carlo ferro laura castelli

LA CURA DEL FERRO – LAURA CASTELLI VORREBBE DIROTTARE IL CAPO DI ICE, CARLO FERRO, A TRENITALIA, COME AMMINISTRATORE DELEGATO - LA SOTTOSEGRETARIA NOTA PER IL SUO CURRICULUM (INESISTENTE) È MOLTO ATTIVA ULTIMAMENTE E STA ATTIRANDO L’ATTENZIONE DEL PD – ORMAI I GRILLINI SONO I PIÙ DEMOCRISTIANI DEL REAME E SI PREPARANO ALLA NUOVA INFORNATA DI NOMINE: CE NE SONO PIÙ DI 350 DA FARE...

Claudio Antonelli per “la Verità”

 

LAURA CASTELLI

Uno degli effetti collaterali del Covid ha riguardato le assemblee delle società quotate e delle partecipate pubbliche. I tempi si sono allungati e di conseguenza le nomine. Con settembre però il governo avrebbe dovuto porre rimedio. Le poltrone già scadute o che si avviano in scadenza sono più di 350, tra consiglieri, amministratori unici e collegi sindacali.

 

CARLO FERRO

Mentre le società che dipendono direttamente o indirettamente dal Mef sono poco più di 60. I dossier che scottano maggiormente sono tutti attorno alla mobilità e alla galassia di Ferrovie dello Stato. Rfi e Trenitalia sono le più importanti, a seguire Fs sistemi urbani e Ferservizi, poi toccherà ad Anas e infine alla società Stretto di Messina che è in liquidazione. L'attenzione della politica in queste ore si concentra sui due perni della tornata di nomine. In particolare Trenitalia.

 

Qui su input della grillina e vice ministro Laura Castelli potrebbe essere dirottato, in qualità di amministratore delegato, l'attuale presidente di Ice, Carlo Ferro. Laureato alla Luiss, il manager è stato per almeno 15 in Stmicroelectronics fino a gennaio del 2019, quando sempre su input grillino è transitato a gestire la nostra agenzia per il commercio estero. Ferro, che è stato vice presidente di Assolombarda, ha anche un passato di consulente per la Commissione europea in qualità di membro dello Strategic forum.

roberto gualtieri

 

Un ottimo curriculum per le relazioni internazionali, ma di difficile comprensione per un ruolo operativo nella gestione dei treni. L'ad di Trenitalia è chiamato a dire la sua in sala operativa e in periodi di pandemia può succedere spesso. Nelle settimane precedenti un altro vice ministro 5 stelle, Stefano Buffagni, ragionava attorno alle nomine in Rfi.

luigi di maio carlo maria ferro ice a shanghai

 

E anche in quel caso uno dei nomi era Ferro. L'intervento della Castelli è significativo anche per comprendere i nuovi equilibri dentro il Movimento. Non è certo una novità che Buffagni gestisse molte più scelte quando rivestiva la carica di sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Ma va anche notato l'attivismo crescente della Castelli. Tanto crescente da attirare l'attenzione degli alleati. Senza contare che il Mef segue regole ben precise delineate anche da un apposito comitato e c'è pure un ministro, Roberto Gualtieri, che dovrebbe dire la sua.

 

LAURA CASTELLI STEFANO BUFFAGNI PAOLA PISANO

Una serie di premesse che lascia intendere che nonostante la fretta i giochi sono tutt' altro che chiusi. Così come è aperta l'altra grossa partita che vede coinvolto in prima persona il ministro Stefano Patuanelli. Il Gse, Gestore dei servizi energetici, arriva da un paio di anni così turbolenti da aver imposto il commissariamento dell'ente.

 

Adesso ci sono da nominare i board delle tre controllate, Acquirente unico, Gestore dei mercati energetici e Ricerca sul sistema energetico. Nel complesso la galassia del Gse gestisce la bellezza di 14 miliardi di incentivi alle rinnovabile. Una massa incredibile di denaro, da cui derivano grande responsabilità e grande potere. Maggiore rispetto a quello che deriverà dai nominandi vertici di Alitalia. Anche il board dell'ex compagnia di Stato latita da troppo tempo. Ma in questo caso non c'è la fila. Ai comandi di Alitalia non c'è certo da stare sereni.

laura castelli giuseppe conte luigi di maio alfonso bonafedeROBERTO GUALTIERI GIUSEPPE CONTEgiancarlo giorgetti laura castelli

CARLO FERRO 1

laura castelli con mascherinalaura castelli 2

 

laura castelli 1

Ultimi Dagoreport

matteo salvini donald trump ursula von der leyen giorgia meloni ue unione europea

