GRAZIE GIORGIO! - IL PATONZA INTRONATO SI ASPETTAVA IL PEGGIO DOPO IL GROTTESCO SCIVOLONE DI MARTEDÌ, CHE NAPOLITANO LO CONVOCASSE AL QUIRINALE PER CONSTATARE CHE LA MAGGIORANZA NON C’È PIÙ. TEMEVA PURE CHE DESSE ASCOLTO A FINI “PORTAVOCE DELL’OPPOSIZIONE”. E INVECE NIENTE: VOTO DI FIDUCIA E IL BLITZ DEL CENTROSINISTRA È “FALLITO E ORA NON SANNO FARE ALTRO CHE IL VECCHIO AVENTINO” - MIRACOLI DEL BEATO LETTA…

Amedeo La Mattina per "la Stampa"

Berlusconi è convinto di farcela anche questa volta e «grazie a Napolitano». Tra i due ci sarebbe stato un contatto telefonico ieri. Sicuramente è stato Gianni Letta a chiamare il Presidente della Repubblica per spiegare come il governo intenda sanare il vulnus che si è aperto con la mancata approvazione del rendiconto dello Stato. A Palazzo Grazioli la presa di posizione del Capo dello Stato non è stata sgradita.

Anzi, il premier si aspettava di peggio. Si aspettava che dopo lo scivolone di martedì Napolitano lo convocasse al Quirinale per constatare che la maggioranza non c'è più. Temeva pure che desse ascolto a Fini «portavoce dell'opposizione». E invece niente: il blitz del centrosinistra è «fallito e ora non sanno fare altro che il vecchio Aventino».

«Meno male che Re Giorgio c'è e ci consente di andare avanti con il voto di fiducia», diceva ieri un capogruppo che ironizzava sulla rabbia del centrosinistra e l'«inutile» salita la Colle del presidente della Camera. Ironia amara e per certi versi fuori posto visto che, il giorno dopo la fiducia che si voterà domani, i problemi dell'esecutivo saranno tali e quali.

«Intanto ci mettiamo una pezza, poi Dio vede e provvede», taglia corto Daniela Santanchè che prevede di arrivare attorno a quota 320, più della maggioranza assoluta. Verdini addirittura lancia il cuore oltre l'ostacolo e si spinge a ipotizzare 322 voti di maggioranza. Su cosa si basi tanto ottimismo non è dato saperlo.

Quello che è sicuro è che in molti si sono mossi per recuperare malumori e mal di pancia. Il Cavaliere ha voluto verificare personalmente, con un nuovo incontro, la fedeltà di Scajola che, almeno a questo giro di boa, gli ha assicurato. Poi si vedrà... «Scajola non va da nessuna parte. Vuole solo riavere il ministero delle Attività produttive», dicono i berlusconiani.

L'obiettivo di Berlusconi è arrivare sano e salvo a gennaio e poi aprire le danze delle elezioni anticipate nel 2012, lasciando ad altri l'onere della premiership. Magari facendo le primarie. Non può dirlo adesso per non creare il panico nelle sue file parlamentari: a gennaio non ci arriverebbe e l'esecutivo si indebolirebbe ulteriormente. Intanto il premier si fa forte di quello che Frattini ha definito «il richiamo alto e importante del Presidente della Repubblica».

«Credo - ha aggiunto il ministro - che la decisione del presidente del Consiglio di dare una riposta in Parlamento sia la risposta istituzionale per confermare, come molte volte abbiamo confermato, che il governo ha la maggioranza alla Camera».

Ma cosa dirà oggi alla Camera? Sarà un discorso breve, senza grandi sorprese e annunci clamorosi, spiegano a Palazzo Grazioli. Spiegherà che la caduta sul rendiconto di bilancio è stato un incidente e che l'esecutivo è ancora in grado di governare. Nessun affondo ai magistrati. Scordatevi un suo passo indietro perché l'Italia «non è nella situazione della Grecia e nemmeno della Spagna» (come aveva detto Tremonti). Il Paese deve essere governato e difeso dagli attacchi speculativi.

Questo, a suo parere, può farlo solo il centrodestra, e non certo un centrosinistra diviso. E poi la solita e formale apertura ai moderati dell'Udc. L'intervento è stato limato nei vari incontri di ieri sera con Tremonti, Bossi e i vertici del Pdl che sono serviti innanzitutto a serrare le file per il voto di fiducia. «Perché - spiega Galan - proprio quando si è troppo sicuri succedono gli incidenti, come quello dell'altro ieri».

Non è ancora chiaro in che termini Berlusconi presenterà la riforma del fisco e il decreto sviluppo. Chi ha letto il «discorso del quadrifoglio» sostiene che il decreto sviluppo non sarà a costo zero come vorrebbe Tremonti: «Le risorse finanziarie non saranno molte, ma qualcosa ci dovrà mettere il ministro dell'Economia, altrimenti salta tutto».

Quanto alla riforma del fisco si tratta di dare corpo alla delega già prevista che cammina di pari passo con il federalismo, «l'architrave dell'alleanza con la Lega». Verrà accelerato l'iter della riforma costituzionale e tirato fuori dal cassetto dove giace sepolta quella sulla Giustizia. Ma il Cavaliere vuole mettere le ali ai provvedimenti sulla prescrizione breve e sul processo lungo. I processi incalzano. Non c'è tempo da perdere.

 

BERLUSCONI E NAPOLITANO il premier silvio berlusconi e ministro giulio tremonti DANIELA SANTANCHE Frattini mette il collirio PALAZZO GRAZIOLIUMBERTO BOSSI GIULIO TREMONTI

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