria mancata là dentro.
«Erdogan premier ladro, dimettiti ». «Stato assassino!».

Parte anche l'insulto più grave, in Turchia, dove la Repubblica e le istituzioni, considerate quasi sacre, vengono prima di tutto, anche prima dell'individuo. Ma questa volta il governo non sembra avere difese.

Solo due settimane fa, al Parlamento di Ankara, un deputato dell'opposizione socialdemocratica, Ozgur Ozel, sceso tra i banchi con un casco giallo simile a quello dei minatori, aveva sollevato il problema di Soma, della sua sicurezza, dei tanti siti dove la morte in Turchia è di casa visto l'alta incidenza di vittime: più dell'8 per cento tra i lavoratori delle miniere.

E il partito di governo, quello conservatore islamico guidato dall'uomo che sempre più è il signore e il padrone del Paese, Recep Tayyip Erdogan, lo aveva irriso respingendo la mozione presentata anche da curdi e nazionalisti sulle tante Soma che popolano la Turchia.

«La miniera è sicura» hanno decretato i suoi fedelissimi, certi dell'impunità.
Quei caschi gialli, quegli stivali dello stesso colore, sporcati dal carbone che intride la terra di questa piccola città a 140 chilometri da Smirne, e a poche decine dal sito turistico di Pergamo, segnano l'andirivieni continuo dei minatori che salgono e scendono come formiche caricandosi i colleghi sulla schiena.

Alla galleria 2 e 3 ci sono uomini grandi e grossi, i giacconi di pelle indosso, che piangono in ginocchio mettendo le mani a coprire gli occhi. Poche ore fa hanno estratto il corpo di un ragazzo di 15 anni, Kemal Yildiz, uno dei tanti lavoratori assoldati in "nero", mentre le associazioni dei sindacati urlano nei megafoni il loro dolore e cifre da vergogna:

5000 vittime nel 2013, il 19% dei quali all'interno delle miniere, Turchia primo paese europeo per incidenti sul lavoro e terzo a livello globale. Il quindicenne Kemal è stato strappato alla miniera nel cuore della notte dai soccorritori.

Era poco più che un bambino. Lo ha riconosciuto uno zio. «Non ho nulla da dire», ha mormorato distrutto dal dolore, in mezzo alla folla indistinta di familiari in ansia. Soma in greco significa corpo. E la lotta contro il tempo per restituire a questa città dalle influenze elleniche quanti più corpi possibili in vita dura fino al mattino.

Più di 120 persone restano intrappolate nelle gallerie a cinquanta metri sotto terra. «Difficile riuscire a salvare ancora qualcuno», dice un uomo mentre si passa il dorso della mano sulla fronte per togliersi una macchia di carbone. Sono morti tutti per avvelenamento da monossido e biossido di carbonio, quando l'esplosione per un trasformatore elettrico difettoso è partita martedì pomeriggio, 2 chilometri più in giù.

Quando finalmente il volto teso del primo ministro compare sulla spianata del disastro, la gente di Soma sembra scuotersi dal torpore e c'è chi si lancia sulla sua auto prendendola a calci: «Ladro». «Assassino». «Dimettiti».

Una scena mai vista in Turchia. Erdogan, spaventato e coperto dalle guardie del corpo, si è dovuto rifugiare in un supermercato. Questo il suo commento: «Gli incidenti sono un fatto normale. C'è qualcosa in letteratura che si chiama incidente sul lavoro. È qualcosa che può accadere. Ma le dimensioni di questo incidente ci hanno profondamente colpito. Quello che è successo qui è causa di una violenza dovuta a facinorosi ».

I suoi gorilla sono andati sul pesante nel tentativo di difendere l'incolumità del leader: hanno preso a pugni il parente di una vittima e lo hanno gettato a terra, come mostravano alcune immagini che hanno sollevato lo sdegno di molti cittadini.

