
DAGOREPORT - LE MATTANE DI TRUMP SVEGLIANO L'EUROPA: DOPO IL VIAGGIO IN INDIA, URSULA VOLA A PECHINO A FINE APRILE - SE TRUMP CI SFANCULA, LA GRANDE FINANZA AMERICANA RISPONDE INVESTENDO NEL VECCHIO CONTINENTE (IN ACCORDO CON IL MONDO FINANZIARIO BRITISH) - DOPO AVER SENTITO PARLARE WITKOFF ("PUTIN NON È UN CATTIVO RAGAZZO") , I DIPLOMATICI EUROPEI HANNO AVUTO UN COCCOLONE: CON QUESTI STATES, PUTIN POTREBBE OTTENERE TUTTO QUELLO CHE VUOLE. E INFATTI SOGNA ADDIRITTURA ODESSA - L'UNICA NOTIZIA CHE HA IMPENSIERITO "MAD VLAD" NELLE ULTIME ORE È STATA LA POSSIBILE PARTECIPAZIONE CINESE, POI SMENTITA, ALLE OPERAZIONI DI PEACEKEEPING DEI "VOLENTEROSI" A KIEV...
DAGOREPORT
DONALD TRUMP CONTRO L EUROPA - VIGNETTA BY ELLEKAPPA
C’è da augurarsi che l’Unione europea, grazie alle mattane di Trump, esca dall’immobilismo autolesionista in cui si è infilata in questi anni. Un primo segnale di risveglio, per quanto controverso, è stato il piano “ReArmEU”. Il programma di spesa per la difesa, che vale 800 miliardi di euro, viaggia di pari passo a una rinnovata capacità di Bruxelles di cavalcare i mercati.
Gli investitori hanno già iniziato a spostare grosse masse di denaro dagli Usa all’Ue: come Dago-dixit, è in corso una saldatura tra la grande finanza statunitense e quella britannica, terrorizzate dal “dazismo” del Caligola di Mar-a-Lago
La prima avvisaglia è stato il viaggio di von der Leyen in India. La kaiser Ursula, accompagnata dalla sua fedele consigliere diplomatica, Elisabetta Belloni, ha sondato il terreno per una nuova partnership tra le aziende europee e quelle di Nuova Delhi. A questo farà seguito, tra la fine di aprile e la metà di maggio, un altro viaggio, stavolta a Pechino.
URSULA VON DER LEYEN NARENDRA MODI
Dopo aver obbedito all’amministrazione Biden e dato fuoco alla “via della Seta”, gli accordi commerciali con cui Xi Jinping voleva mettere le mani su infrastrutture strategiche, ora l’Europa si riaffaccia a Est.
Come scritto dall’ambasciatore Stefano Stefanini ieri sulla “Stampa”: “Pechino intende mettere un piede in Europa, proprio agganciandosi al "deal" russo-americano. Con una doppia valenza: di non essere esclusa da Mosca e Washington; di stabilire un rapporto strategico con Kiev e, soprattutto, con l'Europa. A quest'ultimo Pechino si candida già in campo economico-tecnologico-commerciale”.
STEVE WITKOFF INTERVISTATO DA TUCKER CARLSON
A rinforzare la convinzione di Bruxelles di doversi proiettare su nuovi mercati ci si è messa la sconclusionata intervista di Steve Witkoff a Tucker Carlson. L’immobiliarista amico di Trump, che ha ormai preso il posto di Marco Rubio come vero segretario di Stato, gestendo tutti i dossier caldi, è arrivato a dare fiato alla propaganda putiniana, definendo “Mad Vlad” un “leader super intelligente che non è un cattivo ragazzo”.
Witkoff ci ha messo poi il carico quando ha criticato il piano di Starmer e Macron che prevede una forza internazionale a sostegno di un cessate il fuoco in Ucraina: “È una posa, un atteggiamento”.
Insomma, se il livello di analisi e lettura strategica degli eventi è questo, non è difficile comprendere l’inquietudine dei diplomatici europei e della commissione Ue. L’inaffidabilità americana viene peggiorata dalle fanfaronate di Trump, ormai accecato dal desiderio di arrivare a una tregua entro Pasqua. Una fretta utile solo ai russi, che possono aspettare, tirarla per le lunghe, nella speranza di ottenere tutto ciò che chiedono.
E le pretese del Cremlino sono tante: Putin non si accontenta di essere stato nuovamente legittimato da Washington sullo scenario internazionale. Vuole di più. E questo “di più” non sarà certamente il riconoscimento territoriale di Crimea e Donbass, che erano già sotto il controllo russo dal 2014.
Il presidente russo non vuole presentarsi all’opinione pubblica con una treguetta che non gli conviene: perché cessare il fuoco nel momento in cui è in una posizione di vantaggio sul campo per ottenere ciò che già possedeva? Dopo tre anni di guerra, ai russi va consegnato uno scalpo più appetitoso: le quattro regioni di Kherson, Zaporizhzhia, Lugansk, Donetsk e l’oggetto del desiderio finale, Odessa.
Un porto strategico che i russi non hanno mai conquistato sul campo, ma che il Cremlino sogna di soggiogare per chiudere agli ucraini l’accesso sul Mar Nero, e ottenere per sé il corridoio di terra che unisce la Russia alla Transnistria, in Moldavia.
xi jinping vladimir putin a pechino 1
L’unico fattore che ha per un attimo impensierito Putin è stata la notizia della disponibilità cinese a partecipare alle operazioni di peacekeeping sotto il mandato dell’Onu. Non a caso, dopo le indiscrezioni dei media tedeschi, oggi è arrivata la smentita di Pechino: un intervento del Dragone insieme ai “volenterosi” europei avrebbe isolato Mosca, che si è sempre opposta all’ipotesi di una forza di interposizione internazionale come garanzia di sicurezza per Kiev.
vladimir putin se la ride per il ritardo della chiamata con donald trump
LA SITUAZIONE IN UCRAINA - 24 MARZO 2025