FARNEFICINA - È GUERRA FREDDA ALLLA FARNESINA TRA IL MINISTRO TERZI DI SANT'AGATA E IL SEGRETARIO GENERALE “FASCIOCOMUNISTA” MASSOLO - IL FINIANO TERZI È STATO SCELTO MINISTRO DAL TERZO POLO, ANCHE SE IL PRIMO CANDIDATO ERA MASSOLO (SOPRANNOMINATO DA COSSIGA “FASCIOCOMUNISTA” PER I SUOI LEGAMI POLITICI BIPARTISAN) - TERZI PROMUOVERÀ MASSOLO PER NOMINARE UN SEGRETARIO GENERALE PIÙ “SOLIDALE”? - SMENTITA DELLA FARNESINA: "ILLAZIONI GRATUITE E FANTASIOSE"...

Andrea Garibaldi per "Corriere della Sera"

Non c'è alcun dubbio che il ministro e il segretario generale siano i due uomini più importanti e potenti della Farnesina, sede del ministero degli Esteri. Tutti coloro che ben conoscono la vita dei nove piani del palazzo costruito nel ventennio fascista sanno che il rapporto fra chi esercita i due ruoli è sovente pieno di spine. Nel momento presente, però, è più aspro che mai, e rischia di diventare tempestoso.

Ministro è Giulio Maria Terzi di Sant'Agata. Segretario generale, Giampiero Massolo. Due diplomatici prestigiosi e stimati. Eleganti, finemente educati. Il ministro dal carattere più duro, il segretario generale più affabile. Le loro strade si sono spesso incrociate, senza incontrarsi davvero mai, nel senso della collaborazione piena e produttiva.

Terzi, che ha giurato da ministro il 16 novembre scorso, ha appena avviato una vigorosa ristrutturazione del suo staff e uno dei motivi di fondo starebbe nell'esigenza di «depotenziare» Massolo. Terzi sta ricostruendo a Roma la sua squadra da ambasciatore a Washington. Innanzitutto, ha nominato Gian Lorenzo Cornado suo capo di gabinetto. Cornado era il suo numero due a Washington ed è anche il trait d'union del nuovo ministro con il Pdl, visto che è stato consigliere diplomatico di Angelino Alfano alla Giustizia.

D'ora in poi sarà Cornado con i suoi collaboratori a redarre i documenti preparatori di ogni giornata del ministro, un compito che normalmente viene svolto dalla segreteria generale, vale a dire dall'ufficio di Massolo. La segreteria generale, ogni mattina, scrive i background sugli incontri previsti e sulle crisi in atto e li trasmette al gabinetto del ministro, che mette in dettaglio l'agenda quotidiana. Un compito che diventerà una formalità, per lasciare la sostanza agli uomini più fidati.

Come nuovo portavoce, al posto di Maurizio Massari, arriva Giuseppe Manzo, che già svolgeva questo ruolo per Terzi nella capitale degli Stati Uniti. E il nuovo ghost writer del ministro, l'estensore dei discorsi, dovrebbe diventare Cristiano Moggipinto, già primo consigliere a Washington. Capo della segreteria, Placido Vigo, l'ex ambasciatore a Panama, che si trovò ad accogliere Berlusconi, accompagnato dal faccendiere Lavitola, nel viaggio di fine giugno 2010. Nuovo perfino il fotografo ufficiale: Enrico Para, che proviene dalla Camera, dove l'aveva portato Fini, considerato punto di riferimento politico di Terzi.

Alla base del rapporto fra Terzi e Massolo ci sono ambizioni parallele. Il segretario generale Massolo, durante i giorni della rapida e concitata formazione del governo Monti, era candidato ministro. La terna sottoposta al Quirinale avrebbe compreso anche gli ambasciatori Aragona e Castellaneta, ma Massolo, come «tecnico», conoscitore di ogni segreto del ministero, autore della riforma amministrativa in vigore da un anno, sembrava il più accreditato. Secondo la ricostruzione che fece Il Foglio il Pd aveva bruciato Gianni Letta e lasciato al Pdl la scelta del ministro degli Esteri, ma il Pdl lasciò gli Esteri al Terzo polo, in cambio del via libera sulla Giustizia: così uscì vincente Terzi, vicino a Fini.

Di consueto, il ministro è di provenienza politica, occupa la sua poltrona per qualche anno e va via, mentre il segretario generale tiene in mano tutto il funzionamento del palazzo di piazzale della Farnesina, civico 1. Adesso non è così. Stavolta il ministro è dentro le cose del palazzo, non è tenuto né costretto a fidarsi delle indicazioni e dei dossier del segretario generale. Non si può dire che Terzi e Massolo non si parlino, ma il clima è teso, dietro il velo dell'alta diplomazia.

