“SIAMO UN PAESE DI MOSTRI” - FEDERICA SCIARELLI, LE SPARIZIONI E I CASI DI CRONACA IRRISOLTI: “IL DIRITTO A SCOMPARIRE C'È: UNO PUÒ FARE DELLA SUA VITA QUEL CHE VUOLE. PERÒ C'È ANCHE IL DIRITTO DEI FAMILIARI A NON MORIRE DI PAURA. IL MOSTRO DI FIRENZE? QUANDO DI ALCUNI CASI NON SI SCOPRE IL COLPEVOLE PENSI SEMPRE A UN LIVELLO SUPERIORE - EMANUELA ORLANDI? IL VATICANO SPESSO ERGE UN MURO, E QUESTO PUÒ FAR PENSARE MALE - IL DELITTO DI VIA POMA E’ UN CASO ASSURDO: NON SONO STATI PRESI I GRUPPI SANGUIGNI A TUTTI QUELLI CHE, IN QUALCHE MODO, POTEVANO ESSERE STATI IN QUEL PALAZZO” - IL CASO CARRETTA, DENIS PIPITONE E QUELLA VOLTA CHE GIOVANNA BOTTERI RISOLSE UNA...
Roberto Faben per “La Verità”
federica sciarelli foto di bacco
Federica Sciarelli, dal 2004 conduttrice di Chi l'ha visto?, in onda il mercoledì su Rai 3, s'appella al senso civico dei molti italiani che intendono favorire il ritrovamento di persone svanite nel nulla.
Tuttavia, certa di contare sul coinvolgimento, talvolta risolutivo, dei telespettatori, si confronta anche con l'altro volto, quello inquietante e macabro del Paese. Nella prima puntata della nuova stagione, quella del 14 settembre 2022, ha ricordato: «La nostra è una trasmissione dura». Infatti, se alcune storie si sbrogliano in un felice epilogo, altre rivelano decorsi sanguinosi e diabolici, come nei più torvi racconti di Edgar Allan Poe.
GLI INSULTI FACEBOOK LETTI DA FEDERICA SCIARELLI A CHI L HA VISTO
Quando la trasmissione è in pausa, nel periodo estivo, si può contare sulla vostra presenza?
«In redazione abbiamo persone che si danno i turni, anche il sabato e la domenica, compresi Natale e Ferragosto. Cerchiamo di garantire un servizio pubblico continuo, in modo che, se scompare qualcuno, possiamo subito mettere la fotografia sul sito».
I casi di persone che scompaiono aumentano o diminuiscono?
federica sciarelli legge gli insulti scurrili 3
«Siamo un Paese più vecchio. Ci sono alcune malattie, come l'Alzheimer, che quando ti prendono, ti dimentichi dove abiti. La dimensione del fenomeno è la stessa, ma l'attenzione, dopo il lavoro fatto da Chi l'ha visto? è diversa. Prima c'eravamo solo noi, poi è venuta l'associazione Penelope, poi il commissario straordinario per gli scomparsi».
La frequenza è maggiore in alcune aree italiane o strati sociali?
«No, scompaiono dal Nord al Sud alle isole, possono essere di destra e di sinistra (sorride), diciamo che il fenomeno è trasversale. Ma si devono fare distinzioni. Se c'è una forte crisi economica, ad esempio.
Alcuni papà sono scomparsi lasciando un biglietto alla moglie, "non riesco a comprare i regali per Natale, mi vergogno e me ne vado". In questi casi speriamo che non abbiano fatto il gesto estremo. Altri li ritroviamo a vivere come barboni, e poi sono contenti di tornare a casa.
Noi diciamo: "Torna a casa, che tutto si risolve insieme". Il problema non solo è legato a quanti soldi hai, al tuo conto in banca, ma a fattori diversi. Ad esempio le patologie psichiatriche. Capitano molti casi di bipolari, che prendono e se ne vanno. Alcune scomparse sono omicidi con occultamento di cadavere».
Si può ipotizzare un diritto a scomparire. Non sarebbe più logico motivare responsabilmente questa scelta alle persone vicine?
