TOGHE ROTTE ALLA PROCURA DI BARI - CHE “SCOSSA” IL TEOREMA DEL PROCURATORE CAPO LAUDATI: D’ALEMA HA DEGLI AMICI PUGLIESI LEGATI A TARANTINI, CHE E’ STATO FINANZIATO PER RECLUTARE LA D’ADDARIO E FOTTERE IL PATONZA - LO SHOWDOWN RACCONTATO DALL’EX PM PINO SCELSI: “MI DISSE: ‘GUARDA, SE TI METTI SU QUESTA STRADA ANDIAMO AL CSM E VINCO IO’. GLI DISSI ‘NO, PERDIAMO TUTTI’” - LA PROSSIMA SETTIMANA LA SENTENZA INIZIALE…

Liana Milella per "la Repubblica"

«Gli dissi: guarda, Antonio, non te ne venire con questi trucchetti, se anche la D´Addario ha registrato l´interrogatorio, non mi cambia la vita». Antonio è Antonio Laudati, l´attuale procuratore di Bari. Chi gli parla, e ne riferisce il colloquio al Csm, è l´ex pm Pino Scelsi, il magistrato che ha indagato, finché ha potuto, sulle escort e su Berlusconi. Uno Scelsi su tutte le furie racconta un suo incontro di due anni prima nella stanza di Laudati, appena diventato capo dell´ufficio, il 9 settembre 2009.

Toni drammatici. «Eravamo io, Laudati, la Pontassuglia. Lui mi fece vedere il filmino e mi fece una domanda trabocchetto, se si può dire. Mi fece vedere questo famoso braccio destro dell´onorevole D´Alema, da me fatto filmare con Tarantini (era l´imprenditore De Santis, ndr.). Mi disse: questo lo conosci? No, dissi, non l´ho mai visto».

Lunedì 19 settembre, pieno pomeriggio, Scelsi è lì, nella grande sala circolare di palazzo dei Marescialli, dove si apre, con due mesi di ritardo, il "processo" contro Laudati che lo stesso Scelsi ha fatto scoppiare.

Lui racconta: «Un´altra volta, eravamo da soli, lui disse: la D´Addario ha registrato l´interrogatorio che le hai fatto, con il tono tipo: il tuo compare ha confessato. Parla anche tu».
Qui Scelsi lo attacca. È passato tanto tempo, ma la voce gli trema.

Racconta di avergli chiesto a bruciapelo: «Ma tu come fai a trovarti il filmino? Potevi chiederlo a me. Com´è che te lo trovi?». Laudati ribatte: «Guarda, se ti metti su questa strada, io vado al Consiglio, andiamo al Consiglio, e vinco io». E Scelsi di rimando: «Gli dissi "no, qua non vinci tu, non vinco io, perdiamo tutti". Così gli dissi e questa è la ragione per cui sono stato a lungo tranquillo, ho cercato di dare un contributo pure in queste condizioni nelle quali mi sentivo veramente sotto pressione».

Una pagina drammatica per la magistratura italiana, uno scontro durissimo. Che la prossima settimana arriva alla boa della "sentenza" iniziale, il verdetto della prima commissione del Csm cui seguirà quello definitivo del plenum. Un´istruttoria difficile, in cui sono sfilati i magistrati di Bari e gli ufficiali delle Fiamme gialle. Repubblica ha potuto fare il punto sulle testimonianze più forti.

Quella del maggiore Nicola Sportelli, il capo della squadretta della Finanza che rispondeva solo a Laudati e "indagava" sulle indagini dei pm; quella del capo dei gip Antonio Lo Vecchio, che conferma malvolentieri le ingerenze di Laudati; quella del colonnello Gianluigi D´Alfonso, comandante del nucleo di polizia giudiziaria, che si chiude in imbarazzanti, ma comunque rivelatori «non ricordo».

Testimonianze che fanno pendere la bilancia a favore di Scelsi e spingono molti consiglieri del Csm - il relatore Guido Calvi, Paolo Carfì, Riccardo Fuzio, Antonello Racanelli - a porre interrogativi stringenti, da vero e proprio tribunale.

