renzi juncker merkel

IL DUCETTO SVACANZA IN CALIFORNIA E BRUXELLES PRESENTA IL CONTO: SENZA MANOVRA ENTRO APRILE, L’ITALIA VA DRITTA IN PROCEDURA D’INFRAZIONE – IL NODO DEL DEBITO NON RISOLTO DA PADOAN – LA COMMISSIONE UE: “IL PROCESSO DI RISANAMENTO S’E’ FERMATO A META’ 2016”. GUARDA CASO CON LA CAMPAGNA PER IL REFERENDUM

 

Da la Repubblica

 

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Se entro aprile il governo non attuerà la correzione dei conti pubblici per 3,4 miliardi, la Commissione Europea attiverà una procedura di infrazione ne confronti dell'Italia per il mancato rispetto della regola del debito. Bruxelles questa volta parla chiaro e mette nero su bianco impegni e scadenze da rispettare per non incorrere nella violazione delle regole di bilancio europee.

 

Se il governo non attuerà "in modo credibile" le misure per la correzione dei conti pubblici "di almeno lo 0,2% del pil" entro il mese di aprile - si legge in una nota della Commissione sull'adozione del 'Rapporto sul debito' adottato dall'esecutivo in base all'art.126.3 del Trattato -  la Commissione considererà non rispettata la regola del debito, ma la decisione di aprire una "procedura per disavanzi eccessivi" sarà presa "in base alle previsioni di primavera 2017" che di solito vengono pubblicate a maggio.

 

PADOANPADOAN

Il giudizio dell'esecutivo Ue nei confronti del nostro Paese è comunque molto severo.  "L'Italia presenta eccessivi squilibri", si spiega nella Comunicazione della Commissione sul progresso delle riforme strutturali nell'Eurozona approvata oggi. Nel testo sono riconosciute una serie di "riforme positive" ma si osserva che "l'impulso delle riforme è rallentato dalla metà del 2016". Non solo, secondo Bruxelles, dalla situazione economica dell'Italia, con alto debito e bassa produttività in un contesto di difficoltà per le banche e alta disoccupazione, possono crearsi "rischi" anche per gli altri Paesi.  "L'alto livello di debito del governo e una dinamica protratta di debole produttività implicano rischi con rilevanza transfrontaliera in prospettiva, in un contesto di alti non-performing loans e disoccupazione".

 

IL NODO DEL DEBITO

Nel rapporto inviato a Bruxelles a inizio mese, il Tesoro ricordava che l'Italia continua a rispettare la regola del deficit. Per la regola del debito, già il documento prodotto dall'Unione nel maggio 2016 e basato sull'articolo 126.3 del trattato diceva di un mancato rispetto delle regole nel 2015 e 2016.

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Poi nel mirino è entrato anche l'anno 2017, nel novembre scorso, quando Bruxelles ha steso l'Opinione sul Progetto di bilancio italiano. Ma secondo Roma lo scostamento è minimo se si considerano le circostanze occasionali che investono il Belpase, dalla deflazione allo strascico della crisi economica. La cosiddetta regola del debito prevede che il monte di indebitamento si riduca secondo un percorso stabilito per i Paesi che sono oltre il 60% di rapporto con il Prodotto interno lordo.

 

RENZI PADOAN ORECCHIERENZI PADOAN ORECCHIE

Nel mese di aprile ogni anno, i paesi della zona euro presentano i loro programmi di stabilità alla Commissione e al Consiglio, che deve includere gli obiettivi di bilancio a medio termine (OMT) del paese, e indicazioni su come questo verrà raggiunto. Se la Commissione ritiene che i criteri non siano soddisfatti, può avviare una procedura di infrazione chiedendo un piano di azione correttivo e un calendario di scadenze. Chi sgarra, può essere multato.

 

LA CORREZIONE DEI CONTI

Secondo il governo, la correzione di 0,2 punti chiesta dalla Ue insieme con le stime di preconsuntivo del 2016, consentirebbero quella che l'Upb definisce una "evoluzione più favorevole del rapporto tra il debito pubblico e il Pil rispetto a quanto indicato nel Progetto di bilancio inviato alla Ue nello scorso ottobre".

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Il Tesoro, nella risposta all'Unione di inizio febbraio, annota alcuni punti-chiave per la dinamica del debito: nelle attese del governo l'incidenza sul Pil dovrebbe essersi sostanzialmente stabilizzata nel 2016 per poi attestarsi nell'anno in corso intorno al 132 per cento del Pil (dal 132,6 per cento nel Progetto di bilancio), al netto degli effetti di sostegno al sistema bancario, e scendere quindi al 123,5% per il 2020. Ciò anche grazie alla discesa dell'indebitamento netto della Pa, che dopo essere risultato pari al 2,6 per cento del Pil nel 2015 è atteso in riduzione al 2,3-2,4 per cento nel 2016 e prospettato al 2,1 per cento nel 2017.

 

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