«Il diritto a scomparire ovvio che c'è, nel senso che uno può fare della sua vita quel che vuole e se è una scomparsa volontaria non la facciamo. Chiediamo ai familiari se hanno fatto una denuncia, valutando caso per caso. Però c'è anche il diritto dei familiari a non morire di paura. Se uno se ne va lasciando un biglietto, "me ne vado perché non vi riconosco come famiglia", non deve avere bambini piccoli da mantenere, ci sono responsabilità che ognuno di noi ha. Se c'è una volontà manifesta, va benissimo.
La madre di Marisa Golinucci, con una figlia, Cristina, scomparsa da 30 anni, mi ha detto: "Se è volontaria lo scopri solo quando trovi la persona". Se una ragazza è andata via e non la trovi, non c'è un biglietto, che ne sai? È stata uccisa? Quando c'è un biglietto di volontà, potrebbe essere un momento di fragilità. Ai familiari diciamo: "Non cerchiamo persone che hanno dichiarato la propria volontà Se però volete, fate un appello"».
È accaduto, talvolta, che una persona ritrovata attraverso Chi l'ha visto? sia scomparsa nuovamente?
«Assolutamente sì. Casimiro ci chiama sempre per il fratello che piglia le buste e, da Roma, con le sue cose, se ne va. Una volta lo trovano a Firenze, poi se lo riportano a casa. Ci richiama un'altra volta e facciamo l'appello, lo ritrovano sempre. Poi un ragazzo, Federico.
Più volte se n'è andato, il papà è disperato ci dice che è molto fragile, i nostri telespettatori lo trovano addirittura in Portogallo. Una volta Giovanna Botteri (inviata Rai, ndr.) lo trovò a Parigi perché stava ricoverato, fece un giro di ospedali, quindi anche lei ha risolto un caso».
16enne ritrovato dopo 8 anni 3
Gli elementi raccolti dagli inviati hanno spesso rilievo giudiziario. Forze dell'ordine e magistrati seguono con regolarità la trasmissione?
«Una volta un generale dei carabinieri ci fece ridere La moglie guardava Chi l'ha visto?, e poi lo svegliava, dicendogli: "Senti! Perché non stanno facendo niente per quello? Avverti i tuoi nella caserma!" e così lui telefonava alle 11 di sera. Noi dunque contiamo molto anche sulle mogli. Ci sono casi in cui avvertiamo gli inquirenti. Il nostro lavoro può diventare decisivo.
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Per Elisa Claps, la ragazza trovata nella chiesa della Santissima Trinità (a Potenza, scomparsa nel 1993, uccisa, corpo ritrovato il 17 marzo 2010, ndr.) tutte le testimonianze da noi raccolte sono andate a processo. Cerchiamo di veicolare la solidarietà, che spesso arriva. Poi c'è chi ci scrive: "Ah io vi guardo sempre, ma non riesco mai a trova' nessuno" (ride) Per cui la gente proprio s'impegna».
Il lato inquietante del Paese. Nella prima puntata della nuova stagione, commentando il caso di una donna forse investita in strada e occultata a Torello del Sannio, ha detto: «Se è davvero così, siamo in un Paese di mostri». Siamo in un Paese di mostri?
«Assolutamente sì. C'è da dire che noi raccontiamo le eccezioni, però quel caso mi ha fatto riflettere perché lì può darsi che qualcuno abbia investito questa donna e poi, per non aver problemi…Ma uno deve avere il pensiero che quella potrebbe essere tua madre, tua nonna Come si può occultare un cadavere? Quindi dico che siamo un Paese di mostri, anche quando vedo cose che succedono nelle famiglie».
Gassman e Tognazzi lo furono, ma quella era una commedia. Che idea si è fatta su quello di Firenze? S' ipotizza il coinvolgimento, oltre Pacciani e i «compagni di merende», di livelli superiori e insospettabili.
«È chiaro che quando alcuni casi vanno avanti e non si scopre il colpevole pensi sempre a un livello superiore o comunque che ci sia qualcuno che protegga questa persona.
