ALLA FINE LA “FARSA” SUGLI EXTRAPROFITTI PERMETTE ALLE BANCHE DI PAGARE MENO TASSE – ALTRO CHE COLPIRE “I MARGINI DI PROFITTO INGIUSTI”, COME TUONATO DALLA MELONI AD AGOSTO – SERGIO RIZZO: “CON LA POSSIBILITÀ DI ACCANTONARE UNA CIFRA PARI A DUE VOLTE E MEZZO I COSIDDETTI EXTRAPROFITTI, LA BANCA SI RAFFORZA PATRIMONIALMENTE, CON IL RISULTATO DI ALLONTANARE LA PROSPETTIVA DI AUMENTI DI CAPITALE. GLI AZIONISTI GUADAGNANO LO STESSO SOMME IMPORTANTI. PER GIUNTA SI PAGANO MENO TASSE DI QUANTE SE NE SAREBBERO DOVUTE PAGARE NEL CASO IN CUI LE IMPOSTE AVESSERO GRAVATO SULL'INTERO PROFITTO…”
Estratto dell’articolo di Sergio Rizzo per “Milano Finanza”
giorgia meloni giancarlo giorgetti
E sarebbe questo il ringraziamento? Il pensiero cattivo potrebbe attraversare la mente di qualcuno dopo aver scoperto che il Mediocredito Centrale e le sue controllate Banca Popolare di Bari e CariOrvieto non pagheranno gli extraprofitti allo Stato. Perché questo gruppo bancario non solo è di proprietà dello Stato attraverso Invitalia, ma è pure presieduto da un signore, Ferruccio Ferranti, nominato qualche mese fa dal governo di Giorgia Meloni in quota Fratelli d'Italia. Ossia il partito della presidente del Consiglio, con cui Ferranti è da sempre - si può dire senza timore di smentita - in sintonia pressoché perfetta.
Eppure nemmeno lui darà un solo euro al suo governo per la battaglia contro i banchieri sfruttatori che fanno montagne di soldi grazie agli aumenti dei tassi decisi dalla Banca Centrale Europea speculando sui costi dei mutui pagati dai poveri Cristi. Perché questa è la tesi che ha ispirato la mossa meloniana di far pagare agli istituti di credito una tassa supplementare sui cosiddetti extraprofitti.
GIORGIA MELONI - TASSA SUGLI EXTRAPROFITTI DELLE BANCHE - VIGNETTA DI GIANNELLI
«Stiamo registrando utili record e abbiamo deciso di intervenire introducendo una tassazione del 40% sulla differenza ingiusta del margine di interesse. Una tassa non su un margine legittimo ma, appunto, ingiusto», dice Meloni il 9 agosto scatenando l'offensiva. Promettendo che quei soldi serviranno a «finanziare misure a sostegno di famiglie e imprese in difficoltà per l'alto costo del denaro».
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È Giovanbattista Fazzolari, il suo sottosegretario alla presidenza, secondo un giudizio attribuito a Meloni «l'uomo più intelligente che abbia mai conosciuto», a sparare la prima bordata: «Con Conte e il Pd non è mai stato messo nemmeno un euro in più di tasse alle banche. Questo è l'unico governo che ha la forza di tassare le banche perché è l'unico che non ha rapporti privilegiati con il sistema bancario». Le ultime parole famose.
Mentre la premier insiste che finalmente è finita la storia dello «Stato forte coi deboli e debole coi forti» giurando che difenderà sempre la tassa sulle banche, con il leader della Lega Matteo Salvini che sul pratone di Pontida proclama che «la tassa sugli extraprofitti delle banche per noi è una priorità, non torneremo indietro», la retromarcia è già in atto. Forza Italia non ci sta e cerca in tutti i modi di annacquare il decreto.
tassa sugli extraprofitti delle banche
Poi arriva anche il giudizio negativo della Bce perché la nuova imposta aggiuntiva, fanno sapere da Francoforte, non si può utilizzare per risanare il bilancio pubblico. Così la dichiarazione di guerra allo «Stato forte coi deboli e debole coi forti» pian piano si affloscia. Fino a sgonfiarsi del tutto.
E il governo, che sarebbe stato l'unico a poter tassare le banche perché l'unico a non avere rapporti privilegiati con le banche (Fazzolari dixit), in realtà fa un grosso favore alle banche e ai suoi azionisti. Quello che esce fuori consente agli istituti di scegliere fra pagare la tassa o accantonare a riserva non distribuibile una cifra pari a due volte e mezzo i cosiddetti extraprofitti.
PACCO A SORPRESA - VIGNETTA BY MACONDO
Che cosa accade in questo secondo caso? Gli azionisti guadagnano lo stesso somme importanti e forse mai viste, considerato il boom degli utili che si è verificato nell'ultimo anno. La banca si rafforza patrimonialmente, con il risultato di allontanare in molti casi la prospettiva di aumenti di capitale.
Per giunta si pagano anche meno tasse di quante se ne sarebbero dovute pagare nel caso in cui le imposte avessero gravato sull'intero profitto. Il risultato è che, se i precedenti governi - ed è verissimo - non avevano fatto pagare un euro di tasse in più alle banche, questo esecutivo ha consentito loro di pagare addirittura qualche euro in meno.
GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI
Prova ne è il fatto che tutte le banche hanno finora optato per l'alternativa di tenersi i famosi extraprofitti a riserva. Compresi tutti, ma proprio tutti, gli istituti controllati dallo Stato. Perché la stessa decisione l'ha presa, dopo il Mediocredito Centrale, anche il Montepaschi. Ritornata finalmente al sospirato utile, la banca controllata dal Tesoro ha fatto «marameo» all'Erario sui super profitti. Esattamente al pari di Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mediobanca, Banco Bpm....
Se si fa un rapido conto, gli almeno 4 miliardi che qualcuno contava di avere già in tasca per la finanziaria che precede la campagna elettorale delle prossime europee, sono già sfumati così. E alla fine il ministro dell'Economia si è dovuto arrampicare sugli specchi per giustificare il fatto che famiglie e imprese, come aveva invece promesso la premier, non vedranno neppure un centesimo di quei «margini ingiusti» tolti a chi avrebbe speculato sui mutui prima casa. [...] Da Robin Hood allo sceriffo di Nottingham…
TASSI DEI CONTI CORRENTI VS TASSI DEI MUTUI ARTICOLO DI POLITICO SUL DIETROFRONT DI GIORGIA MELONI SULLA TASSA DEGLI EXTRAPROFITTI BANCARI