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LE MANI DI ZAR VLAD SULLA LIBIA - PUTIN OFFRE ASILO POLITICO A SAIF GHEDDAFI: E’ LUI CHE SA TUTTO DELL’IMMENSO BOTTINO DEL PADRE CUSTODITO ALL’ESTERO - MOSCA APPROFITTA DELL’ASSENZA AMERICANA E EUROPEA A TRIPOLI: SOSTIENE IL GENERALE HAFTAR, PAVENTA L'APERTURA D'UNA BASE NAVALE IN CIRENAICA E FIRMA ACCORDI SUL PETROLIO

Francesco Battistini per il “Corriere della Sera” - (ha collaborato Farid Adly)

 

SAIF GHEDDAFISAIF GHEDDAFI

«A Mosca, a Mosca!». Fuori dalla villa, li avrebbero sentiti discutere per giorni. E le parole che volavano erano sempre quelle: Putin, la Russia, l'asilo politico. Safiya Farkash, la vedova di Gheddafi, venuta a insistere perché il figlio accettasse la proposta del Cremino; Saif Al Islam, il preferito del Colonnello, deciso a ripetere che no, «io non mi fido di nessuno».

 

PUTINPUTIN

La rivelazione è del giornale panarabo Al Hayat, pubblicato a Londra: a sei anni dalla rivoluzione, il secondogenito del dittatore libico avrebbe ricevuto un'«offerta d' ospitalità» dal presidente russo. Una via di fuga. E per portargli la proposta a 20 km da Zintan, dove Saif recita la parte del detenuto, all'età di 65 anni mamma Safiya ha viaggiato due giorni: dall'Oman a Tunisi, poi in macchina oltreconfine. Inutilmente, perché al momento non sarebbe riuscita a convincerlo: «Mio figlio teme per la sua vita - ha raccontato la donna, confermando il suo (primo?) viaggio in Libia dopo la cacciata del marito - e non si fida di tutte le manovre in corso per portarlo via da Zintan».

saif al islam gheddafisaif al islam gheddafi

 

Safe Saif. Una mano al cuore e l'altra al portafoglio, la famiglia e i russi hanno interesse a riavere Gheddafi jr: è lui che sa tutto dell' immenso bottino custodito all' estero. Nessuna conferma ufficiale, ma a Mosca vivono già molti ex gheddafiani giunti dalla Siria: spesso, i media russi li intervistano come esperti del mondo arabo.

 

Se vera, la mossa del Cremlino è nella linea seguita negli ultimi mesi: approfittare dell'assenza americana, sfruttare le amnesie dell' Unione Europea, entrare di peso nelle vicende libiche. Prima, stendendo passatoie al generale Khalifa Haftar. Poi, paventando l'apertura d'una base navale in Cirenaica e firmando accordi sul petrolio. Ora, negoziando il rilascio con le milizie di Zintan (alleate di Haftar). Fatta uscire di proposito, la notizia attende reazioni: anzitutto dalle stesse autorità di Zintan, da tempo divise sul destino dell'ingombrante Saif.

khalifa haftarkhalifa haftar

 

Furono loro nel 2011 a riconoscere l'elegante ingegnere, cresciuto fra London School of Economics e feste monegasche, mentre al confine tentava di scappare in Niger travestito da tuareg. Sono state loro a rifiutarsi di consegnarlo all'odiato tribunale di Tripoli, nel 2015, dopo la condanna a morte inflitta in contumacia.

 

Sono sempre loro oggi a non saper bene che farne, tra la brigata militare Abu Bakr Al Siddiq che l'arrestò (ed è disposta a lasciarlo andare) e i consiglieri municipali della «città culla della Rivoluzione», timorosi di perder la faccia davanti al resto della Libia. A 44 anni Saif Al Islam, la Spada dell'Islam, ha imparato la saggezza dell'attesa: scrive, dipinge, gestisce i suoi miliardi a Londra, si gode la nuova moglie e una figlioletta di quattro anni, si paga addirittura le spese della villa-cella.

libia divisione cirenaica tripolitania fezzanlibia divisione cirenaica tripolitania fezzan

 

Una prigione doratissima: «Non vuole lasciare Zintan - spiega Ibrahim Al Madani, un ex capo delle brigate rivoluzionarie -, perché qui si sente al sicuro. C'è anche un mandato di cattura internazionale: come esce dalla Libia, sa che tenteranno di prenderlo e di consegnarlo alla Corte dell' Aja». Tra i numerosi nostalgici di Gheddafi, si mormora che il sogno di Saif sia un ritorno alla politica. Per questo la sua presenza, nell'attuale stallo fra Tripoli e Tobruk, potrebbe via via diventare un problema troppo serio: il caso Snowden insegna, meglio zitto e Mosca.

LIBIA SERRAJ  SBARCA A TRIPOLILIBIA SERRAJ SBARCA A TRIPOLI

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