DALLO TSUNAMI AD UN REFOLO DI VENTO, DAL “VINCIAMO NOI”, AL “SE FACCIAMO QUATTRO CONSIGLIERI VA BENISSIMO”: DALLE URNE DELL’EMILIA ROMAGNA IL GRILLISMO VERRÀ RIDIMENSIONATO A BOLLA POLITICA? – E SALVINI SI APPRESTA A FARE IL BOTTO

Paolo Bracalini per Il Giornale

Beppe grillo a palermoBeppe grillo a palermo

 

Dallo tsunami ad un refolo di vento lieve lieve, che quasi non si avverte. E pensare che l'Emilia-Romagna è stata la culla del grillismo, Bologna la sua Stalingrado, il cuore del movimento dove Grillo, al primo V-Day in piazza Maggiore nel 2007, cavalcava la folla (50mila persone) a bordo di un gommone, come una rockstar.

 

Adesso, dopo il boom del M5S secondo partito nazionale, i primi sindaci strappati proprio in Emilia-Romagna (Parma, Comacchio), alla vigilia di un voto regionale con un Pd azzoppato da spese pazze e faide tra renziani e sindacati Cgil-Fiom e una previsione di astensionismo mai vista da queste parti, invece dell'euforia domina il timore.

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Beppe si è tenuto a debita distanza, un solo post sul suo blog , il minimo sindacale, per sostenere la candidata presidente del M5S, Giulia Gibertoni, ricercatrice precaria. Le personalità più forti e conosciute del M5S in Emilia Romagna, quelli che potevano fare la differenza in questo voto (a lungo si è sognato all'Emilia-Romagna come prima Regione a Cinque stelle d'Italia), sono stati tutti espulsi (da Tavolazzi a Favia alla Salsi al sindaco di Comacchio, Marco Fabbri) o tenuti sotto osservazione come Pizzarotti, il sindaco «dissidente» di Parma.

GRILLO  beppe genovaGRILLO beppe genova

 

In assenza di nomi forti, con una candidata poco conosciuta, in altri tempi sarebbe stato Beppe Grillo a girare piazza dopo piazza col suo camper, per far volare «i ragazzi» del M5S. Stavolta invece nulla di tutto ciò. I risultati non esaltanti raccolti nelle tornate successive al voto del 2013, fino al «vinciamo poi» delle Europee, hanno fatto riflettere e cambiare strategia.

 

La versione ufficiale, fornita dai parlamentari del cerchio magico, è che la sparizione di Grillo dalla campagna elettorale sia una maturazione del movimento, «non abbiamo più bisogno di balie, siamo autonomi». La versione ufficiosa che ti raccontano da dentro, invece, è un'altra. Grillo si è scottato dopo le Europee e il Maalox per digerire la sconfitta, ma soprattutto dopo le contestazioni nella sua Genova alluvionata (e poi quelle alla senatrice Taverna nelle periferie romane).

GRILLO E CASALEGGIO AL CIRCO MASSIMO  GRILLO E CASALEGGIO AL CIRCO MASSIMO

 

In Emilia-Romagna, dove il M5S è dilaniato in fazioni, e dove vige un clima di terrore per chi critica i «talebani», fedelissimi di Grillo e Casaleggio come il consigliere comunale Bugani, Grillo non ci è venuto per non mettere troppo la faccia in un voto a rischio flop (in corsa c'è anche una lista, «Liberi Cittadini», patrocinata dagli espulsi del M5S), ma anche per non rischiare contestazioni e critiche personali.

grillo a genova parla con gli alluvionatigrillo a genova parla con gli alluvionati

 

Una lunga assenza spezzata solo poche ore prima del voto, con l'apparizione a sorpresa del leader al Circolo Mazzini, periferia di Bologna, per la cena conclusiva della campagna cinque stelle, ospiti i parlamentari Di Maio (campano) e Airola (piemontese), perché quelli emiliano-romagnoli come la Sarti o Bernini o la Mucci (insieme a Pizzarotti) non hanno supportato la campagna elettorale, in dissenso con le scelte «autoritarie» in fase di selezione dei candidati.

BEPPE GRILLO E PIZZAROTTI BEPPE GRILLO E PIZZAROTTI

 

E il Grillo che arriva, a tarda sera, è molto diverso da quello deciso a spazzare via tutto. «Cosa vi aspettate, che prendiamo la Regione? Bisogna cercare di essere obiettivi. Noi se mettiamo dentro quattro o cinque consiglieri è una grandissima vittoria. Non siamo a caccia di una poltrona a tutti i costi. Alcuni meet up hanno lavorato male, si è infiltrato chiunque. Adesso è il momento di fare pulizia».

 

grillo a genova contestato dagli alluvionatigrillo a genova contestato dagli alluvionati

Dal «vinciamo noi», al «se facciamo quattro consiglieri va benissimo». La linea ufficiale per il dopo voto è già scritta: se si prende più del 7% del 2010 (ma si guarda col binocolo il 24% delle politiche 2013 o anche il 19% delle Europee) va considerato un successo e non un flop, e se ne non si fa meglio la colpa va addebitata ai vari Pizzarotti (massima attenzione al risultato del M5S a Parma) e agli altri «infiltrati». Per loro è già pronto il cartellino di espulsione.

 

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