1. I CINQUE ERRORI PIÙ GROSSOLANI DI GRASSO DOPO LA GLORIOSA ELEZIONE AL SENATO 2. LA SECONDA CARICA DELLO STATO NON TELEFONA “COME UN MASI QUALUNQUE” (COSÌ L’HA SBEFFEGGIATO IL PERFIDO FORMIGLI) PER SMENTIRE UN GIORNALISTA: HA UN PORTAVOCE 3. QUANTA FRETTA NELLA SMENTITA! E CHE ANSIA NELL’ORGANIZZARE L’INCONTRO RIPARATORE! 4. LA SCARSA CONFIDENZA DI GRASSO CON I CONGIUNTIVI E CON LA PRONUNCIA CORRETTA 5. QUARTO, METTERE IN SCENA IL PASSATO È QUASI SEMPRE UN ERRORE ED INFINE, LA SACRA LEGGE DEL DIVO GIULIO: UNA NOTIZIA SMENTITA È UNA NOTIZIA DATA DUE VOLTE
Spin Doctor per Dagospia
Il vostro spin doctor non dorme nemmeno in questa torbida fase postelettorale (in attesa che diventi di nuovo preelettorale). Ci sarebbe molto di gustoso da dire, ad esempio sulla vendetta della stampa tradizionale sui grillini, o sul linguaggio astruso di Culatello (solo ieri ha inanellato un "governo dei miracoli", un "cascame della campagna elettorale" e un "inanellare temi ultronei"). Oggi però ci concentriamo su un nuovo protagonista: Piero Grasso.
Anzi, Grasso-che-cala, perché dopo la gloriosa elezione a Presidente del Senato il nostro eroe, in termini di spin, è andato avvitandosi in negativo. Bene il taglio istantaneo dello stipendio, meno bene la contrattazione in diretta con Grillo (30%? No 50%. Che faccio lascio? Non siamo mica dal macellaio). Malissimo il modo in cui Grasso si lascia trascinare in un agguato giornalistico bello e buono come quello di ieri. Qui lo spin è totalmente sbagliato, a dimostrazione che l'arte della comunicazione politica non si impara in una settimana. Vediamo nel dettaglio i cinque errori più grossolani.
Partiamo dalle basi: la coscienza del proprio ruolo. Il presidente del Senato appena eletto non telefona "come un Masi qualunque" (così l'ha sbeffeggiato il perfido Formigli) per smentire un giornalista: ha un portavoce preposto a questo, e ha codici e modalità di espressione da seguire (guardi, ad esempio, come lavora bene alle spalle di Napolitano l'ottimo Pasquale Cascella, che usa con disinvoltura anche i social media per "completare" e rendere più rotonda la comunicazione istituzionale del Presidente).
Seconda cosa: la gatta frettolosa. Quanta fretta nella smentita! E quanta ansia nell'organizzare un incontro riparatore! Il tutto tradisce qualcosa di indichiarabile: forse l'ambizione a non fermarsi alla Presidenza del Senato?
Terzo, mettere in scena il passato è quasi sempre un errore. Fare, a pochi giorni dalla nomina, un'ora di intervista con le vecchie vesti di procuratore antimafia non ha certo comunicato al pubblico attenzione e concentrazione sul nuovo ruolo. Anzi, ha fatto percepire agli spettatori che ci vorrà ancora del tempo prima che Grasso-che-cala possa fare per bene il suo mestiere. Tempo che il Paese non ha.
Quarto, la dizione non è un optional. Il vostro affezionato spin doctor lo aveva già fatto notare prima delle elezioni, ma un'ora di intervista ha, ancora una volta evidenziato la scarsa confidenza di Grasso con i congiuntivi e con la pronuncia italiana corretta. Ma forse è una caratteristica della procura di Palermo, come rivela lo stile biascicato di Ingroia, massacrato da Crozza.
Infine, la sacra legge del divo Giulio: una notizia smentita è una notizia data due volte. In questo caso le non notizie di Travaglio sono state amplificate cento volte dall'intervento di Grasso. E così quegli italiani che non avevano nemmeno sentito Travaglio, ma che hanno guardato La7 per vedere il nuovo Presidente del Senato, hanno assistito a un ripasso di accuse infamanti a Grasso. Accuse di cui non avevano idea, perché sepolte nella polvere degli anni. E, spenta la TV, molti se ne sono andati a dormire con un brutto sapore in bocca e una convinzione: questo qui sembrava un eroe, e invece è uno come altri. In termini di spin comunicativo, un disastro.





