FARSA AD ALTA VELOCITÀ – A TORINO VA IN SCENA IL PROCESSO A ERRI DE LUCA, ACCUSATO DI AVER ISTIGATO ALLA VIOLENZA I NO TAV – “IO ISTIGO ALLA LETTURA, AL MASSIMO ALLA SCRITTURA” – I PM GIOCANO FUORI CASA, IN UN AULA DI TRIBUNALE CHE RIDE A OGNI BATTUTA DELLO SCRITTORE
Marco Imarisio per il “Corriere della Sera”
Buon compleanno Erri. L’interrogatorio dell’imputato scrittore accusato di aver istigato a mezzo stampa al sabotaggio del cantiere della Tav è basato su libri, articoli di giornale, tweet, dotte citazioni, da Joseph Conrad e Salman Rushdie. Non male, come regalo.
Erri De Luca arriva puntuale e ben accompagnato. A scortarlo c’è un nutrito gruppo di amici e sostenitori con tanto di maglietta a lui inneggiante. La piccola aula del tribunale di Torino è affollata fin dal mattino, uno tra i primi a entrare è stato il suo amico cantautore Gianmaria Testa. In prima fila ci sono gli inviati dei giornali stranieri, a prevalere sono le testate francesi, ben quattro tra quotidiani e settimanali. Appena il caso di ricordare che il pamphlet di De Luca sulla sua vicenda giudiziaria è in quasi tutte le vetrine delle librerie parigine.
L’imputato ha ripetuto passo dopo passo quanto sostenuto in quelle pagine e di quello si è discusso, salvo poi accorgersi che l’opera non risulta essere agli atti del processo. L’unica variazione sul tema, e l’unico momento barricadero, conteneva un sobrio accostamento tra il cantiere di Chiomonte e le più famose mura bibliche. «Non è il palazzo d’inverno, ma come la città di Gerico assediata da un coro di voci saranno proprio quelle voci a farlo crollare».
I colleghi stranieri chiedono delucidazioni su nomi esotici come Chiomonte, ridente località in Val di Susa che per due anni fu teatro di scontri e assedi al cantiere. A loro interessa lo scrittore divenuto paladino della libertà d’opinione, non certo la vicenda della Tav che qualche anno fa ha tenuto banco in Italia. La protesta contro l’Alta velocità trova la sua vetrina più visibile nel momento in cui la sua ritirata sembra ormai un dato di fatto.
«Ho istigato qualcuno a commettere reati? Non risulta. Nessuno mi ha mai dato questa responsabilità. A parte, naturalmente, la procura di Torino ... Io, se istigo, istigo alla lettura. Al massimo alla scrittura». L’ultima frase non è nuova, detta e ribadita più volte in tante interviste. I pubblici ministeri giocano in trasferta a casa loro. La causa del processo non gode di grande popolarità. Il pubblico di giornata mormora a ogni loro parola mentre ride a ogni commento dello scrittore che possa apparire vagamente sferzante.
Nelle domande dei pubblici ministeri sul significato da attribuire alle parole, più che nelle sue risposte, è sembrata evidente l’anomalia di questo processo. Tutt’altro che uno show, con poche e moderate iperboli. «Il giorno in cui ho rilasciato le dichiarazioni che mi hanno portato qui erano stati arrestati due attivisti e alla tv mostravano delle cesoie. Ecco, le cesoie servono per tagliare le reti del cantiere. E se quelle reti sono posizionate illegalmente, allora sono cesoie che ripristinano la legalità».
Il possibile imbarazzo per una intervista dove si vantava di aver preso parte a forme di sabotaggio in Val di Susa viene schivato dando come di consueto la colpa alla stampa. «Non mi riconosco in quella frase». Sia imputato che magistrati hanno scelto il profilo basso, con il primo che ci ha tenuto molto a minimizzare il peso delle sue parole. Meglio un paladino assolto di un paladino condannato, come ha detto all’uscita il suo avvocato.
A fare la parte del cattivo ci pensa Alberto Mittone, legale di parte civile per l’azienda che si occupa della Tav. È lui a ricordare a tutti che si può non essere d’accordo con le accuse, ma questo processo non è frutto di una persecuzione. «Istigare non è una nozione legata alle parole, ma a una normativa, che in Italia esiste». Mittone gli chiede conto della recente querela a Silvio Viale, consigliere comunale a Torino e suo vecchio compagno di Lotta continua. «Il suo tweet era diffamatorio nei miei confronti».
Allora lei riconosce dei limiti alla libertà di espressione? «Ci sono i limiti prescritti dal codice penale. Non si può diffamare e calunniare». E neppure istigare, conclude soddisfatto l’avvocato.
De Luca esce tra gli applausi e va a festeggiare il suo sessantacinquesimo compleanno in un bar poco distante. Il processo è aggiornato al 27 settembre. A momenti fanno in tempo a finire la Tav.