meloni di maio

LUIGINO NON SI RASSEGNA: VUOLE FARE IL PREMIER A TUTTI I COSTI - LO RIVELA GIORGIA MELONI: “DI MAIO HA CHIESTO IL NOSTRO SOSTEGNO A UNA PREMIERSHIP SUA O DI UN ALTRO ESPONENTE DEL M5S IN CAMBIO DI UN VIA LIBERA A UN NOSTRO INGRESSO NEL GOVERNO” - I TEMPI PER FORMARE IL GOVERNO SI ALLUNGANO - LA LEGA PUNTA A SERVIZI E VIMINALE

Amedeo La Mattina e Ilario Lombardo per “la Stampa”

 

luigi di maio a dimartedi

Tutti, tranne Luigi Di Maio, dicono che Luigi Di Maio voglia fare il premier. Lo dicono, da giorni, diversi leghisti, e lo dice chiaramente Giorgia Meloni, infuriata dopo l' incontro avuto con il leader grillino: «Ha chiesto il sostegno di Fratelli d' Italia a una premiership sua o di un altro esponente del M5S in cambio di un via libera a un nostro ingresso nel governo. Ho detto di no e lui ha risposto che in tal caso porrebbe un veto alla nostra presenza».

 

Ma ad aver scatenato la reazione di Meloni non è stato tanto il contenuto del colloquio, quanto la dichiarazione successiva di Di Maio: «Le ho voluto spiegare per cortesia perché il contratto di governo deve essere solo tra M5S e Lega».

 

Una ricostruzione smentita da Fdi. «Chiariremo» aggiungerà in serata il grillino. Da quanto si apprende, anche da ambienti del M5S, si sarebbe parlato di una questione di compensazione: per temperare lo sbilanciamento a destra, che la partecipazione di Fdi comporterebbe, a Palazzo Chigi dovrebbe sedere qualcuno in grado di riequilibrare a sinistra il governo. «Sei troppo di destra, Giorgia, non reggerei il Movimento - sono state le parole di Di Maio -. A quel punto dovrei fare io il premier per controbilanciare».

 

MATTARELLA E GIORGIA MELONI

Il sospetto che Di Maio fino in fondo non abbia rinunciato alla speranza della premiership sta irritando anche la Lega e complicando molto le trattative. Al punto che al Quirinale è stato chiesto più tempo. «Qualche giorno in più» conferma il leader del M5S. Oggi il tavolo si trasferisce a Milano, capitale del Nord e territorio leghista. Appuntamento al Pirellone, al piano dei consiglieri regionali del M5S.

 

Si vedranno Di Maio e Salvini, e si ritroveranno anche gli sherpa che stanno lavorando alla composizione del programma. Il caso Ilva piomba a complicare un incastro che a sentire il M5S è «avviato all' 80%». I leghisti sono per la difesa dell' acciaio e della fabbrica, i grillini - che in Puglia hanno raggiunto vette di consenso quasi bulgare - sono per la riconversione. Una questione che li divide prima ancora che nasca l' esecutivo giallo-verde. Ma i nodi e i veti sono ben altri.

giorgia meloni salvini di maio

 

E li ha presenti Salvini, che ieri, a differenza di Di Maio, ha lasciato Montecitorio livido in volto e senza fare una dichiarazione. I suoi deputati di fiducia gli sussurrano di stare attento, che il grillino vorrebbe far cadere un petalo dopo l' altro per costringere la Lega ad accettare il suo nome, «certamente più gradito al Colle». Ecco perché starebbero spingendo perché sia lui a riproporsi come premier. Un' assicurazione di sopravvivenza, visto che Salvini a Palazzo Chigi sarebbe un lasciapassare anche per Fdi e i suoi 18 senatori, fondamentali per irrobustire la fragile maggioranza in Senato.

 

GIACINTO DELLA CANANEA

Sta di fatto che l' accordo sul premier ancora non c' è. Nel M5S negano che Di Maio si sia rimangiato la parola: «Salvini ha la mia disponibilità al passo indietro» ribadisce lui. I grillini giurano che le difficoltà sono piuttosto nella ricerca del terzo nome. «La Lega ha i suoi, noi abbiamo i nostri. Adesso ci siederemo a un tavolo e sceglieranno, questo sì, questo no...».

