LA NUOVA FAMIGLIA - IL TRIBUNALE DI STRASBURGO, PRONUNCIANDOSI SUL RICORSO DI DUE DONNE AUSTRIACHE, HA AFFERMATO CHE NELLE COPPIE OMOSESSUALI, I PARTNER HANNO IL DIRITTO DI ADOTTARE I FIGLI DEI PROPRI COMPAGNI - ITALIA PALEOLITICA: QUESTO DIRITTO NON È RICONOSCIUTO NEMMENO AGLI ETERO, SE NON SI SPOSANO…

Marco Zatterin per "La Stampa"

Nuovo richiamo della Corte dei diritti umani che invita l'Europa a rispettare i valori di uguaglianza e non discriminazione anche per gli omosessuali. Con una sentenza emessa a riguardo di un caso austriaco, ma affermando principi che valgono per tutti e 47 i paesi del Consiglio d'Europa, i magistrati di Strasburgo hanno affermato che nelle coppie omosessuali i partner devono avere il diritto di adottare i figli dei compagni, così come avviene per le coppie eterosessuali non sposate.

In campagna elettorale la decisione ha trovato fertile terreno di polemica, anche se non ha ripercussioni immediate da noi, visto che si rivolge ai sistemi in cui sono ammesse le adozioni alle coppie non sposate, cosa che alla stregua dei matrimoni gay in Italia è non consentita.

Nel giudizio la Corte afferma che Vienna ha violato i diritti dei ricorrenti perché li ha discriminati sulla base dell'orientamento sessuale dei partner. Protagoniste della vicenda due donne che vivono da anni in una relazione stabile, e il figlio che una di esse ha avuto da un uomo con cui non era sposata. Nel 2005, la coppia aveva concluso un accordo di adozione per creare un legame legale tra il minore e la compagna della madre. Quando si sono rivolte al tribunale per far riconoscere l'intesa, i togati hanno opposto un rifiuto.

Il contesto era oltretutto reso più spinoso da un paradosso giuridico. In base all'articolo 182.2 del codice civile austriaco la persona che adotta il minore finisce per «prendere il posto» nell'ambito della nuova unione del genitore naturale dello stesso sesso, interrompendo dunque il suo legame con il figlio. Nel caso in questione, pertanto, l'adozione non avrebbe creato un nuovo legame o rimpiazzato quello con il padre, ma avrebbe reciso quello con la madre naturale del bambino. La coppia ha deciso lo stesso di ricorre alla Corte, che è tribunale di ultima istanza al quale si arriva necessariamente dopo un pronunciamento nazionale.

I giudici di Strasburgo hanno riconosciuto i loro diritti e constatato che il governo austriaco non è riuscito a dimostrare che la differenza di trattamento tra coppie gay ed eterosessuali è necessaria per proteggere la famiglia o gli interessi dei minori. La Corte ha comunque precisato che gli Stati non sono tenuti a riconoscere il diritto all'adozione dei figli dei partner alle coppie non sposate. E questo, per il momento, rende la sentenza senza conseguenze per l'ordinamento italiano. Non per la politica.

Sulla possibilità di dare bambini in adozione a coppie gay «prendo la legislazione tedesca, tale e quale», è stato il commento di Pierluigi Bersani (Pd). Critico il presidente del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, per il quale «decisioni astratte e francamente sbagliate non possono mutare la realtà delle cose e cioè come nasce la vita».

Invece è «una sentenza che ci dà il senso dell'arretratezza del nostro codice civile», per la senatrice del Pd Vittoria Franco. Franco Grillini, presidente di Gaynet, ritiene che «cambi il diritto di famiglia dicendo con chiarezza che un bambino ha il diritto di avere un secondo genitore anche in una famiglia di due donne o di due uomini». «Per l'Europa mamma e papà non esistono più», ha twittato Francesco Storace (La Destra).

 

Corte dei diritti umani di Strasburgo Lesbo Nozzefrancesco storaceFRANCO GRILLINI - COPYRIGHT PIZZIMaurizio Gasparri pier luigi bersani

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