SINCERI, DEMOCRATICI, E PURE STRONZI - NEL PD IL SALVATAGGIO CANCELLIERI STAPPA TUTTE LE TENSIONI - D’ALEMA A RENZI: “INCARTA E PORTA A CASA” - CIVATI A CUPERLO: “STRONZO”

Mario Ajello per "Il Messaggero"

Anna Maria Cancellieri finisce di parlare a Montecitorio, ed Enrico Letta - che la protegge sul fianco sinistro mentre alla destra del ministro è seduto Angelino Alfano e funge a sua volta da scudo - le mette una mano sulla spalla accarezzandola e trasmettendole l'entusiasmo per la vittoria annunciata.

Poi applaude lui. Non applaude il suo partito. Il Pd in quest'aula porta la croce di questo governo, dimenandosi contro se stesso e sotto gli attacchi di tutti - con tanto di cartelli grillini rivolti soprattutto ai democrat: «Cancellieri a casa» - e stride con lo psicodramma dei deputati di fronte al premier del governo che loro considerano ormai poco più (anzi meno) che un «governo amico» (come dicevano i democristiani dei propri esecutivi non amati) il sospiro di sollievo che tira Letta quando è tutto finito.

E comunque, appena incassa la vittoria personale e del suo asse con Napolitano in difesa del Guardasigilli che subito ringrazia sia lui sia Franceschini («Siete stati molto bravi»), Letta parlando con qualche collega commenta: «Bisogna rendersi conto dell'ineluttabilità di questo governo fino al 2015. Conviene a tutti, anche a Renzi, ed è un percorso che sta portando i suoi frutti». Il che dev'essere più o meno ciò che il premier ha detto a Matteo. Il quale racconta: «Enrico mi ha chiamato, ma sbaglia».

LE PAROLACCE

Toni differenti quelli di Beppe Civati contro Cuperlo, definito uno «stronzo». Mentre fuori del Palazzo, ma da dentro il Pd che soffre, si sfoga il sindaco barese (e renziano) Emiliano («Letta ha umiliato il nostro partito») e il suo muso lungo si aggiunge alle facce scure degli altri sodali di Matteo che si sentono sconfitti dal nocciolo di comando (in scadenza) del partito (Letta-Franceschini-Bersani) ma confidano nel fatto che appena il Rottamatore diventa segretario i gruppi parlamentari ubbidiranno a lui.

Mentre ieri, come dice Civati per aizzare Matteo contro Enrico, «Letta ha fatto il premier e il segretario». «Io la faccia non ce la metterei», è stata la linea di Renzi e ora però ce l'hanno dovuta mettere in preda al massimo imbarazzo i renziani. «Tutti e non solo noi - racconta Gentiloni, che è vicino al sindaco fiorentino - avevamo chiesto a Letta di far dimettere la Cancellieri».

Dunque non possono applaudire la sua salvezza. E si trovano in uno stato d'animo opposto a quello del premier. Il quale va via da Montecitorio, ragionando così: «La blindatura ha retto. Sarebbe stata una follia votare contro la Cancellieri». E la sua permanenza in carica «rende il governo più forte». Non «più debole», come va ripetendo Renzi.

Uno dei suoi deputati, Michele Anzaldi, racconta l'antefatto: «All'assemblea dell'altra sera, arriva Letta dalla Sardegna, quasi ancora zuppo per la pioggia, reduce dal ciclone Cleopatra, e per i primi dieci minuti ci ha parlato del dramma dell'alluvione. Noi in silenzio, angosciati per il suo racconto. Poi ci ha detto che il ciclone si sarebbe spostato in Calabria. E noi ci siamo angosciati ancora di più. Solo alla fine del suo discorso - dopo che noi eravamo in piena sindrome da catastrofe - Enrico ci ha detto: noi del Pd siamo l'unico baluardo mentre tutto viene giù. Impensabile non salvare la Cancellieri. E che cosa potevamo rispondergli?».

Hanno trasformato il partito in salvagente ma loro stessi, ieri in aula, nell'usarlo per il Guardasigilli lo avrebbero voluto sgonfiare. La renziana Maria Elena Boschi sta in penultima fila, lontana. Invia sms. Bonifazi parla al telefono, per evitare di pensare a quello che lui e gli altri amici di Matteo chiamano «il suicidio». Mentre gli avversari rinfacciano a Renzi una sorta di complotto (al momento fallito), godono perchè lo considerano rottamato - a questo giro - dalla coppia di ferro Letta-Napolitano e dice un deputato amico di Franceschini: «Matteo vuole fare cadere il governo e l'assedio alla Cancellieri è stato il primo passo, vedrete che cosa accadrà dopo l'8 dicembre».

Conferma proprio Renzi che si pregusta il trionfo nelle primarie: «Dal 9 settembre, cambierà tutto». Ma il Comandante Max (D'Alema) è scettico e sfrontato: «Il governo andrà avanti altri tre anni. E intanto a Renzi diciamo: incarta e porta a casa!». Ma l'incartamento (e incattivimento) è generale.

 

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