UN QUIRINALE PER DUE (O PER TRE?) - MENTRE OGGI SI LODANO E S’IMBRODANO A VICENDA, DOMANI MONTI E PRODI SARANNO UNO CONTRO L’ALTRO ARMATI DI LODEN E SOBRIETÀ PER CONTENDERSI LA POLTRONA PIÙ ALTA: QUELLA DEL QUIRINALE - MA ATTENTI ALLA TEMPRA INOSSIDABILE DI BELLA NAPOLI: TRA I DUE LITIGANTI, POTREBBE GODERE RE GIORGIO, COLUI CHE CI HA TOLTO DI MEZZO BERLUSCONI, DANDOGLI UN SALVACONDOTTO POLITICO-GIUDIZIARIO…

Paola Setti per "il Giornale"

Come in Highlander: «Ne resterà soltanto uno». Del resto, quanto a immortalità qui non si scherza. Romano Prodi, classe 1939, e Mario Monti, classe 1943, da decadi condividono i destini propri e dell'Italia, passando per l'Europa. «Mai una lite fra di noi» gongolava l'altro giorno a Reggio Emilia l'ex premier, in prima fila mentre il premier attuale spegneva la candelina numero 215 del Tricolore.

La sequenza di fotografie che resta agli atti il giorno dopo è la rappresentazione plastica di ciò che è stato, ma ha il sapore dell'ultimo abbraccio prima della battaglia finale, quella che dirà chi, fra i due Professori prestati alla politica, resterà in piedi, meglio se sul Colle oppure chissà, al comando di una coalizione che verrà. Mario che con rigidità varesotta circonda le spalle di Romano, senza slanci. Romano che risponde al gesto con affettuosità emiliana e stringe il vecchio amico, una mano intorno al collo l'altra dietro alla schiena.Un abbraccio che racconta di sorti incrociate.

Entrambi strappati alla vita accademica per fare da supplenti a una politica in default peggio dei conti pubblici, Prodi nel '96 dell'Ulivo, Monti nel 2011 dello spread. Entrambi chiamati ad affrontare, con identico e sanguinario contorno di «compiti a casa», l'ormai perenne grande sfida dell'euro, Prodi perché bisognava entrarci, Monti perché bisogna restarci. Entrambi a Bruxelles per cinque anni, dal 2000 al 2005, questa volta assieme: «Romano per me resta il presidente della Commissione europea con cui ho avuto l'onore di collaborare», «con Mario commissario Ue abbiamo lavorato fianco a fianco senza mai un'incomprensione».

Faro comune, neanche a dirlo, la costruzione di un patto europeo sempre più politico oltre che monetario. Con lo sfibrante tentativo, prima di Prodi e ora di Monti,di spezzare quell'asse franco-tedesco che continuamente si ricrea, perché la storia si ripete e dagli errori non si impara. Loro non hanno mai temuto di naufragare nelle acque agitate o torbide dei poteri forti europei, figurarsi nell'italietta politica che svetta per incompetenza e periodicamente cerca un tecnico per non perdere la bussola.

Ma è stato l'ultimo abbraccio. Perché non c'è posto per due Professori, nel Paese che, prima o poi, dovrà restituire parola e ruolo alla politica. E le poltrone sono soltanto due qui, Quirinale e Palazzo Chigi. Tertium non datur per due che ormai sono stati tutto. E proprio per quel percorso a tratti sovrapposto, non si può immaginare Prodi che presiede la Repubblica mentre Monti guida il governo, o viceversa. Chiedetelo a Casini. Fosse per lui, non ne resterebbe nemmeno uno.

 

MARIO MONTIROMANO PRODI GIORGIO NAPOLITANO SILVIO BERLUSCONI PIER FERDINANDO CASINI

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