In ambienti meno paludati si chiamerebbero «cordate», qui possiamo dire che Terzi e Massolo provengono da reti di relazioni diverse. Terzi è uno dei cosiddetti «Fulci boys», nel senso di collaboratore stretto di Francesco Paolo Fulci, storico Rappresentante permanente per l'Italia presso le Nazioni Unite, a New York. Quello era un gruppo di diplomatici abili, autorevoli, autoritari. Terzi andò poi a occupare il posto di Fulci all'Onu. Massolo è un grand commis dello Stato, che si muove con sicurezza e capacità, in particolare nelle stanze romane, fra Palazzo Chigi e Farnesina.

Terzi è nato a Bergamo, 65 anni fa. Prima di Washington, è stato ambasciatore in Israele, tra il 2002 e il 2004. A Gerusalemme accompagnò Fini nel suo viaggio «purificatore». Tutti ricordano le frasi dell'attuale presidente della Camera sul fascismo «parte del male assoluto» e sulle «infami» leggi razziali. Massolo, nato a Varsavia 57 anni fa, ha lavorato con Andreotti, Dini, Amato. Capo della segreteria particolare di Berlusconi nel '94, quando questi fu premier per la prima volta.

Capo di gabinetto con Fini, ministro degli Esteri e ancora saldo alleato di Berlusconi (2004-2006). Nel 2007 Massimo D'Alema lo nomina segretario generale della Farnesina. Al G8 dell'Aquila (2009) è «sherpa» (battistrada ed estensore di documenti) del governo Berlusconi. Forte è il suo rapporto con Gianni Letta. Viene fuori un'immagine bipartisan: una volta Francesco Cossiga, irritato perché non aveva dato una mano a un suo candidato per una promozione, definì Massolo «fasciocomunista».

L'incidente fra Massolo e Terzi è avvenuto due mesi dopo l'insediamento del nuovo ministro, il 15 gennaio. Sull'Unità esce un'intervista di Terzi, nella quale si parla, fra l'altro, del caso Vattani: Mario Vattani, figlio dell'ex potentissimo segretario generale degli Esteri, Umberto Vattani, viene filmato sul palco di un concerto «nazirock». Lo stesso giorno, sul Corriere della Sera, esce un lungo articolo di Massolo: «Fare sistema nel mondo globale. Le nuove sfide della politica estera».

Articolo che esamina a larghissimo raggio il ruolo dell'Italia del mondo, con un piglio da ministro degli Esteri, pur citando, con rispetto, le «dichiarazioni programmatiche» di Monti e di Terzi. I due articoli finiscono appaiati in tutte le rassegne stampa. Alla Farnesina raccontano che Terzi non sapesse nulla del pezzo di Massolo e non la prese come una bella sorpresa. Anche per questo avrebbe proceduto alla sostituzione del capo ufficio stampa ereditato da Frattini, Maurizio Massari, nominato «inviato speciale del ministro per i Paesi del Mediterraneo e le primavere arabe».

Abbiamo citato Umberto Vattani. Di sicuro Terzi è un suo antico collaboratore e amico, mentre Massolo faceva parte di quella generazione favorevole a non prorogare il pensionamento dei diplomatici. Alla fascia d'età di Vattani conveniva il contrario. Massolo e Terzi si sono sfiorati in occasione di un caso dell'estate 2010. Sullo sfondo, la terribile disfida fra Berlusconi e Fini.

Ci fu il tentativo, da parte del ministero degli Esteri, su richiesta della segreteria generale, di nominare console onorario a Saint Martin Francesco Corallo, figlio di un boss catanese. Corallo, imprenditore delle slot machine, aveva come rappresentante italiano Amedeo Laboccetta, deputato Pdl, ex missino, ex finiano, ora berlusconiano di ferro. Il console generale a Miami si oppose fieramente, e il suo «superiore» era l'ambasciatore a Washington, Giulio Terzi di Sant'Agata. Fra i marmi della Farnesina, ci si chiede se prima o dopo Terzi promuoverà Massolo per nominare un segretario generale più solidale. La prassi, tuttavia, non prevede che il ministro rimuova il segretario generale.

 

FARNESINA REPLICA A CORSERA, ILLAZIONI GRATUITE E FANTASIOSE
(ANSA) - "L'unica 'battaglia' che si conduce alla Farnesina e nelle sedi all'estero è quella per difendere e promuovere l'interesse e gli interessi dell'Italia nel mondo". Tutto il resto, "sono voci e illazioni gratuite e fantasiose". Così il portavoce del ministero degli Esteri risponde, in una nota, all'articolo pubblicato dal Corriere della Sera, dal titolo "La battaglia all'ombra della Farnesina che oppone ministro e segretario".