Anche dal Carroccio confermano che ci sono due rose di nomi: non è escluso che possano essere condivise con il capo dello Stato. Sergio Mattarella ha concesso più tempo ma leghisti e grillini sanno che dal Colle si aspettano una telefonata, entro domenica sera, quando Di Maio è atteso su Raiuno da Fabio Fazio.

 

elisabetta belloni

Dall' elenco sarebbero stati espunti i nomi dell' ex presidente Istat, Roberto Giovannini, e del presidente di Fincantieri, l' ambasciatore Giampiero Massolo, una scelta che resta però in gioco per il ministero degli Esteri. L' unica traccia che filtra dai due partiti è che il premier dovrebbe essere un «tecnico-politico». «Non del solito establishment» dicono nella Lega. Un limite che invece non si pone il M5S, il quale, avendo sempre a cuore l' opinione di Mattarella, non disdegna di buttare un occhio nella lista di nomi emersi per il governo cosiddetto «neutrale» del presidente.

 

Quello che nascerà se Lega e M5S dovessero fallire. In tal senso, non ha ancora esaurito le sue chance la segretaria generale della Farnesina, Elisabetta Belloni, mentre tra i 5 Stelle c' è chi suggerisce Giacinto Della Cananea, il prof che ha cercato la convergenza dei temi per un contratto alla tedesca che oggi ancora non c' è. Alla Difesa - vista la rottura con FdI - salta l' ipotesi di Guido Crosetto.

MASSOLO

Ultimi Dagoreport

software israeliano paragon spyware whatsapp alfredo mantovano giorgia meloni peter thiel

DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO SOTTO CONTROLLO I GIORNALISTI COL SOFTWARE ISRAELIANO DI “PARAGON SOLUTIONS” - PECCATO CHE L’AZIENDA DI TEL AVIV, SCRIVE "THE GUARDIAN", NON FACCIA AFFARI CON PRIVATI, MA VENDA I SUOI PREGIATI SERVIZI DI HACKERAGGIO SOLO A “CLIENTI GOVERNATIVI” CHE DOVREBBERO UTILIZZARLI PER PREVENIRE IL CRIMINE - CHI AVEVA FIRMATO IL CONTRATTO STRACCIATO DAGLI ISRAELIANI PER "VIOLAZIONI"? QUAL È "L'ABUSO" CHE HA SPINTO PARAGON A DISDETTARE L'ACCORDO? – ANCHE IL MERCATO FIORENTE DELLO SPIONAGGIO GLOBALE HA IL SUO BOSS: È PETER THIEL, IL “CAVALIERE NERO” DELLA TECNO-DESTRA AMERICANA, CHE CON LA SOCIETA' PALANTIR APPLICA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE AL VECCHIO MESTIERE DELLO 007…

barbara berlusconi

DAGOREPORT - BERLUSCONI ALLA SCALA SI È VISTO UNA SOLA VOLTA, MA IL BERLUSCONISMO SÌ, E NON AVEVA FATTO MALE CON FEDELE CONFALONIERI, CHE FU PRESIDENTE DELLA FILARMONICA DELLA SCALA E BRUNO ERMOLLI, POTENTISSIMO VICEPRESIDENTE DELLA FONDAZIONE TEATRO ALLA SCALA - INVECE BARBARA B. LA SI VIDE DUE VOLTE, AL BRACCIO DI PATO, L’EX ATTACCANTE DEL MILAN. LA SUA NOMINA NEL CDA DELLA SCALA? DONNA, GIOVANE… E POI CON QUEL COGNOME! LA COMPETENZA? BEH… LA PASSIONE MMM…: PERCHÉ, DA QUEL GIORNO CHE VENNE CON PATO, NON SI È PRESA UN BEL PALCO ANZICHÉ TORNARE ALLA SCALA SOLO QUINDICI ANNI DOPO DA CONSIGLIERE/A?