"È SCATTATA LA TRAPPOLA"
Scelsi, per 70, lunghe, pagine, conferma il suo atto d´accusa che a luglio si era tradotto nell´esposto al Csm. Aggiunge novità, come la teoria di Laudati sull´origine del caso escort, che lui stesso espone a numerosi magistrati baresi. «D´Alema ha una serie di amici in Puglia che a loro volta sono amici di Tarantini. Non riuscendo con le armi della politica a sconfiggere la maggioranza di segno opposto ha pensato bene di finanziare Tarantini perché reclutasse, addestrasse, inserisse la D´Addario nelle residenze dei suoi nemici politici onde poter poi fare emergere questa come un´attività scandalosa e quindi portare alle dimissioni del suo nemico politico.

Per fare questo, mi diceva e diceva ai colleghi, è stata reclutata Patrizia D´Addario, è stata portata da Scelsi, poi come per incanto sono uscite le copie della registrazioni che aveva fatto la D´Addario, la D´Addario ha fatto la dichiarazione, l´ex collega amico di Scelsi, ora politico (si riferisce al senatore Alberto Maritati, ndr.), è venuto per assicurarsi dell´esistenza del materiale investigativo, quindi è scattata la trappola».

Laudati "commissaria" Scelsi con due pm, Pontassuglia e Angelillis, crea la squadretta della Finanza, che su carta intestata si firma ufficialmente «l´aliquota Gdf», arrivano ufficiali da fuori come Sportelli reclutato a Napoli. Parte la campagna di Laudati contro le fughe di notizie, tutto si accentra nella Finanza. Scelsi, messo sotto pressione, rinuncia pure al computer su cui poteva sentire in diretta le intercettazioni.

Quando lo chiede di nuovo non glielo ridanno più. Il "metodo" Laudati prende piede e dilaga. Lui, protagonista della famosa prima riunione di giugno nella caserma della Gdf dove dà le direttive e si presenta come l´inviato del Guardasigilli Alfano, con cui era al ministero, con l´aliquota accentra tutto nelle sue mani e quando può intimidisce pure i gip. Sono questi i suoi punti deboli che potrebbero convincere il Csm a chiederne il trasferimento.

"ELIMINARE FUGHE DI NOTIZIE"
È il 13 ottobre quando al Csm arriva il colonnello D´Alfonso. Lo interrogano sulla riunione di giugno. Lui riferisce che Laudati, come aveva denunciato Scelsi, si fa portavoce delle preoccupazioni per le fughe di notizie. Dichiara: «Fece presente che dall´esterno aveva registrato che l´indagine presentava come criticità le fughe. Disse che era importante cercare di eliminare questa problematica». Calvi gli chiede se in quella riunione si parlò «di costruire un organismo specifico per rafforzare le indagini».

Il colonnello conferma che «fu chiesto anche l´intervento del generale Bardi (comandante interregionale, ndr.) per chiedere il potenziamento del numero degli investigatori». Calvi, noto avvocato romano, arriva al punto dolente: «Laudati disse che era stato mandato da qualcuno?». D´Alfonso: «No, questo non lo ricordo, non ricordo che disse che era stato mandato da qualcuno». Calvi: «Lei non lo ricorda o lo esclude?». Il colonnello: «Al momento non sono in grado di avere questa percezione che lui mi disse: mi manda una persona specifica».

"PRIORITÀ ALLE INCHIESTE ASL"
Ancora il 13 ottobre. Va in un crescendo l´audizione del maggiore Sportelli, l´anima della squadretta di Laudati. Dal suo verbale una frase va estrapolata subito, per la sua estrema rilevanza. Egli dice testualmente: «Sugli unici due procedimenti penali che mi è stato detto di portare avanti, cioè l´Asl di Bari e l´Asl di Lecce, con lui mi confrontavo». Dunque, questa era la linea di Laudati, mandare avanti quelle indagini e non certo il caso escort.

Era la linea che l´attuale comandante del nucleo di polizia giudiziaria Antonio Quintavalle un giorno si lascia scappare davanti ai pm. «Ma non si era detto di lasciarla indietro?». Detto ovviamente dell´inchiesta Berlusconi-Tarantini. Ora arriva un´autorevole conferma.

