delrio renzi dimissioni emergenza

PALAZZO CHIGI VERSIONE VIETNAM - LA LITE TRA RENZI E DELRIO METTE IN PANNE IL GOVERNO E LO SCONTRO ORMAI AVVIENE PER INTERPOSTI BUROCRATI, CHE NON SI SOPPORTANO: ANTONELLA MANZIONE E MAURO BONARETTI

Giacomo Amadori per “Libero quotidiano”

 

boschi renzi delrioboschi renzi delrio

Per primo l’aveva scritto sul suo blog «Alle cinque della sera» il giornalista Cesare Lanza: «Graziano Delrio, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ha presentato in questi giorni tre volte le dimissioni. E tre volte le dimissioni sono stare respinte». In tutta fretta, era arrivata la smentita della portavoce di Delrio, Luisa Gabbi, direttamente sul sito: «Buonasera dottor Lanza, con riferimento alle presunte dimissioni che sarebbero state presentate dal sottosegretario Delrio sono a smentire categoricamente quanto le è stato riferito. La mia fonte, le assicuro, è più che certa. Grazie».

 

matteo renzi graziano delriomatteo renzi graziano delrio

Non sappiamo se Delrio abbia presentato le dimissioni una, due o tre volte e neppure se lo abbia fatto per iscritto o, invece, a voce. Quello che Libero ha potuto verificare è che nell’entourage del premier, a pranzi e cene, le conversazioni virano sempre sulla guerra strisciante tra il Presidente del Consiglio Matteo Renzi e il suo vice Delrio. Una sfida tra due diverse visioni del potere, ma soprattutto tra i mandarini delle opposte fazioni.

 

renzi graziano delriorenzi graziano delrio

E così, mentre l’Unione europea bacchetta l’Italia e il premier scopre che in Europa c’è la crisi e che quindi la ripresa arriverà non si sa quando, Palazzo Chigi, è diventato una sorta di Vietnam. Perché si può discutere di Pil, pensioni da tagliare, articoli 18 da cancellare, ma se la macchina burocratica è in panne, beh, diventa tutto più difficile. Infatti sullo scacchiere dello scontro Renzi-Delrio, gli alfieri o, se preferite, le torri, sono rispettivamente Antonella Manzione, ex capo della Polizia municipale di Firenze, e Mauro Bonaretti, per otto anni direttore generale di Reggio Emilia con Delrio sindaco e poi suo capo di gabinetto al ministero degli Affari regionali nel governo Letta.

 

RENZI E DELRIORENZI E DELRIO

I rapporti Manzione-Bonaretti si possono definire con un eufemismo freddi, e rispecchiano quelli dei rispettivi principali. Il problema nasce a monte: entrambi non sono sbarcati a Roma grazie a concorsi o titoli, ma in «quota» ai due ex sindaci, in nome del cosiddetto «rapporto fiduciario», tanto in voga nei Comuni, dove il 10 per cento del personale può essere assunto ex articolo 90 o 110, su chiamata diretta.

 

RENZI E DELRIORENZI E DELRIO

Esattamente come hanno fatto Renzi e Delrio con Manzione e Bonaretti. Attualmente Manzione è capo del dipartimento affari giuridici della Presidenza del Consiglio, mentre Bonaretti è segretario generale di Palazzo Chigi. Due ingranaggi fondamentali nel motore del governo. La prima è quella che deve mettere a punto le norme necessarie al governo e vistare tutti i provvedimenti che i ministeri propongono; il secondo è il filtro di tutte le decisioni più importanti, quello che al mattino smista i dossier urgenti e li deposita sulla scrivania del premier.

 

Una coppia d’assi che deve gran parte della propria carriera alla cooptazione e alla fedeltà. La nomina romana di Manzione è stata inizialmente contestata dalla Corte dei conti, ma Renzi è riuscito ad aggirare l’ostacolo: Antonella, 51 anni, laurea in giurisprudenza, sorella di Domenico, sottosegretario all’Interno ed ex procuratore di Alba, è una fedelissima del premier.