 

Giulio Terzi di Sant AgataMASSOLOGianfranco Finifrancesco cossiga MARIO VATTANI CONSOLE OSAKA AndreottiLamberto DiniGIULIANO AMATO

Ultimi Dagoreport

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON HA PER NULLA DIGERITO L’INTESA TRA USA E UCRAINA (MEDIATA CON TRUMP DA BIN SALMAN E STARMER) PER UN CESSATE IL FUOCO DI 30 GIORNI: IL “MACELLAIO” DI MOSCA (CIT. BIDEN) VOLEVA I NEGOZIATI SUBITO, NON LA TREGUA, CHE INVECE RICALCA LE RICHIESTE DI ZELENSKY – “MAD VLAD” SI STA RENDENDO CONTO CHE IN GIRO C’È UNO PIÙ PAZZO DI LUI: L’INSOSTENIBILE BIPOLARISMO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO È LOGORANTE ANCHE PER MOSCA. UNO CHE DOPO AVER ANNUNCIATO DI AVER SOSPESO ARMI E CIA A KIEV, OPLÀ!, ORA HA RINCULATO. E MINACCIA “SANZIONI DEVASTANTI” SE PUTIN NON ACCETTERÀ L’ACCORDO…

wanna marchi stefania nobile davide lacerenza

CRONACHE DI CASA MARCHI – QUANDO WANNA DICEVA AL “GENERO” LACERENZA: “PORCO, TI DOVRESTI VERGOGNARE, MERITI SOLO LA MORTE” – TRA LE INTERCETTAZIONI DELL’ORDINANZA DI ARRESTO DEL TITOLARE DELLA ''GINTONERIA'' E DI STEFANIA NOBILE, SONO CUSTODITE ALCUNE FRASI STRACULT DELL’EX TELE-IMBONITRICE – LA MITICA WANNA RACCONTA UNA SERATA IN CUI DAVIDONE “TIRA FUORI LA DROGA”: “L’HA FATTA DAVANTI A ME, IO HO AVUTO UNA CRISI E MI SONO MESSA A PIANGERE” – LA DIFESA DI FILIPPO CHAMPAGNE E LA “PREVISIONE”: “IO CREDO CHE ARRIVERÀ UNA NOTIZIA UNO DI ‘STI GIORNI. ARRIVERÀ LA POLIZIA, LI ARRESTERANNO TUTTI. PERCHÈ DAVIDE ADDIRITTURA SI PORTA SEMPRE DIETRO LO SPACCIATORE..."

volodymyr zelensky bin salman putin donald trump xi jinping

DAGOREPORT – COME SI E' ARRIVATI AL CESSATE IL FUOCO DI 30 GIORNI TRA RUSSIA E UCRAINA? DECISIVI SONO STATI IL MASSICCIO LANCIO DI DRONI DI KIEV SU MOSCA, CHE HA COSTRETTO A CHIUDERE TRE AEROPORTI CAUSANDO TRE VITTIME CIVILI, E LA MEDIAZIONE DI BIN SALMAN CON TRUMP - E' BASTATO L’IMPEGNO MILITARE DI MACRON E STARMER PER DIMOSTRARE A PUTIN CHE KIEV PUÒ ANCORA FARE MOLTO MALE ALLE FRAGILI DIFESE RUSSE - NON SOLO: CON I CACCIA MIRAGE FRANCESI L'UCRAINA PUÒ ANDARE AVANTI ALTRI SEI-OTTO MESI: UN PERIODO INACCETTABILE PER TRUMP (ALL'INSEDIAMENTO AVEVA PROMESSO DI CHIUDERE LA GUERRA “IN 24 ORE”) – ORA CHE MOSCA SI MOSTRA “SCETTICA” DAVANTI ALLA TREGUA, IL TYCOON E IL SUO SICARIO, JD VANCE, UMILIERANNO PUBBLICAMENTE ANCHE PUTIN, O CONTINUERANNO A CORTEGGIARLO? - LA CINA ASPETTA AL VARCO E GODE PER IL TRACOLLO ECONOMICO AMERICANO: TRUMP MINIMIZZA IL TONFO DI WALL STREET (PERDITE PER 1000 MILIARDI) MA I GRANDI FONDI E I COLOSSI BANCARI LO HANNO GIÀ SCARICATO…