In un verbale, quello di Sportelli, che ha rappresentato una svolta nella sfilata delle audizioni. Dice Sportelli: «Laudati mi disse al primo incontro che prima di tutto il nostro compito era di controllare, guardare tutti i fascicoli processuali che riguardavano la sanità. Erano circa 15». La squadretta li passa al setaccio. Alla fine fa una relazione.

«Calcoli che per farla non è stata fatta nessuna attività, ci si è basati esclusivamente sulle carte che man mano il procuratore ci dava. Erano carte che non riguardavano solo le indagini della Gdf, c´erano carte dei carabinieri, della polizia, carte fatte dai magistrati, relazioni fatte dai magistrati». Qual era l´ordine di Laudati? «Individuare e rappresentare eventuali criticità che c´erano in determinati procedimenti». Calvi lo incalza: «Qual era la ragione della relazione?».

Sportelli: «Voleva rendersi conto di ciò che si era fatto e ciò che non si era fatto». Calvi: «Ha mai avuto conoscenza anche di atti interni?». Il maggiore: «I verbali di coordinamenti, sì».

Drammatico il confronto con Carfì: «Quali atti consegnati e da chi?». Lui: «Tutti. Tutti gli atti di tutti i procedimenti penali. I magistrati mandavano le carte al procuratore e il procuratore ci dava queste carte a noi». Carfì: «Questa relazione aveva lo scopo di sottoporre a vaglio critico le indagini dei pm Scelsi e Digeronimo?». Sportelli: «No, no». Carfì: «Perché andava solo dalla Pontassuglia e non da Scelsi?». Lui: «Con la dottoressa c´era un rapporto...».

"ANGOSCIATO DA VOCI ESTERNE"
Laudati era questo. Questo il suo "metodo". Quello che lo porta per ben due volte a parlare con il capo dei gip Antonio Lo Vecchio e a pronunciare quelli che Lo Vecchio definisce «bisbigli». Cioè delle allusioni a comportamenti opachi di due gip, Vito Fanizzi e Sergio Di Paola, quello che ha deciso l´arresto di Lavitola. Lo aveva detto Scelsi nell´esposto. Ecco cosa racconta Lo Vecchio l´11 ottobre. «Laudati aveva un rapporto con me, scendeva e scende talvolta a trovarmi. Era rammaricato di questo provvedimento.

Mi ha detto: "questo perché Fanizzi partecipa alle feste di Tarantini"». Si lagnava, Laudati, perché Fanizzi aveva respinto la richiesta di mettere Tarantini in carcere e gli aveva dato solo i domiciliari. La scesa si ripete simile con Di Paola. Lo Vecchio risponde a Calvi che gli legge l´esposto di Scelsi: «Ricevetti la visita di Laudati il quale mi disse "Di Paola? Ho avuto voci di suoi interessi nella vicenda che sta esaminando".

Quando se ne andò mi precipitai nell´ufficio di Di Paola e dissi "che cosa sono queste voci, perché non depositi questa benedetta ordinanza?" Di Paola mi fece vedere l´ordinanza che aveva poggiata lì sul tavolo bella e pronta, dicendo che dalla procura gli erano venute disposizioni perché fosse depositata dopo il convegno organizzato dalla Giustizia». I consiglieri della prima commissione chiedono a Lo Vecchio se questo gli pare un comportamento consono per un capo dell´ufficio.

Lui risponde: «Era una persona preoccupata di qualcosa che aveva sentito e a cui credeva. Quando lo rassicuravo non mi credeva e continuava a ripetere sempre ossessivamente la stessa cosa: Fanizzi così, quelle là frequentavano le feste, non sono affidabili eccetera, ma mai con toni arroganti. Mi sembrava soltanto preoccupazione. Mi sembrava un recettore di voci provenienti dall´esterno, non mi chiedete da dove, che lo angosciavano».