MATTEO RENZI E ANTONELLA MANZIONEMATTEO RENZI E ANTONELLA MANZIONE

 

Prima di ricoprire diversi incarichi a Palazzo Vecchio, è stata capo dei vigili urbani a Livorno, Lucca, Pietrasanta e Verona. Il suo predecessore, Carlo Deoadato, già membro dell’Avvocatura e del Consiglio di Stato, era considerato da molti più qualificato. Qualche brusio ha sollevato anche la nomina di Bonaretti, cinquantenne, laurea in Economia e commercio all’università di Parma: in passato il suo ruolo era stato affidato ad alti magistrati (con Enrico Letta c’era Roberto Garofoli) e non a un ex direttore generale di un Comune di media grandezza, scelto con chiamata diretta.

 

ANTONELLA MANZIONEANTONELLA MANZIONE

Nonostante carriere tanto simili, all’ombra del potente di turno, sembra che i nostri non si prendano affatto. Il motivo lo ha probabilmente svelato in un tweet dell’aprile scorso il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta: «Botte da orbi tra Matteo Renzi e il segretario generale Bonaretti. Pomo della discordia: la famosa vigilessa fiorentina. Sarà vero?».

 

La Manzione si deve essere legata al dito le presunte barricate di Bonaretti all’annuncio del suo sbarco a Palazzo Chigi. La soluzione più logica sarebbe quella di sostituire uno, se non entrambi i contendenti, ma nessuno dei loro pigmalioni vuole ammettere di aver scelto un collaboratore probabilmente non all’altezza. E così la guerra continua. E sta coinvolgendo pure la potente associazione dei Comuni d’Italia, l’Anci, di cui Delrio è stato presidente e che ha tirato la volata a Renzi nella sua corsa a segretario del Pd prima e di premier poi.

 

MAURO BONARETTIMAURO BONARETTI

Ebbene l’ex segretario generale dell’Anci Angelo Rughetti, oggi deputato del Pd e sottosegretario del ministero della Semplificazione e della pubblica amministrazione sarebbe schierato con Manzione-Renzi, mentre sul fronte opposto, quello di Bonaretti-Delrio, ci sarebbe l’attuale segretaria generale dei campanili d’Italia, Veronica Nicotra. Una contrapposizione che sta paralizzando anche il lavoro di lobby dei Comuni, da sempre coinvolti, soprattutto dai governi di centro-sinistra, nella stesura delle leggi.

 

Per esempio nella vicenda della restituzione dell’Imu, non sono state premiate le giunte più virtuose, ma le più furbe, ovvero quelle che avevano alzato le aliquote una volta saputo della futura restituzione. Per non parlare della disputa sul salario accessorio dei dipendenti dei municipi a cui non si riesce a trovare una soluzione anche per questa lotta tra bande.

 

 E così da settimane le rispettive diplomazie stanno cercando una exit strategy. L’ultima proposta che gli ambasciatori di Renzi avrebbero fatto a Delrio è la poltrona di governatore dell’Emilia Romagna (elezione a novembre). Ma l’ex sindaco di Reggio Emilia avrebbe opposto «il gran rifiuto», gettando nello sconforto i due clan e costringendo l’Italia a subire questa convivenza forzata nella stanza dei bottoni.

