A RENZI E’ ANDATO DI TRAVERSO IL PIL - I DATI DELUDENTI SULLA CRESCITA (ZERO NEL SECONDO TRIMESTRE) APRONO SCENARI AGGHIACCIANTI: PER IL 2017 POTREBBE SERVIRE UNA MANOVRA DA 25-30 MILIARDI. LO STAFF DI PADOAN MINIMIZZA, MA CON QUESTI DATI IL DEFICIT SCHIZZERA’ AL 2,9% GIA’ QUEST’ANNO
Enrico Marro per il “Corriere della Sera”
Il governo getta acqua sul fuoco dopo il deludente dato sul Prodotto interno lordo fermo a zero nel secondo trimestre. E ieri mattina il ministero dell' Economia ha diffuso un comunicato per definire «prive di fondamento ipotesi e cifre sulla prossima manovra».
Nessuno può dire oggi se per il 2017 servono 20-25 o addirittura 30 miliardi di euro, spiega lo staff di Pier Carlo Padoan. Tutto dipenderà dalla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (Def), che sarà presentata entro il 27 settembre e che purtroppo dovrà rivedere al ribasso le stime fatte lo scorso aprile, aggiungono. Ma a ben vedere una traccia di come dovrebbero essere corrette le previsioni sta nello stesso Def, che a pagina 80 contiene una sorta di stress test sui conti pubblici. I cui risultati sono molto preoccupanti.
La tavola IV.3 del Def fa infatti vedere che, con un tasso di crescita del Pil inferiore di mezzo punto rispetto a quello finora previsto, il deficit schizza al 2,9% già quest' anno e si mantiene sullo stesso livello anche nel 2017. E il debito pubblico vola verso il 134%, anziché ridursi. Numeri che per essere riportati agli obiettivi concordati con la commissione europea (deficit 2017 pari all' 1,8% del Pil e debito pari al 130,9%) richiederebbero appunto una manovra monstre.
Ma partiamo dall' inizio. Il governo è convinto che nella seconda parte del 2016 il Pil possa tornare a crescere, grazie al buon andamento di turismo e occupazione. E di chiudere quindi l' anno con un Pil appena sotto l' 1% anziché dell' 1,2% previsto lo scorso aprile.
Ma le stime più recenti degli istituti di previsione volgono al peggio: Confindustria vede una crescita limitata allo 0,8% quest' anno (come Morgan Stanley) e allo 0,6% nel 2017; Ref è ancora più pessimista sul 2016 (0,6%, come IhsMarkit) mentre stima un +0,9% nel 2017. Numeri vicini, in qualche caso coincidenti, con quelli dell'«Analisi di sensitività» (si chiama così lo stress test sui conti pubblici) contenuta nel Def.
L' Analisi di sensitività, è bene chiarirlo, non mira a fare previsioni bensì è un esercizio di simulazione degli effetti sul bilancio di scenari di crescita tra loro alternativi. Ci sono così uno «scenario base», che è definito dalle stime usate dal governo per costruire il Def, uno «scenario di maggiore crescita», dove il Pil sale ogni anno di mezzo punto in più rispetto all' ipotesi base, e uno «scenario di minore crescita», dove invece il Pil è più basso di mezzo punto. Lo scenario di maggior crescita, purtroppo, non ci interessa.
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Quello peggiorativo sì, perché si avvicina molto a quanto potrebbe accadere dopo la battuta d' arresto del Pil nel secondo trimestre. Questo scenario dice che se la crescita nel 2016 fosse dello 0,7%, il deficit salirebbe appunto al 2,9%, 0,6 punti in più rispetto all' obiettivo del governo (2,3%) il che imporrebbe già quest' anno una manovrina di aggiustamento dei conti pubblici. Che però al ministero dell' Economia escludono.
Non solo perché ritengono che la crescita sarà vicina all' 1%, ma anche perché ci sono poste di bilancio, dalle spese per interessi sul debito alle entrate tributarie, che potrebbero andare meglio del previsto.
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La partita potrebbe però complicarsi nel 2017, a meno di non riuscire a rilanciare la crescita con una manovra espansiva che, allo stato, è difficile da far digerire alla commissione europea. Con una crescita del Pil 2017 dello 0,9% anziché dell' 1,4%, dice la tabella del Def, il deficit cifrerebbe 2,9% e il debito 134,4%, portando dritta l' Italia verso l' apertura della «procedura d' infrazione» da parte della commissione europea. Anche qui il governo è convinto che andrà diversamente: ottenendo nuova flessibilità da Bruxelles e rilanciando gli investimenti il Pil aumenterà e il peggio sarà evitato.
Un ragionamento che ha una sua logica, ma che non tiene conto di un altro punto critico, preso in considerazione nell' Analisi di sensitività: lo «Scenario di fallimento del Quantitative easing», cioè della politica monetaria espansiva della Banca centrale europea. Lo «scenario di riferimento e gli scenari alternativi» descritti finora, si legge infatti nel Def, partono dal presupposto che grazie al Qe, «l' inflazione possa tornare velocemente verso il target del 2% nei prossimi anni».
Ma lo stesso documento prende atto che così ancora non è, in particolare in Italia dove siamo in deflazione. E quindi ben lontani dal tasso di aumento dei prezzi dell' 1,3% nel 2017 che è invece alla base del Def. Di qui la necessità di simulare lo scenario di fallimento del Qe: si rischierebbe la recessione e un ulteriore aumento del debito.