vincenzo de luca elly schlein nicola salvati antonio misiani

DAGOREPORT – VINCENZO DE LUCA NON FA AMMUINA: IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA VA AVANTI NELLA SUA GUERRA A ELLY SCHLEIN - SULLA SUA PRESUNTA VICINANZA AL TESORIERE DEM, NICOLA SALVATI, ARRESTATO PER FAVOREGGIAMENTO DELL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA, RIBATTE COLPO SU COLPO: “DOVREBBE CHIEDERE A UN VALOROSO STATISTA DI NOME MISIANI, CHE FA IL COMMISSARIO DEL PD CAMPANO” – LA STRATEGIA DELLO “SCERIFFO DI SALERNO”: SE NON OTTIENE IL TERZO MANDATO, DOVRÀ ESSERE LUI A SCEGLIERE IL CANDIDATO PRESIDENTE DEL PD. ALTRIMENTI, CORRERÀ COMUNQUE CON UNA SUA LISTA, RENDENDO IMPOSSIBILE LA VITTORIA IN CAMPANIA DI ELLY SCHLEIN…

osama almasri torturatore libico giorgia meloni alfredo mantovano giuseppe conte matteo renzi elly schlein

DAGOREPORT – LA SOLITA OPPOSIZIONE ALLE VONGOLE: SUL CASO ALMASRI SCHLEIN E CONTE E RENZI HANNO STREPITATO DI “CONIGLI” E ''PINOCCHI'' A NORDIO E PIANTEDOSI, ULULANDO CONTRO L’ASSENZA DELLA MELONI, INVECE DI INCHIODARE L'ALTRO RESPONSABILE, OLTRE ALLA PREMIER, DELLA PESSIMA GESTIONE DELL’AFFAIRE DEL BOIA LIBICO: ALFREDO MANTOVANO, AUTORITÀ DELEGATA ALL’INTELLIGENCE, CHE HA DATO ORDINE ALL'AISE DI CARAVELLI DI RIPORTARE A CASA CON UN AEREO DEI SERVIZI IL RAS LIBICO CHE E' STRAPAGATO PER BLOCCARE GLI SBARCHI DI MIGLIAIA DI NORDAFRICANI A LAMPEDUSA – EPPURE BASTAVA POCO PER EVITARE IL PASTROCCHIO: UNA VOLTA FERMATO DALLA POLIZIA A TORINO, ALMASRI NON DOVEVA ESSERE ARRESTATO MA RISPEDITO SUBITO IN LIBIA CON VOLO PRIVATO, CHIEDENDOGLI LA MASSIMA RISERVATEZZA - INVECE L'ARRIVO A TRIPOLI DEL TORTURATORE E STUPRATORE DEL CARCERE DI MITIGA CON IL FALCON DELL'AISE, RIPRESO DA TIVU' E FOTOGRAFI, FUOCHI D’ARTIFICIO E ABBRACCI, HA RESO EVIDENTE IL “RICATTO” DELLA LIBIA E LAMPANTE LO SPUTTANAMENTO DEL GOVERNO MELONI - VIDEO

ursula von der leyen giorgia meloni

URSULA VON DER LEYEN, CALZATO L'ELMETTO, HA PRESO PER LA COLLOTTOLA GIORGIA MELONI - A MARGINE DEL CONSIGLIO EUROPEO INFORMALE DI TRE GIORNI FA, L’HA AFFRONTATA CON UN DISCORSO CHIARISSIMO E DURISSIMO: “CARA GIORGIA, VA BENISSIMO SE CI VUOI DARE UNA MANO NEI RAPPORTI CON TRUMP, MA DEVI PRIMA CONCORDARE OGNI MOSSA CON ME. SE VAI PER CONTO TUO, POI SONO CAZZI TUOI” – LA REAZIONE DELLA SEMPRE COMBATTIVA GIORGIA? DA CAMALEONTE: HA ABBOZZATO, SI È MOSTRATA DISPONIBILE E HA RASSICURATO URSULA ("MI ADOPERO PER FARTI INCONTRARE TRUMP"). MA IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA NON HA ABBOCCATO, PUNTUALIZZANDO CHE C’È UNA DIFFERENZA TRA IL FARE IL "PONTIERE" E FARE LA "TESTA DI PONTE" – IL “FORTINO” DI BRUXELLES: MACRON VUOLE “RITORSIONI” CONTRO TRUMP, MERZ SI ALLONTANA DAI NAZISTI “MUSK-ERATI” DI AFD. E SANCHEZ E TUSK…