Oggi sarà la volta del capo dello Stato, Abdullah Gul, arrivare a Soma dopo aver cancellato il suo viaggio in Cina. E sarà interessante misurare la reazione della gente, a poco più di due mesi dalle presidenziali di agosto a cui entrambi i leader islamici aspirano a presentarsi. Gli uomini di governo, però, sono adesso sotto tiro.

«È il più grave incidente di questo genere mai accaduto in Turchia », ha dovuto ammettere il ministro dell'Energia, Tamer Yildiz, che qualche tempo fa aveva osannato l'efficienza e la sicurezza del comparto minerario di Soma.

Ieri cinquemila giovani si sono diretti minacciosamente verso la sede del suo dicastero, ad Ankara, scontrandosi a lungo, nella notte, con la polizia che ai lanci di sassi e di petardi ha opposto lacrimogeni e cannoni ad acqua. Una protesta che rischia di divampare in tutto il Paese.

Il governo ha decretato tre giorni di lutto nazionale per onorare le vittime, con tutte le bandiere sugli edifici pubblici esposte a mezz'asta. Il sito della società proprietaria della miniera, la Soma Coal Mining Company, assalito dalle proteste, è stato chiuso.

Sullo schermo è apparsa solo una nota della ditta, che parla di un «triste incidente» e garantisce che la società aveva preso «le massime precauzioni, continuamente monitorate». Sotto accusa i profitti delle società che hanno rilevato le miniere dopo la privatizzazione.

Il quotidiano Hurriyet ha poi rispolverato un'intervista del 2012 di Ali Gurkan, proprietario della Soma Mining, che spiegava come il costo della tonnellata di carbone fosse sceso da 130 a 24 dollari dopo la privatizzazione, grazie alla drastica riduzione del costo del lavoro.

Due settimane fa annunciando in Parlamento il "no" dell'Akp, il partito conservatore islamico da 12 anni al governo, all'inchiesta sulla sicurezza di Soma il deputato Muzaffer Yurttas, ricorda ancora Hurriyet , aveva detto che «se Dio vuole» nella miniera non sarebbe successo nulla: «Nemmeno sangue dal naso».

Per oggi i sindacati hanno proclamato una giornata di sciopero. Chi vorrà sfilerà in abiti neri per ricordare i minatori scomparsi. I quotidiani sono usciti con le testate listate a lutto. Fiocchi neri sono comparsi sullo sfondo dei programmi televisivi.

Bandiere rosse con la mezzaluna e la stella sono visibili ovunque. Anche Papa Francesco ha pregato «per la miniera in Turchia, e per quanti vi si trovano intrappolati nelle gallerie ». A Soma scende la notte, quando non c'è quasi più speranza di trovare qualcuno in vita.

Oggi sarà un altro giorno di pianto. La gente torna a pestare i mucchi di carbone per vedere meglio la galleria della morte, sfila per coprire i suoi morti con coperte scure, mastica in silenzio dolore e maledizioni.

 

erdogan merkel erdogan con merkel con le stampelle Sumeyye ErdoganESPLOSIONE MINIERA TURCHIA ESPLOSIONE MINIERA TURCHIA ESPLOSIONE MINIERA TURCHIA ESPLOSIONE MINIERA TURCHIA ESPLOSIONE MINIERA TURCHIA ESPLOSIONE MINIERA TURCHIA ESPLOSIONE MINIERA TURCHIA

Ultimi Dagoreport

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON HA PER NULLA DIGERITO L’INTESA TRA USA E UCRAINA (MEDIATA CON TRUMP DA BIN SALMAN E STARMER) PER UN CESSATE IL FUOCO DI 30 GIORNI: IL “MACELLAIO” DI MOSCA (CIT. BIDEN) VOLEVA I NEGOZIATI SUBITO, NON LA TREGUA, CHE INVECE RICALCA LE RICHIESTE DI ZELENSKY – “MAD VLAD” SI STA RENDENDO CONTO CHE IN GIRO C’È UNO PIÙ PAZZO DI LUI: L’INSOSTENIBILE BIPOLARISMO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO È LOGORANTE ANCHE PER MOSCA. UNO CHE DOPO AVER ANNUNCIATO DI AVER SOSPESO ARMI E CIA A KIEV, OPLÀ!, ORA HA RINCULATO. E MINACCIA “SANZIONI DEVASTANTI” SE PUTIN NON ACCETTERÀ L’ACCORDO…

