UNA REPUBBLICA SFONDATA SUL LAVORO - CRESCE LA DISOCCUPAZIONE: I SENZA LAVORO SONO 3,1 MILIONI (+1,4%)

1 - LAVORO:TORNA CRESCERE NUMERO DISOCCUPATI,SONO 3,1 MLN
(ANSA) - Il numero di disoccupati ad agosto torna a crescere, dopo due mesi di stop, raggiungendo quota 3 milioni 127 mila, in aumento dell'1,4% rispetto al mese precedente (+42 mila) e del 14,5% su base annua (+395 mila). Lo rileva l'Istat.

2 - LAVORO: ISTAT, AD AGOSTO 667 MILA UNDER 25 DISOCCUPATI
(ANSA) - Tra i 15 e i 24 anni le persone in cerca di lavoro, ovvero disoccupate, sono 667 mila, pari all'11,1% dei ragazzi nella stessa fascia d'età. E' quanto emerge dai dati Istat per il mese di agosto (stime provvisorie e destagionalizzate).

3 - CNEL: CON PIL +2% ANNO DISOCCUPAZIONE PUO' TORNARE 8% IN 2020, MA TARGET FORSE NON A PORTATA NOSTRO SISTEMA
(ANSA) - Per riportare il tasso di disoccupazione all'8% entro il 2020, il tasso di crescita del Pil dovrà superare il 2% all'anno. E' quanto sostiene il Cnel nel Rapporto sul mercato del lavoro pubblicato oggi secondo il quale si tratta di "un target non eccezionale, ma oggi forse non alla portata del nostro sistema". L'Italia negli anni di crisi ha perso circa 750.000 posti di lavoro ma, sostiene il Cnel, "se l'occupazione fosse diminuita quanto il Pil, le perdite sarebbero oggi pari a 1.870.000 occupati".

La sovrapposizione di un forte rialzo dell'offerta di lavoro accompagnato da una contrazione del numero di occupati - spiega il Cnel - ha determinato un incremento significativo della disoccupazione che ha superato il 12%. ''L'evoluzione del mercato del lavoro italiano - prosegue il Rapporto - suggerisce che parte dell'aumento del tasso di disoccupazione sia di carattere strutturale. Vi è il rischio che molti di coloro che sono stati espulsi dal mercato, o non sono neanche riusciti ad entrarvi, restino a lungo fuori dal processo produttivo. Il deterioramento del capitale umano legato alla persistenza ai margini del mercato determina una grave perdita per il lavoratore e per la società nel complesso''.

La partecipazione è aumentata in modo non omogeneo anche dal punto di vista territoriale, con una crescita più marcata nel Mezzogiorno, dove nella maggior parte dei casi si è tradotta in un passaggio dallo stato di inattività alla disoccupazione. Si è quindi ulteriormente ampliato il divario tra Nord e Sud del Paese. ''Affiancando ai disoccupati anche gli inattivi disponibili a lavorare e coloro che ricercano non attivamente - sottolinea il Cnel - si ottiene una misura più ampia dei lavoratori che potrebbero essere inseriti nel circuito produttivo.

L'offerta di lavoro "potenziale" così calcolata aumenta fra il 2008 e il 2012 di ben 900.000 persone, invece delle 550.000 della definizione standard delle forze di lavoro''. Se nella definizione ufficiale l'aumento del numero dei disoccupati è di oltre un milione in quattro anni, l'area della difficoltà occupazionale in senso lato ''registra un allargamento ben più consistente, giungendo ad aumentare di circa due milioni di persone. Si tratta di uno spreco di risorse ingente, oltre che di un fenomeno le cui conseguenze sociali sono allarmanti''.

 

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