Caso complicato».
Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, sostiene che il Vaticano conoscerebbe la verità. Non sarebbe rivoluzionario se la Santa Sede dicesse di più?
«Il Vaticano ha detto che non c'entra niente. Però spesso erge un muro, e questo ti può far pensare male. La verità su Emanuela Orlandi è ancora tutta da scrivere. Dopo anni qualcuno si mette la mano sulla coscienza perché ha paura dell'inferno. Quando ci arrivò la telefonata su De Pedis, sepolto alla basilica di Sant' Apollinare, si scatenò un putiferio. Sentii il capo della Mobile, il Vaticano disse di aprire tutte le tombe perché la basilica era loro e lei da lì scomparve, dove, all'istituto "Ludovico da Victoria", faceva lezioni di flauto. De Pedis fu spostato al Verano, com' era giusto. Chiaro che se il Vaticano sa qualcosa lo deve dire.
Anche la magistratura si è divisa. Abbiamo seguito tutte le piste e sarà rivoluzionario se qualcuno si metterà una mano sulla coscienza. Non è detto che sia stato qualcuno all'interno del Vaticano. Nell'ambiente di Vergari, ex-rettore della basilica (don Pietro Vergari, ndr.) non è uscito un aspetto edificante Forse la verità è nelle carte delle inchieste».
Simonetta Cesaroni. Delitto di via Poma, 7 agosto 1990. Tre processi, nessun colpevole. Il gruppo sanguigno dell'assassino è di tipo A.
«Caso pazzesco, assurdo. La commissione antimafia ha tirato fuori una nostra intervista. Il mio inviato ha chiesto a un abitante del palazzo "che gruppo hai?". Quello ha detto "gruppo A" Non perché sia l'assassino... Ma non sono stati presi i gruppi sanguigni a tutti quelli che, in qualche modo, potevano essere stati in quel palazzo. All'antimafia hanno detto che bisogna riprendere le indagini partendo da questo gruppo A».
yara gambirasio massimo bossetti
Per l'assassinio di Yara Gambirasio il colpevole fu individuato attraverso test sul Dna su quasi 26.000 persone
«Alcuni familiari si lamentano dicendo: "Perché per Yara Gambirasio hanno fatto il Dna a tutta la valle e invece per il mio caso niente"? Ogni Procura lavora come vuole, ma i casi vanno risolti, come quello di Denise Pipitone».
I bambini spariti. E per il caso di Ylenia Carrisi giunge qualche segnalazione?
«Sì, per tutti capita. Anche per le gemelline Schepp, ad esempio. La cosa più difficile per noi è che spesso ci danno fotografie e ci dicono: "Assomiglia alla persona cercata".
Le facciamo vedere ai familiari. Andiamo all'estero. Come nel caso di Celeste, che poteva essere Angela Celentano. Ci disse: "Mi dispiace per i genitori, ma non sono Angela". Verifichiamo tutto».
Nel 1998 Ferdinando Carretta, latitante a Londra, confessò a Chi l'ha visto? l'uccisione di padre, madre e fratello a Parma nel 1989. Protagonismo mediatico?
«Due bravissimi inviati, Pino Rinaldi e Gianlorenzo Gregoretti, andarono a Londra e lo trovarono. Riuscirono a conquistare la sua fiducia e lui confessò a loro. Chiamarono gli inquirenti e dissero: "Ha fiducia di noi, ve lo portiamo in Italia". Fu un momento molto duro. Registrarono la confessione e fu mandata in televisione. Lui stava così male che era contento di togliersi questo peso».
Le è accaduto di ricevere minacce?
«Di minacce ne ho avute tante. A un certo punto mi misero quella che si chiama scorta vigilata, che però io non ho mai usato. Quando facciamo le inchieste, gli inquirenti sentono dire: "Ahò, a quella stronza gliela dobbiamo far paga'", o cose del genere. Ma io lo metto in conto, nel senso che immagino se qualcuno va poi a finire in carcere per colpa nostra, certo mica mi manda i fiori...».