wanna marchi stefania nobile davide lacerenza

CRONACHE DI CASA MARCHI – QUANDO WANNA DICEVA AL “GENERO” LACERENZA: “PORCO, TI DOVRESTI VERGOGNARE, MERITI SOLO LA MORTE” – TRA LE INTERCETTAZIONI DELL’ORDINANZA DI ARRESTO DEL TITOLARE DELLA ''GINTONERIA'' E DI STEFANIA NOBILE, SONO CUSTODITE ALCUNE FRASI STRACULT DELL’EX TELE-IMBONITRICE – LA MITICA WANNA RACCONTA UNA SERATA IN CUI DAVIDONE “TIRA FUORI LA DROGA”: “L’HA FATTA DAVANTI A ME, IO HO AVUTO UNA CRISI E MI SONO MESSA A PIANGERE” – LA DIFESA DI FILIPPO CHAMPAGNE E LA “PREVISIONE”: “IO CREDO CHE ARRIVERÀ UNA NOTIZIA UNO DI ‘STI GIORNI. ARRIVERÀ LA POLIZIA, LI ARRESTERANNO TUTTI. PERCHÈ DAVIDE ADDIRITTURA SI PORTA SEMPRE DIETRO LO SPACCIATORE..."

volodymyr zelensky bin salman putin donald trump xi jinping

DAGOREPORT – COME SI E' ARRIVATI AL CESSATE IL FUOCO DI 30 GIORNI TRA RUSSIA E UCRAINA? DECISIVI SONO STATI IL MASSICCIO LANCIO DI DRONI DI KIEV SU MOSCA, CHE HA COSTRETTO A CHIUDERE TRE AEROPORTI CAUSANDO TRE VITTIME CIVILI, E LA MEDIAZIONE DI BIN SALMAN CON TRUMP - E' BASTATO L’IMPEGNO MILITARE DI MACRON E STARMER PER DIMOSTRARE A PUTIN CHE KIEV PUÒ ANCORA FARE MOLTO MALE ALLE FRAGILI DIFESE RUSSE - NON SOLO: CON I CACCIA MIRAGE FRANCESI L'UCRAINA PUÒ ANDARE AVANTI ALTRI SEI-OTTO MESI: UN PERIODO INACCETTABILE PER TRUMP (ALL'INSEDIAMENTO AVEVA PROMESSO DI CHIUDERE LA GUERRA “IN 24 ORE”) – ORA CHE MOSCA SI MOSTRA “SCETTICA” DAVANTI ALLA TREGUA, IL TYCOON E IL SUO SICARIO, JD VANCE, UMILIERANNO PUBBLICAMENTE ANCHE PUTIN, O CONTINUERANNO A CORTEGGIARLO? - LA CINA ASPETTA AL VARCO E GODE PER IL TRACOLLO ECONOMICO AMERICANO: TRUMP MINIMIZZA IL TONFO DI WALL STREET (PERDITE PER 1000 MILIARDI) MA I GRANDI FONDI E I COLOSSI BANCARI LO HANNO GIÀ SCARICATO…