 

Giuseppe Scelsi antonio laudatiMASSIMO DALEMA roberto desantis tarantini DADDARIO Silvio Berlusconi

Ultimi Dagoreport

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON HA PER NULLA DIGERITO L’INTESA TRA USA E UCRAINA (MEDIATA CON TRUMP DA BIN SALMAN E STARMER) PER UN CESSATE IL FUOCO DI 30 GIORNI: IL “MACELLAIO” DI MOSCA (CIT. BIDEN) VOLEVA I NEGOZIATI SUBITO, NON LA TREGUA, CHE INVECE RICALCA LE RICHIESTE DI ZELENSKY – “MAD VLAD” SI STA RENDENDO CONTO CHE IN GIRO C’È UNO PIÙ PAZZO DI LUI: L’INSOSTENIBILE BIPOLARISMO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO È LOGORANTE ANCHE PER MOSCA. UNO CHE DOPO AVER ANNUNCIATO DI AVER SOSPESO ARMI E CIA A KIEV, OPLÀ!, ORA HA RINCULATO. E MINACCIA “SANZIONI DEVASTANTI” SE PUTIN NON ACCETTERÀ L’ACCORDO…

wanna marchi stefania nobile davide lacerenza

CRONACHE DI CASA MARCHI – QUANDO WANNA DICEVA AL “GENERO” LACERENZA: “PORCO, TI DOVRESTI VERGOGNARE, MERITI SOLO LA MORTE” – TRA LE INTERCETTAZIONI DELL’ORDINANZA DI ARRESTO DEL TITOLARE DELLA ''GINTONERIA'' E DI STEFANIA NOBILE, SONO CUSTODITE ALCUNE FRASI STRACULT DELL’EX TELE-IMBONITRICE – LA MITICA WANNA RACCONTA UNA SERATA IN CUI DAVIDONE “TIRA FUORI LA DROGA”: “L’HA FATTA DAVANTI A ME, IO HO AVUTO UNA CRISI E MI SONO MESSA A PIANGERE” – LA DIFESA DI FILIPPO CHAMPAGNE E LA “PREVISIONE”: “IO CREDO CHE ARRIVERÀ UNA NOTIZIA UNO DI ‘STI GIORNI. ARRIVERÀ LA POLIZIA, LI ARRESTERANNO TUTTI. PERCHÈ DAVIDE ADDIRITTURA SI PORTA SEMPRE DIETRO LO SPACCIATORE..."

volodymyr zelensky bin salman putin donald trump xi jinping

DAGOREPORT – COME SI E' ARRIVATI AL CESSATE IL FUOCO DI 30 GIORNI TRA RUSSIA E UCRAINA? DECISIVI SONO STATI IL MASSICCIO LANCIO DI DRONI DI KIEV SU MOSCA, CHE HA COSTRETTO A CHIUDERE TRE AEROPORTI CAUSANDO TRE VITTIME CIVILI, E LA MEDIAZIONE DI BIN SALMAN CON TRUMP - E' BASTATO L’IMPEGNO MILITARE DI MACRON E STARMER PER DIMOSTRARE A PUTIN CHE KIEV PUÒ ANCORA FARE MOLTO MALE ALLE FRAGILI DIFESE RUSSE - NON SOLO: CON I CACCIA MIRAGE FRANCESI L'UCRAINA PUÒ ANDARE AVANTI ALTRI SEI-OTTO MESI: UN PERIODO INACCETTABILE PER TRUMP (ALL'INSEDIAMENTO AVEVA PROMESSO DI CHIUDERE LA GUERRA “IN 24 ORE”) – ORA CHE MOSCA SI MOSTRA “SCETTICA” DAVANTI ALLA TREGUA, IL TYCOON E IL SUO SICARIO, JD VANCE, UMILIERANNO PUBBLICAMENTE ANCHE PUTIN, O CONTINUERANNO A CORTEGGIARLO? - LA CINA ASPETTA AL VARCO E GODE PER IL TRACOLLO ECONOMICO AMERICANO: TRUMP MINIMIZZA IL TONFO DI WALL STREET (PERDITE PER 1000 MILIARDI) MA I GRANDI FONDI E I COLOSSI BANCARI LO HANNO GIÀ SCARICATO…

