ANCHE KISSINGER A VOLTE SBAGLIA, MA ALMENO LO AMMETTE – L’EX SEGRETARIO DI STATO AMERICANO 99ENNE, A UN ANNO DALL’INVASIONE RUSSA DELL’UCRAINA APRE ALLA POSSIBILITÀ DELL’INGRESSO DI KIEV NELLA NATO: “SAREBBE UN ESITO APPROPRIATO. L’IDEA DELLA NEUTRALITÀ IN QUESTE CONDIZIONI NON È PIÙ SIGNIFICATIVA” – SECONDO IL REALISTA KISSINGER BISOGNERÀ DARE A MOSCA ASSICURAZIONI SULLA SUA SICUREZZA, E STABILIRE PRIMA COME EVOLVERÀ LA TRATTATIVA SULLE CONQUISTE TERRITORIALI. QUALE? DI NEGOZIATI ORMAI NON PARLA PIÙ NESSUNO
Estratto dell’articolo di Danilo Taino per www.corriere.it
All’età di 99 anni, Henry Kissinger ha di nuovo dato prova di onestà intellettuale, oltre che di lucidità di pensiero. Qualche settimana fa, ha ammesso di avere cambiato posizione sull’ingresso nell’Ucraina nella Nato, una volta finita la guerra scatenata dalla Russia. Ora lo ritiene «un esito appropriato».
L’anziano statista americano segue l’approccio attribuito a John Maynard Keynes: «Quando i fatti cambiano, io cambio le mie opinioni. Lei cosa fa, sir?». Già, noi cosa facciamo di fronte all’evoluzione dell’aggressione di Putin, quasi un anno dopo? Gli sviluppi bellici sul terreno sono decisivi ma allo stesso tempo cambiano le mappe mentali e le possibilità della politica e della diplomazia.
Occorre adeguarsi. La frase completa di Kissinger è la seguente: «Prima di questa guerra, ero contrario alla membership dell’Ucraina nella Nato perché temevo che sarebbe stata esattamente l’inizio del processo che stiamo vendendo ora. Adesso che il processo ha raggiunto questo livello, l’idea di un’Ucraina neutrale in queste condizioni non è più significativa. E alla fine del processo che ho descritto, essa dovrebbe avere la garanzia della Nato, in qualsiasi forma la Nato possa svilupparsi, ma credo che la membership dell’Ucraina nella Nato sarebbe un esito appropriato».
GUERRA IN UCRAINA - CARRI ARMATI RUSSI
L’ex segretario di Stato (del presidente Richard Nixon) era fedele alla sua fama di realista (forse fin troppo) nelle relazioni internazionali prima dell’invasione del 24 febbraio 2022. Lo è rimasto durante tutto l’anno scorso; e massimamente uomo della Realpolitik è oggi. Per come si sono messe le cose, la soluzione migliore sarà ammettere Kiev nell’Alleanza Atlantica, dice. Niente di imminente: una volta che le operazioni militari saranno terminate.
Allo stesso tempo – ha aggiunto – a Mosca occorrerà dare assicurazioni circa la sua sicurezza, dal momento che nessuno ha intenzione di minacciarla. Entrambe operazioni non semplici. L’ingresso dell’Ucraina – che ha presentato domanda lo scorso settembre – troverà i 30 membri dell’Alleanza divisi: nove Paesi dell’Europa centrale e dell’Est si sono detti favorevoli, altri tacciono ma si sa che sono dubbiosi, scettici.
E, prima di dare garanzie alla Russia, occorrerà stabilire come evolverà il quadro interno del grande Paese, quale disponibilità avrà Mosca a discutere. Fatto sta che il cambio di opinione dell’influente Kissinger ha fatto sì che la lepre ora corra per i corridoi dei governi e dei ministeri degli Esteri e della Difesa di mezzo mondo. Cosa è cambiato in quasi dodici mesi? Un cessate il fuoco e una tregua sono stati difficili da immaginate sin dall’inizio dell’invasione.
Henry Kissinger e Vladimir Putin
[…] Vladimir Putin […] non si fermerà. Ed è chiaro che Zelensky non ha intenzione di cedere e nemmeno può farlo: troverebbe la popolazione contro di lui e le migliaia di ucraini morti risulterebbero un sacrificio vano. […]
In un’altra occasione, sempre nello scorso gennaio, Kissinger ha detto che gli Stati Uniti, a suo parere, dovranno continuare a fornire armi a Kiev ma non chiudere la porta della comunità internazionale al futuro di un Paese importante come la Russia. In qualunque modo finisca il conflitto […] Kiev non avrà rapporti facili con il vicino russo, continuerà a sentirne la minaccia: l’unico dubbio è sull’intensità della minaccia. Adesso, non esiste un livello minimo di fiducia nei confronti di Mosca, accordi non sono possibili e, come dice Kissinger, la neutralità non è più proponibile: occorre un ombrello che protegga il Paese. […]
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