elly schlein nicola zingaretti donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - CHE FIGURA DI MERDA PER IL PD MALGUIDATO DA ELLY SCHLEIN: A BRUXELLES, TOCCATO IL FONDO, IL PD HA COMINCIATO A SCAVARE FACENDOSI SCAVALLARE ADDIRITTURA DAL PARTITO DI GIORGIA MELONI – SE FDI NON POTEVA NON VOTARE SÌ AL PROGETTO “REARM EUROPE” DELLA VON DER LEYEN, I DEM, CHE ADERISCONO AL PARTITO SOCIALISTA, SI SONO TRASFORMATI IN EURO-TAFAZZI: 10 HANNO VOTATO A FAVORE, 11 SI SONO ASTENUTI (E SOLO GRAZIE ALLA MEDIAZIONE DEL CAPOGRUPPO ZINGARETTI I FEDELISSIMI DI ELLY, DA TARQUINIO A STRADA, NON HANNO VOTATO CONTRO URSULA) – I FRATELLINI D’ITALIA, INVECE, DOPO AVER INGOIATO IL SI', PER NON FAR INCAZZARE TRUMP, SI SONO ASTENUTI SULLA RISOLUZIONE SULL’UCRAINA. LA SCUSA UFFICIALE? "NON TIENE CONTO" DELL’ACCORDO A RIAD TRA USA E UCRAINA. INVECE GLI EURO-MELONI PRETENDEVANO UN RINGRAZIAMENTO DEL  PARLAMENTO EUROPEO A "KING DONALD" PER IL CESSATE IL FUOCO TRA MOSCA E KIEV (CHE, TRA L'ALTRO, PUTIN NON HA ANCORA ACCETTATO...)

philippe donnet andrea orcel francesco gaetano caltagirone

DAGOREPORT: GENERALI IN VIETNAM - LA BATTAGLIA DEL LEONE NON È SOLO NELLE MANI DI ORCEL (UNCREDIT HA IL 10%), IRROMPE ANCHE ASSOGESTIONI (CHE GESTISCE IL VOTO DEI PICCOLI AZIONISTI) - AL CDA DEL PROSSIMO 24 APRILE, ORCEL POTREBBE SCEGLIERE LA LISTA DI MEDIOBANCA CHE RICANDIDA DONNET (E IN FUTURO AVER VIA LIBERA SU BANCA GENERALI) – ALTRA IPOTESI: ASTENERSI (IRREALE) OPPURE POTREBBE SOSTENERE ASSOGESTIONI CHE INTENDE PRESENTARE UNA LISTA PER TOGLIERE VOTI A MEDIOBANCA, AIUTANDO COSI’ CALTA (E MILLERI) A PROVARE A VINCERE L’ASSEMBLEA - COMUNQUE VADA, SI SPACCHEREBBE IN DUE IL CDA. A QUEL PUNTO, PER DONNET E NAGEL SARÀ UN VIETNAM QUOTIDIANO FINO A QUANDO CALTA & MILLERI PORTERANNO A TERMINE L’OPA DI MPS SU MEDIOBANCA CHE HA IN PANCIA IL 13% DI GENERALI…

ursula von der leyen giorgia meloni elon musk donald trump

DAGOREPORT – IL CAMALEONTISMO DELLA DUCETTA FUNZIONA IN CASA MA NON PAGA QUANDO METTE I BOCCOLI FUORI DAI CONFINI NAZIONALI - MELONI PRIMA SI VANTAVA DELL’AMICIZIA CON MUSK E STROPPA E DELLA “SPECIAL RELATIONSHIP” CON TRUMP, ORA È COSTRETTA A TACERE E A NASCONDERSI PER NON PASSARE COME "AMICA DEL GIAGUARO" AGLI OCCHI DELL'UE. E, OBTORTO COLLO, E' COSTRETTA A LASCIARE A STARMER E MACRON IL RUOLO DI PUNTO DI RIFERIMENTO DELL'EUROPA MENTRE SALVINI VESTE I PANNI DEL PRIMO TRUMPIANO D’ITALIA, L'EQUILIBRISMO ZIGZAGANTE DELLA GIORGIA DEI DUE MONDI VIENE DESTABILIZZATO ANCOR DI PIU' DAL POSIZIONAMENTO ANTI-TRUMP DEL PROSSIMO CANCELLIERE TEDESCO MERZ CHE FA SCOPA COL POLACCO TUSK, E LEI RISCHIA DI RITROVARSI INTRUPPATA CON IL FILO-PUTINIANO ORBAN - IL COLPO AL CERCHIO E ALLA BOTTE DEL CASO STARLINK-EUTELSAT...