grillo fico di maio di battista

PRAGMATISMO A CINQUESTELLE - CHIUSA L’ERA DEL “NO” A TUTTO, IL M5S DIALOGA CON GLI ALTRI PARTITI SUL PROPORZIONALE, SI CONFRONTA CON IL VATICANO E SI ACCREDITA ALL’ESTERO COME FORZA DI GOVERNO - MA SE GRILLO E CASALEGGIO GUARDANO AL PALAZZO LA BASE RESTA “DURA E PURA”: “NO AI COMPROMESSI”

Cesare Zapperi per il “Corriere della Sera”

 

GRILLO FICO DI MAIO DI BATTISTAGRILLO FICO DI MAIO DI BATTISTA

«Mi raccomando: niente compromessi, non cedete» intima Adelaide. «Scendere a compromessi con questa gentaglia è solo pura follia e compromesso insieme» taglia corto Carlo. La base M5S ha sì dato via libera, con il voto sul blog di Beppe Grillo, all' intesa sul modello tedesco, ma la guardia non si abbassa. «Scordatevi d' inciuciare col sigaro toscano e con l' animalista» scrive ancora sulla bacheca virtuale Franco Mas.

 

GRILLO DI MAIO DI BATTISTAGRILLO DI MAIO DI BATTISTA

Eppure, la genetica idiosincrasia pentastellata ad accordi o intese con gli altri partiti nelle ultime settimane sembra aver lasciato spazio a un pragmatismo che, senza tradire la propria natura, appare funzionale a favorire, elettori permettendo, la «Lunga Marcia» verso il governo del Paese. Gli indizi sono numerosi. La condivisione del modello tedesco con Pd, Forza Italia e Lega arriva insieme al voto sulla legge taglia vitalizi a prima firma del dem Matteo Richetti e dopo il via libera alle norme sul biotestamento.

 

GRILLO DI MAIO E DI BATTISTA A GIULIANOVAGRILLO DI MAIO E DI BATTISTA A GIULIANOVA

Lo storico Aldo Giannuli, uno degli intellettuali di riferimento di Grillo & C., lo spiega così: «La Seconda Repubblica è finita con il referendum del 4 dicembre. E il ritorno del proporzionale dice che dobbiamo recuperare il valore della mediazione». Non è la linea ufficiale del Movimento, ma è indicativo, se non di una svolta, di un cambio di atteggiamento. Che si apprezza soprattutto fuori dal Parlamento, dove si è intensificato il lavorio di accreditamento degli uomini di spicco M5S nei confronti delle istituzioni, non solo nazionali, e delle realtà della società civile.

 

ALDO GIANNULIALDO GIANNULI

Il candidato premier in pectore Luigi Di Maio (che ieri ha attaccato il governatore di Banca d'Italia e il presidente di Consob: «Li vogliamo cambiare, perché dovevano controllare Banca Etruria, per esempio») è volato da Israele agli Stati Uniti e ormai è un volto conosciuto in Vaticano.

 

Pur scontando gaffe e qualche battuta a vuoto, il sempre maggiore spazio dato alla politica estera è il segno della consapevolezza che non si può aspirare ad essere forza di governo, al di là di riuscire a varcare la soglia della stanza dei bottoni, senza un confronto diretto con il mondo esterno.

DAVIGO 1DAVIGO 1

 

Nello stesso verso va la partecipazione a convegni e iniziative con gli avversari. Si tratti dell'appuntamento promosso a Ivrea da Davide Casaleggio o di un confronto sulla giustizia (oggi alla Camera con ospiti di spicco come Piercamillo Davigo, Nino Di Matteo e Raffaele Cantone), gli esponenti M5S, ormai di casa anche nei salotti tv, non temono più contaminazioni. Anzi, in queste iniziative c'è chi legge una strategia di reclutamento utile casomai vi fosse necessità di formare una squadra di governo.

NINO DI MATTEONINO DI MATTEO

 

Prove tecniche di aperture per il domani, allora? «Piano, piano - mette le mani avanti il deputato Andrea Cecconi - Non facciamo accordi preelettorali con nessuno. Non siamo nati per spartirci le poltrone». Ma il proporzionale non pare assegnare la maggioranza a nessuno. E allora bisogna guardare un poco più lontano. «Dopo le elezioni vedremo...» dice sibillino Giannuli. «Non siamo né stupidi né sconsiderati - aggiunge Cecconi - Non lasceremo il Paese nel pantano. Cercheremo una soluzione, magari non per cinque anni...». E la «Lunga Marcia» può dirsi iniziata.

Ultimi Dagoreport

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, MATTEO SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…

cecilia sala giorgia meloni alfredo mantovano giovanni caravelli elisabetta belloni antonio tajani

LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…