DAGOREPORT – IL VERTICE TRA GIORGIA MELONI E I SUOI VICEPREMIER È SERVITO ALLA PREMIER PER INCHIODARE IL TRUMPIAN-PUTINIANO SALVINI: GLI HA INTIMATO DI NON INIZIARE UNA GUERRIGLIA DI CRITICHE DAL MOMENTO IN CUI SARÀ UFFICIALE L’OK ITALIANO AL RIARMO UE (DOMANI AL CONSIGLIO EUROPEO ARRIVERÀ UN SÌ AL PROGETTO DI URSULA VON DER LEYEN), ACCUSANDOLO DI INCOERENZA – LA DUCETTA VIVE CON DISAGIO ANCHE LE MOSSE DI MARINE LE PEN, CHE SI STA DANDO UNA POSTURA “ISTITUZIONALE” CHE METTE IN IMBARAZZO LA PREMIER

ursula von der leyen giorgia meloni macron starmer armi difesa unione europea

DAGOREPORT – SI FA PRESTO A DIRE “RIARMIAMO L’EUROPA”, COME FA LA VON DER LEYEN. LA REALTÀ È UN PO’ PIÙ COMPLICATA: PER RECUPERARE IL RITARDO CON USA E RUSSIA SUGLI ARMAMENTI, CI VORRANNO DECENNI. E POI CHI SI INTESTA LA RIMESSA IN MOTO DELLA MACCHINA BELLICA EUROPEA? – IL TEMA È SOPRATTUTTO POLITICO E RIGUARDA LA CENTRALITÀ DI REGNO UNITO E FRANCIA: LONDRA NON È NEMMENO NELL’UE E L’ATTIVISMO DI MACRON FA INCAZZARE LA MELONI. A PROPOSITO: LA DUCETTA È ORMAI L’UNICA RIMASTA A GUARDIA DEL BIDONE SOVRANISTA TRUMPIANO IN EUROPA (SI È SMARCATA PERFINO MARINE LE PEN). IL GOVERNO ITALIANO, CON UN PUTINIANO COME VICEPREMIER, È L’ANELLO DEBOLE DELL’UE…

trump zelensky vance lucio caracciolo john elkann

DAGOREPORT – LUCIO E TANTE OMBRE: CRESCONO I MALUMORI DI ELKANN PER LE SPARATE TRUMPUTINIANE DI LUCIO CARACCIOLO - A “OTTO E MEZZO” HA ADDIRITTURA SOSTENUTO CHE I PAESI BALTICI “VORREBBERO INVADERE LA RUSSIA”- LA GOCCIA CHE HA FATTO TRABOCCARE IL VASO È STATA L’INTERVISTA RILASCIATA A “LIBERO” DAL DIRETTORE DI “LIMES” (RIVISTA MANTENUTA IN VITA DAL GRUPPO GEDI) - L'IGNOBILE TRAPPOLONE A ZELENSKY? PER CARACCIOLO, IL LEADER UCRAINO "SI E' SUICIDATO: NON HA RICONOSCIUTO IL RUOLO DI TRUMP" - E' ARRIVATO AL PUNTO DI DEFINIRLO UN OPPORTUNISTA INCHIAVARDATO ALLA POLTRONA CHE "FORSE SPERAVA DOPO IL LITIGIO DI AUMENTARE IL CONSENSO INTERNO..." - VIDEO

giorgia meloni donald trump joe biden

DAGOREPORT – DA DE GASPERI A TOGLIATTI, DA CRAXI A BERLUSCONI, LE SCELTE DI POLITICA ESTERA SONO SEMPRE STATE CRUCIALI PER IL DESTINO DELL’ITALIA - ANCOR DI PIU' NELL’ERA DEL CAOS TRUMPIANO, LE QUESTIONI INTERNAZIONALI SONO DIVENTATE LA DISCRIMINANTE NON SOLO DEL GOVERNO MA DI OGNI PARTITO - NONOSTANTE I MEDIA DEL NOSTRO PAESE (SCHIERATI IN GRAN MAGGIORANZA CON LA DUCETTA) CERCHINO DI CREARE UNA CORTINA FUMOGENA CON LE SUPERCAZZOLE DI POLITICA DOMESTICA, IL FUTURO DEL GOVERNO MELONI SI DECIDE TRA WASHINGTON, LONDRA, BRUXELLES, PARIGI – DOPO IL SUMMIT DI STARMER, GIORGIA DEI DUE MONDI NON PUÒ PIÙ TRACCHEGGIARE A COLPI DI CAMALEONTISMO: STA CON L’UE O CON TRUMP E PUTIN?

friedrich merz

DAGOREPORT – IL “MAKE GERMANY GREAT AGAIN” DI FRIEDRICH MERZ: IMBRACCIARE IL BAZOOKA CON UN FONDO DA 500 MILIARDI PER LE INFRASTRUTTURE E UN PUNTO DI PIL PER LA DIFESA. MA PER FARLO, SERVE UN “BLITZKRIEG” SULLA COSTITUZIONE: UNA RIFORMA VOTATA DAI 2/3 DEL PARLAMENTO. CON IL NUOVO BUNDESTAG, È IMPOSSIBILE (SERVIREBBERO I VOTI DI AFD O DELLA SINISTRA DELLA LINKE). LA SOLUZIONE? FAR VOTARE LA RIFORMA DAL “VECCHIO” PARLAMENTO, DOVE LA MAGGIORANZA QUALIFICATA È FACILMENTE RAGGIUNGIBILE…