elly schlein nicola zingaretti donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - CHE FIGURA DI MERDA PER IL PD MALGUIDATO DA ELLY SCHLEIN: A BRUXELLES, TOCCATO IL FONDO, IL PD HA COMINCIATO A SCAVARE FACENDOSI SCAVALLARE ADDIRITTURA DAL PARTITO DI GIORGIA MELONI – SE FDI NON POTEVA NON VOTARE SÌ AL PROGETTO “REARM EUROPE” DELLA VON DER LEYEN, I DEM, CHE ADERISCONO AL PARTITO SOCIALISTA, SI SONO TRASFORMATI IN EURO-TAFAZZI: 10 HANNO VOTATO A FAVORE, 11 SI SONO ASTENUTI (E SOLO GRAZIE ALLA MEDIAZIONE DEL CAPOGRUPPO ZINGARETTI I FEDELISSIMI DI ELLY, DA TARQUINIO A STRADA, NON HANNO VOTATO CONTRO URSULA) – I FRATELLINI D’ITALIA, INVECE, DOPO AVER INGOIATO IL SI', PER NON FAR INCAZZARE TRUMP, SI SONO ASTENUTI SULLA RISOLUZIONE SULL’UCRAINA. LA SCUSA UFFICIALE? "NON TIENE CONTO" DELL’ACCORDO A RIAD TRA USA E UCRAINA. INVECE GLI EURO-MELONI PRETENDEVANO UN RINGRAZIAMENTO DEL  PARLAMENTO EUROPEO A "KING DONALD" PER IL CESSATE IL FUOCO TRA MOSCA E KIEV (CHE, TRA L'ALTRO, PUTIN NON HA ANCORA ACCETTATO...)

philippe donnet andrea orcel francesco gaetano caltagirone

DAGOREPORT: GENERALI IN VIETNAM - LA BATTAGLIA DEL LEONE NON È SOLO NELLE MANI DI ORCEL (UNCREDIT HA IL 10%), IRROMPE ANCHE ASSOGESTIONI (CHE GESTISCE IL VOTO DEI PICCOLI AZIONISTI) - AL CDA DEL PROSSIMO 24 APRILE, ORCEL POTREBBE SCEGLIERE LA LISTA DI MEDIOBANCA CHE RICANDIDA DONNET (E IN FUTURO AVER VIA LIBERA SU BANCA GENERALI) – ALTRA IPOTESI: ASTENERSI (IRREALE) OPPURE POTREBBE SOSTENERE ASSOGESTIONI CHE INTENDE PRESENTARE UNA LISTA PER TOGLIERE VOTI A MEDIOBANCA, AIUTANDO COSI’ CALTA (E MILLERI) A PROVARE A VINCERE L’ASSEMBLEA - COMUNQUE VADA, SI SPACCHEREBBE IN DUE IL CDA. A QUEL PUNTO, PER DONNET E NAGEL SARÀ UN VIETNAM QUOTIDIANO FINO A QUANDO CALTA & MILLERI PORTERANNO A TERMINE L’OPA DI MPS SU MEDIOBANCA CHE HA IN PANCIA IL 13% DI GENERALI…

ursula von der leyen giorgia meloni elon musk donald trump

DAGOREPORT – IL CAMALEONTISMO DELLA DUCETTA FUNZIONA IN CASA MA NON PAGA QUANDO METTE I BOCCOLI FUORI DAI CONFINI NAZIONALI - MELONI PRIMA SI VANTAVA DELL’AMICIZIA CON MUSK E STROPPA E DELLA “SPECIAL RELATIONSHIP” CON TRUMP, ORA È COSTRETTA A TACERE E A NASCONDERSI PER NON PASSARE COME "AMICA DEL GIAGUARO" AGLI OCCHI DELL'UE. E, OBTORTO COLLO, E' COSTRETTA A LASCIARE A STARMER E MACRON IL RUOLO DI PUNTO DI RIFERIMENTO DELL'EUROPA MENTRE SALVINI VESTE I PANNI DEL PRIMO TRUMPIANO D’ITALIA, L'EQUILIBRISMO ZIGZAGANTE DELLA GIORGIA DEI DUE MONDI VIENE DESTABILIZZATO ANCOR DI PIU' DAL POSIZIONAMENTO ANTI-TRUMP DEL PROSSIMO CANCELLIERE TEDESCO MERZ CHE FA SCOPA COL POLACCO TUSK, E LEI RISCHIA DI RITROVARSI INTRUPPATA CON IL FILO-PUTINIANO ORBAN - IL COLPO AL CERCHIO E ALLA BOTTE DEL CASO STARLINK-EUTELSAT...