“MATTE’ MA ‘NDO VAI?”: SINDACI RENZIANI E PEONES FRENANO LA CORSA AL VOTO DEL DUCETTO – E LUI FA IL VERSO AI GRILLO: BISOGNA EVITARE CHE SCATTINO I VITALIZI – PER MATURARLI I PARLAMENTARI DEVONO ASPETTARE SETTEMBRE, QUINDI IN PIENA SOLITUDINE VUOLE VOTARE A GIUGNO

 

Francesca Schianchi per la Stampa

 

giorgio gorigiorgio gori

Viene dai territori il freno alla corsa al voto. Da Milano come da Catania o da Bergamo, è il fronte dei sindaci a nutrire le perplessità maggiori dinanzi all' idea di lanciarsi in un precipitoso conto alla rovescia verso le urne. Proprio quelli che, parola del segretario Renzi, costituiscono l' ossatura del partito da valorizzare, come ha detto nel corso di un' iniziativa a loro dedicata lo scorso weekend a Rimini.

 

GIUSEPPE SALAGIUSEPPE SALA

«Non sono convinto che sia bene forzare sulle elezioni: l' ho detto a Matteo, credo che qualche mese in più per ricostruirsi farebbe bene anche al Pd», spiegava proprio domenica nella città romagnola Giorgio Gori, oggi sindaco di Bergamo, renziano prima che molti dessero la minima fiducia a Renzi. Parole simili a quelle di altri amministratori, come il sindaco di Milano Giuseppe Sala, che ha definito in una lettera aperta sul «Corriere della sera» la corsa al voto «né scontata né opportuna». O ancora il catanese Enzo Bianco: «Gentiloni sta svolgendo un ruolo rasserenante e sta svelenendo il clima: lasciamolo lavorare e portare a termine alcune riforme avviate da Renzi. Si faccia una buona legge elettorale e dopo si vada al voto».

enzo biancoenzo bianco

 

Inviti alla calma e alla riflessione che arrivano anche dai governatori delle aree terremotate. Dalla umbra Catiuscia Marini al laziale Nicola Zingaretti all' abruzzese Luciano D' Alfonso, è un coro unico: sono altre le priorità, nei territori sconvolti dal sisma, non le elezioni anticipate. Richiami che, da Nord a Sud, vengono convogliati verso la sede nazionale di Largo del Nazareno in cui è in corso invece un' accelerazione.

nicola zingarettinicola zingaretti

 

Renzi a «Di martedì» rilascia una dichiarazione per assicurare che «per me votare nel 2017 o nel 2018 è lo stesso», e «l' unica cosa è evitare che scattino i vitalizi perché sarebbe molto ingiusto verso i cittadini, sarebbe assurdo».

 

I vitalizi scatteranno a settembre, quindi si tratterebbe di votare prima (o di cambiare le norme sulle pensioni dei parlamentari), a giugno. Ieri sera alla sede nazionale del partito era previsto un incontro dei vertici per stendere un calendario di incontri con le altre forze politiche: obiettivo, verificare se esistano le condizioni per modificare la legge elettorale. Già da oggi potrebbero iniziare le trattative, dall' alleato di governo Ncd. Per poi tirare le somme alla Direzione del 13 febbraio.

RENZI FLORIS BALLARO RAI RENZI FLORIS BALLARO RAI

 

Un percorso fuori dal Palazzo che vorrebbe fare da preliminare a quello istituzionale. Ieri il M5S ha chiesto che si inizi a discutere in Parlamento, e in serata i capigruppo hanno fissato una data: il 27 febbraio la legge approderà in Aula: «Ci auguriamo di avere il testo di legge da inviare al Senato entro marzo», l' auspicio del grillino Luigi Di Maio. Che si può avverare, grazie al contingentamento dei tempi, ma solo se entro quella data la Commissione avrà finito il suo lavoro.

luigi di maio luigi di maio

 

Intanto però al Nazareno si predispongono consultazioni «informali» per capire come si possa intervenire sulla legge. A annunciarle è stato il presidente Orfini, convinto che, mentre la minoranza è contraria alla corsa al voto e si dibatte nell' ipotesi scissione, tutta la maggioranza del Pd sia d' accordo su un' accelerazione. «Se il percorso è ordinato, ci stanno tutti», dicono i renziani. La pressione più forte per rallentare il percorso è quella del territorio.

ORFINI RENZIORFINI RENZI

 

Sindaci renziani che il segretario vorrebbe portare nella nuova segreteria, i frontmen del partito capaci di raggranellare voti e fiducia dai cittadini. E che non fanno che ripeterglielo: «Matteo, aspetta, non correre».

 

Ultimi Dagoreport

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…

cecilia sala giorgia meloni alfredo mantovano giovanni caravelli elisabetta belloni antonio tajani

LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…