elly schlein nicola zingaretti donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - CHE FIGURA DI MERDA PER IL PD MALGUIDATO DA ELLY SCHLEIN: A BRUXELLES, TOCCATO IL FONDO, IL PD HA COMINCIATO A SCAVARE FACENDOSI SCAVALLARE ADDIRITTURA DAL PARTITO DI GIORGIA MELONI – SE FDI NON POTEVA NON VOTARE SÌ AL PROGETTO “REARM EUROPE” DELLA VON DER LEYEN, I DEM, CHE ADERISCONO AL PARTITO SOCIALISTA, SI SONO TRASFORMATI IN EURO-TAFAZZI: 10 HANNO VOTATO A FAVORE, 11 SI SONO ASTENUTI (E SOLO GRAZIE ALLA MEDIAZIONE DEL CAPOGRUPPO ZINGARETTI I FEDELISSIMI DI ELLY, DA TARQUINIO A STRADA, NON HANNO VOTATO CONTRO URSULA) – I FRATELLINI D’ITALIA, INVECE, DOPO AVER INGOIATO IL SI', PER NON FAR INCAZZARE TRUMP, SI SONO ASTENUTI SULLA RISOLUZIONE SULL’UCRAINA. LA SCUSA UFFICIALE? "NON TIENE CONTO" DELL’ACCORDO A RIAD TRA USA E UCRAINA. INVECE GLI EURO-MELONI PRETENDEVANO UN RINGRAZIAMENTO DEL  PARLAMENTO EUROPEO A "KING DONALD" PER IL CESSATE IL FUOCO TRA MOSCA E KIEV (CHE, TRA L'ALTRO, PUTIN NON HA ANCORA ACCETTATO...)

philippe donnet andrea orcel francesco gaetano caltagirone

DAGOREPORT: GENERALI IN VIETNAM - LA BATTAGLIA DEL LEONE NON È SOLO NELLE MANI DI ORCEL (UNCREDIT HA IL 10%), IRROMPE ANCHE ASSOGESTIONI (CHE GESTISCE IL VOTO DEI PICCOLI AZIONISTI) - AL CDA DEL PROSSIMO 24 APRILE, ORCEL POTREBBE SCEGLIERE LA LISTA DI MEDIOBANCA CHE RICANDIDA DONNET (E IN FUTURO AVER VIA LIBERA SU BANCA GENERALI) – ALTRA IPOTESI: ASTENERSI (IRREALE) OPPURE POTREBBE SOSTENERE ASSOGESTIONI CHE INTENDE PRESENTARE UNA LISTA PER TOGLIERE VOTI A MEDIOBANCA, AIUTANDO COSI’ CALTA (E MILLERI) A PROVARE A VINCERE L’ASSEMBLEA - COMUNQUE VADA, SI SPACCHEREBBE IN DUE IL CDA. A QUEL PUNTO, PER DONNET E NAGEL SARÀ UN VIETNAM QUOTIDIANO FINO A QUANDO CALTA & MILLERI PORTERANNO A TERMINE L’OPA DI MPS SU MEDIOBANCA CHE HA IN PANCIA IL 13% DI GENERALI…

ursula von der leyen giorgia meloni elon musk donald trump

DAGOREPORT – IL CAMALEONTISMO DELLA DUCETTA FUNZIONA IN CASA MA NON PAGA QUANDO METTE I BOCCOLI FUORI DAI CONFINI NAZIONALI - MELONI PRIMA SI VANTAVA DELL’AMICIZIA CON MUSK E STROPPA E DELLA “SPECIAL RELATIONSHIP” CON TRUMP, ORA È COSTRETTA A TACERE E A NASCONDERSI PER NON PASSARE COME "AMICA DEL GIAGUARO" AGLI OCCHI DELL'UE. E, OBTORTO COLLO, E' COSTRETTA A LASCIARE A STARMER E MACRON IL RUOLO DI PUNTO DI RIFERIMENTO DELL'EUROPA MENTRE SALVINI VESTE I PANNI DEL PRIMO TRUMPIANO D’ITALIA, L'EQUILIBRISMO ZIGZAGANTE DELLA GIORGIA DEI DUE MONDI VIENE DESTABILIZZATO ANCOR DI PIU' DAL POSIZIONAMENTO ANTI-TRUMP DEL PROSSIMO CANCELLIERE TEDESCO MERZ CHE FA SCOPA COL POLACCO TUSK, E LEI RISCHIA DI RITROVARSI INTRUPPATA CON IL FILO-PUTINIANO ORBAN - IL COLPO AL CERCHIO E ALLA BOTTE DEL CASO STARLINK-EUTELSAT...