CONDONO SENZA PERDONO – FACCI SCODELLA GLI INGREDIENTI DI UNA RICETTA MOLTO ITALIANA: “LUIGI DI MAIO NON FA NULLA, LA SORELLA DICHIARA 11MILA EURO MA HA UN AUTO DA 165 CAVALLI, IL FRATELLO È DISOCCUPATO, IL PADRE NON HA UNA PENSIONE” – LA STORIA DELLA SOCIETÀ EREDITATA DA LUIGINO E DALLA SORELLA. “MANCA IL CONDONO CHE IL PADRE OTTENNE NEL 2006. COSÌ FAN TUTTI. CHE POI NON È VERO, COSÌ FAN LORO”
Filippo Facci per “Libero Quotidiano”
La cultura del sospetto - quella grillina - diventa oggetto di cultura del sospetto: è paradossale ma anche inevitabile, a sentire come ha tirato avanti la famiglia del vicepremier Luigi Di Maio negli ultimi anni: con un modus molto all' italiana, in apparenza, e molto poco rivoluzionario.
Gli ingredienti, cioè i dati, sono pubblici: pubblicati a suo tempo da questo giornale e completati, ieri, da Repubblica a proposito di un condono edilizio che il padre del «bibitaro» concluse nel 2006. Ma vediamoli, questi ingredienti.
LUIGI DI MAIO E LA MAMMA PAOLA ESPOSITO
Luigi Di Maio attualmente prende solo i soldi da parlamentare: 98mila euro annui. Non ha proprietà immobiliari ma assieme alla sorella, Rosalba, condivide le quote di una società di costruzioni e ristrutturazioni varie. Questa società, Ardima srl, sita a Pomigliano d' Arco, è stata fondata il 30 marzo 2012 e in pratica è la scatola in cui è confluita la precedente società di costruzioni e ristrutturazioni del padre Antonio, geometra e appunto piccolo imprenditore di 68 anni, un signore che oggi ufficialmente non fa nulla e non percepisce una pensione: l' anno scorso ha dichiarato al fisco appena 88 euro, modesta rendita derivante dalla comproprietà di quattro fabbricati e nove terreni.
DI MAIO CONTRO IL CONDONO A ISCHIA NEL 2017
Rosalba, invece, la sorella di Luigi di un anno più giovane, ha dichiarato 11mila euro e però possiede un' auto da 165 cavalli come potrebbe essere una 500 Abarth; lei risulta amministratrice unica di questa Ardima srl (Luigi invece non risulta nulla) che è una società con curiose peculiarità.
Vediamole. I due fratelli, alla fondazione, avevano deliberato e sottoscritto un capitale di 20mila euro, ma ne avevano versati appena 5mila; di soldi dichiarati, sin da subito, quasi non ce n' erano: 2.400 euro nei primi nove mesi del 2012 e una perdita a bilancio di 1.376 euro: forse è per questo che Luigi, nella dichiarazioni dei redditi, dichiarò di essere inattivo e nullatenente.
Nel 2013 la società fece registrare un utile di 1.591 euro, si vede che c' era poco lavoro: è noto peraltro che questo genere di società non lavorano mai in nero e tantomeno da quelle parti, nel napoletano. Però la società assunse un totale di tre dipendenti e fece salire il capitale sociale a 100.000 euro, soldi la cui metà (50.100 euro) vennero però versati solo dopo che Luigi era diventato parlamentare.
LA PRATICA
Riassunto: Antonio Di Maio non fa nulla e non guadagna nulla, ma aveva una società di costruzioni passata ai figli; Luigi Di Maio non fa nulla e non guadagna nulla (ufficialmente è «webmaster e giornalista pubblicista») e condivide una società in cui pure non fa nulla, ma versa 50mila euro per questa società che guadagna poco o niente, e li versa dopo che è passato a guadagnare 98mila euro annui da parlamentare; Rosalba Di Maio è amministratrice di questa società e arriverà a dichiarare 11mila euro per il 2017 nonché la proprietà di una bella macchinina. Chi rimane? Il fratello di Di Maio, Giuseppe, ma accidenti, è disoccupato.
Ecco però l' italianissima banca di famiglia: mamma Paolina Esposito, professione insegnante di italiano con un reddito di 52mila euro e trattenute alla fonte. Non solo è la più ricca, ma possiede anche due auto. Manca qualcosa, al quadretto di famiglia molto italiano?
Beh, manca il condono edilizio che il padre Luigi ottenne nel 2006 per l' abitazione in cui vivono: pratica 1840 del protocollo 7850, col vantaggio tecnico che papà Di Maio, geometra, è stato pure incaricato di seguire proprio certe pratiche per il Comune in qualità di «tecnico rilevatore».
Riuscì addirittura a seguire la sua, di pratica: trattasi di 150 metri quadri di abusi edilizi complessivi su due livelli (un appartamento) per i quali nel 2006 riuscì a pagare soltanto 2000 euro. Potevano essere ancora di meno, perché il «tecnico rilevatore» Antonio Di Maio aveva misurato - si accorsero - qualche metro abusivo in meno degli effettivi: ma tutto è andato a posto. Così fan tutti, si dice. Che poi non è vero: così fan loro.