CIELLINI DI MARE - DACCÒ ERA UN FANATICO DELLE IMBARCAZIONI: HA SPESO 7 MLN € IN YATCH NEL GIRO DI 8 ANNI - UNA PASSIONE CHE IL FACCENDIERE CONDIVIDEVA CON IL FORMIGA, IL QUALE PERÒ AVEVA L’OSSESSIONE DI DOVER RICEVERE DEI FAX ANCHE IN ALTO MARE, SOPRATTUTTO APPENA INIZIATE LE INDAGINI SULLA SUA GIUNTA - DACCÒ, CHE POSSEDEVA 6 PANFILI, SOLCAVA LE ONDE E INTANTO INTESSEVA RELAZIONI, SPENDENDO UNA FORTUNA…

Paolo Berizzi e Davide Carlucci per "la Repubblica"

Le cifre sono da capogiro. Il 30 giugno 2011 alla Luxury Yacht Corporation di Riccione vanno, attraverso una società neozelandese, 3,1 milioni di euro per l'acquisto di un'imbarcazione di superlusso, la Navetta 33. Il 28 giugno 2007, invece, le fatture della Luxury sono due: una, di un milione e mezzo, per l'acquisto di un Ferretti 680 Fly usato, un'altra, da 800mila euro, per un Ferretti 70 Fly, sempre di seconda mano.

A pagare è la Mtb, società di consulenza in campo medico di Pierangelo Daccò. Il faccendiere arrestato per il crac del San Raffaele e poi raggiunto - con l'ex assessore Dc Antonio Simone - da una nuova ordinanza per i 70 milioni di euro distratti alla fondazione Maugeri, dilapidava fortune in panfili. Almeno sette milioni in otto anni, tra il 2004 e il 2011. E l'ospite d'onore era in diverse occasioni Roberto Formigoni, grande amico di Daccò e di Simone.

Ma non si pensi solo a viaggi di piacere. Non si spiegherebbe perché ben cinque pm della procura di Milano - l'aggiunto Francesco Greco e i sostituti Orsi, Pastore, Pedio e Ruta - siano così interessati a quelle vacanze in mare. Si cercano riscontri alle rivelazioni del fiduciario svizzero di Daccò, Giancarlo Grenci. Che il 14 dicembre racconta: «Daccò e Simone ospitavano spesso sulle loro barche Roberto Formigoni... in particolare ricordo di alcune vacanze a Saint Marteen».

In barca, il governatore aveva un chiodo fisso: farsi raggiungere ovunque dai fax. Soprattutto nei giorni in cui i giornali davano conto delle indagini sui suoi assessori e i suoi consiglieri. Ma al largo la ricezione è un disastro: per questo il personale doveva fare manovre pazzesche per avvicinarsi alla costa o anticipare il rientro in porto per consentire la lettura delle "veline".

A gestire i rapporti con i comandanti e il personale, pagati profumatamente, è sempre Daccò. Che, come racconta Grenci il 26 gennaio, per le barche aveva una specie di ossessione: quando, dal commercialista, si discuteva di investimenti, «Daccò interloquiva soprattutto per quello che riguardava la gestione dell'imbarcazione "Ad Maiora"».

Di yacht, il gran cerimoniere ne possedeva sei. Erano il suo salotto viaggiante dal quale tessere la trama di relazioni che gli apriva le porte di regioni come Lombardia e Sicilia, da spremere per soddisfare le esigenze di budget dei suoi clienti. Come la fondazione Maugeri, che si calcola abbia beneficiato di almeno 200 milioni di euro dal Pirellone. Inizialmente, Simone è suo socio anche in questi investimenti marinari. Nel 2006 costituisce una società, la Eurosat, «per stipulare un contratto di lungo noleggio di una imbarcazione Ferretti serie 7».

La barca «è stata utilizzata da me per circa un anno, nel 2007, poi ho ceduto il contratto di fatto a Daccò, che ha preso in uso la barca provvedendo a pagarne tutte le spese... Mi disse che era opportuno continuare ad avere la disponibilità della barca perché poteva servire per le pubbliche relazioni». E che spese: bonifici da 60mila euro solo per l'ormeggio di un'estate, 18mila per la biancheria.

 

ROBERTO FORMIGONI Roberto Formigoni ospite a bordo dello yacht di Piero Dacco FORMIGONI SULLO YACHT DI DACCO'SAN RAFFAELE Francesco Greco procuratore a Milano esperto in reati funzionari

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