1- CARLO DE BENEDETTI RIVELA CHE A GENNAIO 1994 GIANNI AGNELLI PRONOSTICAVA PER BERLUSCONI AL MASSIMO IL 3% DEI VOTI. L’INGEGNERE ERA PIÙ GENEROSO: IL 10%. BERLUSCONI INVECE VINSE, E UN MINUTO DOPO I VERI PADRONI DI ITALIA INVITARONO A CENA IL NUOVO REGNANTE IMPREVISTO E GLI ORDINARONO DI VENDERE A LORO LA STET, LA PIÙ GRANDE AZIENDA DI TELECOMUNICAZIONI DEL PAESE. LUI NON LO FECE E PERSE PALAZZO CHIGI. NEL 1996 AL GOVERNO SALÌ PRODI. E VENDETTE LA STET AGLI AGNELLI A PREZZO DI SUPERSALDO 2- AH, IL SENSO DELLO STATO! OGNI TANTO QUESTI RACCONTI CHE EMERGONO DOPO VENTI ANNI SEMBRANO TANTO SIMILI A QUELLE STORIE POPOLARI IN CUI IL BUE DÀ DEL CORNUTO ALL’ASINO

Franco Bechis per Libero

L'episodio è raccolto nel bel libro "Eutanasia di un potere" di Marco Damilano. E' Carlo De Benedetti a raccontare una cena finora restata inedita, appena Silvio Berlusconi approdò a palazzo Chigi nel 1994. E lo fa naturalmente scandalizzato: "Nel 1994 ci fu una cena organizzata da Agnelli in casa sua. Intorno al tavolo c'eravamo io, Marzotto, Romiti, Lucchini.

Era una sorta di introduzione del Berlusconi premier di fronte all'establishment confindustriale. Agnelli gli dava del lei: ‘Adesso che è arrivato a palazzo Chigi, la prima cosa che Lei deve fare è la privatizzazione della Stet' (la società che controllava tutti i telefoni italiani).

Romiti si accodò immediatamente: ‘Assolutamente d'accordo con l'Avvocato, quello è un simbolo'. Berlusconi li bloccò subito: ‘Quella azienda ora è mia, va bene. Perché dovrei venderla?'. Il suo concetto politico era che lui era diventato lo Stato, non capiva perché bisognasse privatizzare".

De Benedetti è colpito nel racconto da questo identificarsi di Berlusconi con lo Stato, tanto da dire "la Stet è mia". Sinceramente, quel che colpisce è l'esatto opposto, che spiega assai meglio la storia di Italia. Un premier nuovo nel 1994 era appena stato eletto a sorpresa.

Nel libro lo stesso De Benedetti rivela che a gennaio 1994 Agnelli pronosticava per Berlusconi al massimo il 3% dei voti. L'ingegnere era più generoso: il 10%. Berlusconi invece vinse, e un minuto dopo i veri padroni di Italia invitarono a cena il nuovo regnante imprevisto e gli ordinarono di vendere a loro la più grande azienda di telecomunicazioni del paese.

In fondo Berlusconi era un industriale: non gradito, ma uno di loro, quindi doveva obbedire e in fretta. Lui non lo fece - e sì, disse in modo assai poco elegante e privo di cultura e di senso dello Stato: "La Stet ora è mia. Non ve la vendo". Dopo averlo detto perse palazzo Chigi. Nel 1996 al governo salì Romano Prodi. E vendette la Stet agli Agnelli a prezzo di supersaldo.

Quelli con il senso dello Stato portarono via dallo Stato il suo bene più prezioso, pagandone (poco) solo lo 0,67%, ma comandando. Non seppero fare nemmeno quello e dopo qualche anno dovettero gettare la spugna e trovarono chi aveva senso dello Stato che fece lievitare quel loro minimo investimento grazie all'Opa di Roberto Colaninno.

Viva il senso dello Stato! Ogni tanto questi racconti che emergono dopo venti anni sembrano tanto simili a quelle storie popolari in cui il bue dà del cornuto all'asino...

 

BERLUSCONI CARLO DE BENEDETTIBerlusconi e Agnelli (da Il Riformista)MARCO DAMILANO - EUTANASIA DI UN POTEREprodi berlusconi facetoface

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni - matteo salvini - open arms

DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI GRIDERA' ANCORA ALLE “TOGHE ROSSE” E ALLA MAGISTRATURA “NEMICA DELLA PATRIA”? -L’ASSOLUZIONE È DI SICURO IL PIÙ GRANDE REGALO DI NATALE CHE POTEVA RICEVERE GIORGIA MELONI PERCHÉ TAGLIA LE UNGHIE A QUELLA SETE DI “MARTIRIO” DI SALVINI CHE METTEVA A RISCHIO IL GOVERNO – UNA VOLTA “ASSOLTO”, ORA IL LEADER DEL CARROCCIO HA DAVANTI A SÉ SOLO GLI SCAZZI E I MALUMORI, DA ZAIA A FONTANA FINO A ROMEO, DI UNA LEGA RIDOTTA AI MINIMI TERMINI, SALVATA DAL 3% DI VANNACCI, DIVENTATA SEMPRE PIÙ IRRILEVANTE, TERZA GAMBA NELLA COALIZIONE DI GOVERNO, SUPERATA PURE DA FORZA ITALIA. E LA DUCETTA GODE!

roberto gualtieri alessandro onorato nicola zingaretti elly schlein silvia costa laura boldrini tony effe roma concertone

DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI MEGALOMANI CHE È DIVENTATO IL PD DI ELLY SCHLEIN: UN GRUPPO DI RADICAL-CHIC E BEGHINE DEL CAZZO PRIVI DELLA CAPACITÀ POLITICA DI AGGREGARE I TANTI TONYEFFE DELLE DISGRAZIATE BORGATE ROMANE, CHE NON HANNO IN TASCA DECINE DI EURO DA SPENDERE IN VEGLIONI E COTILLONS E NON SANNO DOVE SBATTERE LA TESTA A CAPODANNO - DOTATA DI TRE PASSAPORTI E DI UNA FIDANZATA, MA PRIVA COM’È DI QUEL CARISMA CHE TRASFORMA UN POLITICO IN UN LEADER, ELLY NON HA IL CORAGGIO DI APRIRE LA BOCCUCCIA SULLA TEMPESTA CHE STA TRAVOLGENDO NON SOLO IL CAMPIDOGLIO DELL’INETTO GUALTIERI MA LO STESSO CORPACCIONE DEL PD -  EPPURE ELLY È LA STESSA PERSONA CHE SCULETTAVA FELICE AL GAY PRIDE DI MILANO SUL RITMO DI “SESSO E SAMBA” DI TONY EFFE. MELONI E FAZZOLARI RINGRAZIANO… - VIDEO

bpm giuseppe castagna - andrea orcel - francesco milleri - paolo savona - gaetano caltagirone

DAGOREPORT: BANCHE DELLE MIE BRAME! - UNICREDIT HA MESSO “IN PAUSA” L’ASSALTO A BANCO BPM IN ATTESA DI VEDERE CHE FINE FARÀ L’ESPOSTO DI CASTAGNA ALLA CONSOB: ORCEL ORA HA DUE STRADE DAVANTI A SÉ – PER FAR SALTARE L'ASSALTO DI UNICREDIT, L'AD DI BPM, GIUSEPPE CASTAGNA, SPERA NELLA "SENSIBILITA' POLITICA" DEL PRESIDENTE DELLA CONSOB, PAOLO SAVONA, EX MINISTRO IN QUOTA LEGA – IL NERVOSISMO ALLE STELLE DI CASTAGNA PER L’INSODDISFAZIONE DI CALTAGIRONE - LA CONTRARIETA' DI LEGA E PARTE DI FDI ALLA COMPLETA ASSENZA IN MPS - LE DIMISSIONI DEI 5 CONSIGLIERI DEL MINISTERO DELL'ECONOMIA DAL “MONTE”: FATE LARGO AI NUOVI AZIONISTI, ''CALTARICCONE" E MILLERI/DEL VECCHIO - SE SALTA L'OPERAZIONE BPM-MPS, LA BPER DI CIMBRI (UNIPOL) ALLA FINESTRA DI ROCCA SALIMBENI, MENTRE CALTA E MILLERI SAREBBERO GIA' ALLA RICERCA DI UN'ALTRA BANCA PER LA PRESA DI MEDIOBANCA-GENERALI...

pier silvio marina berlusconi fedele confalonieri

DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA LASCIATO DAL TRAMONTO DI GIANNI LETTA (L'UOMO PER RISOLVERE PROBLEMI POLITICI) E DALL'USCITA DI SCENA DI GINA NIERI, EX MOGLIE DI PAOLO DEL DEBBIO, PUPILLA DI CONFALONIERI, ADDETTA AI RAPPORTI ISTITUZIONALI DI MEDIASET) - FUORI NIERI, IN PANCHINA LETTA, GLI STAFF DEI FIGLI DI SILVIO STANNO FACENDO DI TUTTO PER PRIMEGGIARE. TRA I PIÙ ATTIVI E AMBIZIOSI, SI SEGNALA IL BRACCIO DESTRO DI “PIER DUDI”, NICCOLÒ QUERCI - COME MAI OGNI SETTIMANA CONFALONIERI SI ATTOVAGLIA DA MARTA FASCINA? AH, SAPERLO...