 

Ultimi Dagoreport

woody allen ian bremmer la terrazza

FLASH! – A CHE PUNTO E' LA NOTTE DELL’INTELLIGHENZIA VICINA AL PARTITO DEMOCRATICO USA - A CASA DELL'EX MOGLIE DI UN BANCHIERE, SI È TENUTA UNA CENA CON 50 OSPITI, TRA CUI WOODY ALLEN, IMPEGNATI A DIBATTERE SUL TEMA: QUAL È IL MOMENTO GIUSTO E IL PAESE PIÙ ADATTO PER SCAPPARE DALL’AMERICA TRUMPIANA? MEGLIO IL CHIANTISHIRE DELLA TOSCANA O L’ALGARVE PORTOGHESE? FINCHE' IL POLITOLOGO IAN BREMMER HA TUONATO: “TUTTI VOI AVETE CASE ALL’ESTERO, E POTETE FUGGIRE QUANDO VOLETE. MA SE QUI, OGGI, CI FOSSE UN OPERAIO DEMOCRATICO, VI FAREBBE A PEZZI…”

meloni musk trump

DAGOREPORT – TEMPI DURI PER GIORGIA - RIDOTTA ALL'IRRILEVANZA IN EUROPA  DALL'ENTRATA IN SCENA DI MACRON E STARMER (SUBITO RICEVUTI ALLA CASA BIANCA), PER FAR VEDERE AL MONDO CHE CONTA ANCORA QUALCOSA LA STATISTA DELLA GARBATELLA STA FACENDO IL DIAVOLO A QUATTRO PER OTTENERE UN INCONTRO CON TRUMP ENTRO MARZO (IL 2 APRILE ENTRERANNO IN VIGORE I FOLLI DAZI AMERICANI SUI PRODOTTI EUROPEI) - MA IL CALIGOLA A STELLE E STRISCE LA STA IGNORANDO (SE NE FOTTE ANCHE DEL VOTO FAVOREVOLE DI FDI AL PIANO “REARM EUROPE” DI URSULA). E I RAPPORTI DI MELONI CON MUSK NON SONO PIÙ BUONI COME QUELLI DI UNA VOLTA (VEDI IL CASO STARLINK), CHE LE SPALANCARONO LE PORTE TRUMPIANE DI MAR-A-LAGO. PER RACCATTARE UN FACCIA A FACCIA CON "KING DONALD", L'ORFANELLA DI MUSK (E STROPPA) E' STATA COSTRETTA AD ATTIVARE LE VIE DIPLOMATICHE DELL'AMBASCIATORE ITALIANO A WASHINGTON, MARIANGELA ZAPPIA (AD OGGI TUTTO TACE) - NELLA TREPIDANTE ATTESA DI TRASVOLARE L'ATLANTICO, OGGI MELONI SI E' ACCONTENTATA DI UN VIAGGETTO A TORINO (I SATELLITI ARGOTEC), DANDO BUCA ALL’INCONTRO CON L'INDUSTRIA DELLA MODA MILANESE (PRIMA GLI ARMAMENTI, POI LE GONNE)... 

elly schlein luigi zanda romano prodi - stefano bonaccini goffredo bettini dario franceschini

DAGOREPORT: ELLY IN BILICO DOPO LA VERGOGNOSA SPACCATURA DEL PD ALL’EUROPARLAMENTO (UNICA VOCE DISSONANTE NEL PSE) SUL PIANO "REARM" DELLA VON DER LEYEN – SENZA LE TELEFONATE STRAPPACUORE DI ELLY AI 21 EUROPARLAMENTARI, E LA SUCCESSIVA MEDIAZIONE DI ZINGARETTI, CI SAREBBERO STATI 16 SÌ, 2 NO E TRE ASTENUTI. E LA SEGRETARIA CON 3 PASSAPORTI E UNA FIDANZATA SI SAREBBE DOVUTA DIMETTERE – NEL PD, CON FRANCESCHINI CHE CAMBIA CASACCA COME GIRA IL VENTO E COL PRESIDENTE BONACCINI CHE VOTA CONTRO LA SEGRETARIA, E’ INIZIATA LA RESA DEI CONTI: PER SALVARE LA POLTRONA DEL NAZARENO, SCHLEIN SPINGE PER UN CONGRESSO “TEMATICO” SULLA QUESTIONE ARMI - ZANDA E PRODI CONTRARI: LA VOGLIONO MANDARE A CASA CON UN VERO CONGRESSO DOVE VOTANO GLI ISCRITTI (NON QUELLI DEI GAZEBO) – A PROPOSITO DI "REARM": IL PD DI ELLY NON PUÒ NON SAPERE CHE, VENENDO A MANCARE L'OMBRELLO PROTETTIVO DEGLI STATI UNITI TRUMPIANI, CON QUEL CRIMINALE DI PUTIN ALLE PORTE, IL RIARMO DEI PAESI MEMBRI E' UN "MALE NECESSARIO", PRIMO PASSO PER DAR VITA A UNA FUTURA DIFESA COMUNE EUROPEA (PER METTERE D'ACCORDO I 27 PAESI DELLA UE LA BACCHETTA MAGICA NON FUNZIONA, CI VUOLE TEMPO E TANTO DENARO...)

davide lacerenza giuseppe cruciani selvaggia lucarelli

TE LO DÒ IO IL “MOSTRO”! – SELVAGGIA LUCARELLI, CHE SBATTE AL MURO GIUSEPPE CRUCIANI, REO DI ESSERE NIENT’ALTRO CHE IL “MEGAFONO” DI LACERENZA, DIMENTICA CHE L’AUTORE DEL PRIMO ARTICOLO CHE HA PORTATO ALLA RIBALTA LE NEFANDEZZE DELLO SCIROCCATO DELLA GINTONERIA E’ PROPRIO LEI, CON UNA BOMBASTICA INTERVISTA NEL 2020 SULLE PAGINE DI T.P.I. (“LA ZANZARA” ARRIVA SOLO NEL 2023) – POI TUTTI I MEDIA HANNO INZUPPATO IL BISCOTTO SULLA MILANO DA PIPPARE DI LACERENZA. IVI COMPRESO IL PALUDATO “CORRIERE DELLA SERA" CHE HA DEDICATO UNA PAGINATA DI INTERVISTA AL "MOSTRO", CON VIRGOLETTATI STRACULT (“LA SCOMMESSA DELLE SCOMMESSE ERA ROMPERE LE NOCI CON L’UCCELLO, VINCEVO SEMPRE!”) - ORA, A SCANDALO SCOPPIATO, I TRASH-PROTAGONISTI DELLE BALORDE SERATE MILANESI SPUNTANO COME FUNGHI TRA TV E GIORNALI. SE FILIPPO CHAMPAGNE È OSPITE DI VESPA A “PORTA A PORTA”, GILETTI RADDOPPIA: FILIPPO CHAMPAGNE E (DIETRO ESBORSO DI UN COMPENSO) LA ESCORT DAYANA Q DETTA “LA FABULOSA”… - VIDEO

andrea scanzi

DAGOREPORT - ANDREA SCANZI, OSPITE DI CATTELAN, FA INCAZZARE L’INTERA REDAZIONE DEL “FATTO QUOTIDIANO” QUANDO SPIEGA PERCHÉ LE SUE “BELLE INTERVISTE” VENGONO ROVINATE DAI TITOLISTI A LAVORO AL DESK: “QUELLO CHE VIENE CHIAMATO IN GERGO ‘CULO DI PIETRA’ È COLUI CHE NON HA SPESSO UNA GRANDE VITA SOCIALE, PERCHÉ STA DENTRO LA REDAZIONE, NON SCRIVE, NON FIRMA E DEVE TITOLARE GLI ALTRI CHE MAGARI NON STANNO IN REDAZIONE E FANNO I FIGHI E MANDANO L'ARTICOLO, QUINDI SECONDO ME C'È ANCHE UNA CERTA FRUSTRAZIONE” - “LO FANNO UN PO’ PER PUNIRMI” - I COLLEGHI DEL “FATTO”, SIA A ROMA CHE A MILANO, HANNO CHIESTO AL CDR DI PRENDERE INIZIATIVE CONTRO SCANZI - CHE FARA’ TRAVAGLIO? - LE SCUSE E LA PRECISAZIONE DI SCANZI - VIDEO!