corbyn may

CHI VUOLE LA HARD BREXIT? - IL MINISTRO SI DIMETTE E RIVELA: ''IL PORTAVOCE DELLA PREMIER MAY VUOLE LA HARD BREXIT E DISTRUGGERE IL TENTATIVO DI COMPROMESSO BIPARTISAN''. ALLA CAMERA DEI COMUNI PASSA CON 1 VOTO DI SCARTO UNA LEGGE CHE ''VIETA'' IL NO DEAL, ANCHE A COSTO DI CHIEDERE A BRUXELLES UN RINVIO PROLUNGATO (E JUNCKER HA DETTO CHE NON DARÀ UN RINVIO BREVE). ORA VA AI LORD, E MOLTI STREPITANO PER IL BLITZ

 

 

BREXIT:DIALOGO MAY-CORBYN STENTA, VETO COMUNI A NO DEAL

Alessandro Logroscino per l'ANSA

 

gove may

Niente no deal, anche a costo di dover chiedere a Bruxelles un rinvio prolungato della Brexit e, se concesso, di dover partecipare alle elezioni Europee. Lo ha deciso stanotte la Camera dei Comuni britannica, imponendo al governo con un maggioranza trasversale di appena un voto - 313 a 312 - una legge ad hoc promossa dalla deputata laburista Yvette Cooper e approvata con un'irrituale procedura sprint di poche ore - in attesa dell'assenso dei Lord - non senza polemiche.

 

ROBBIE GIBB

Si è trattato dell'ultimo colpo a effetto di un Paese in piena fibrillazione, impegnato a provare a fare ciò che non è riuscita a fare in quasi tre anni: in un'affannata corsa contro il tempo alla caccia di una via d'uscita sul dossier Brexit affidata intanto alle incerte speranze di un qualche compromesso fra Theresa May e Jeremy Corbyn, dopo l'apertura al dialogo con il leader dell'opposizione laburista su una soluzione più soft che in queste ore vale alla premier la prevedibile rivolta dei Tory brexiteer ultrà e qualche nuova defezione nel suo governo.

 

Il ghiaccio è stato rotto in un primo incontro faccia a faccia a Westminster durato due ore. Colloquio andato "molto bene", secondo le poche parole strappate inizialmente al volo da una giornalista al 'compagno Jeremy'; "utile, ma non risolutivo", secondo quelle di una successiva dichiarazione più articolata e molto cauta. "Abbiamo avuto discussioni esplorative costruttive su come rompere lo stallo", è stato il commento ufficiale di un portavoce del Labour.

 

theresa may

Mentre anche Downing Street si è limitata a evocare un'atmosfera "costruttiva". Il programma è di andare avanti domani e fino al weekend compreso per tentare di chiudere la partita. Oltre del resto non si si può spingere. "Il 12 aprile è la data ultima per l'approvazione" dell'accordo, ha ricordato con l'orologio in mano il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, avvertendo che altrimenti una proroga, almeno la proroga "di breve durata" limitata al 22 maggio che la May spera di riesumare al vertice Ue di mercoledì 10 per evitare il coinvolgimento britannico nelle prossime Europee, non potrà essere nemmeno presa in esame.

 

 Jason Groves, political editor del Daily Mail, pronostica in effetti un'intesa realistica a portata di mano: con "unione doganale; allineamento permanente (a Bruxelles) sui diritti dei lavoratori e altro; annacquamento dei piani Tory (restrittivi) sull'immigrazione, ma fine comunque della libertà di movimento confermata; senza un secondo referendum; e con l'uscita dall'Ue prima delle euro-elezioni". Parlare di ottimismo appare però avventato.

 

NICK BOLES

Tanto più che le divisioni restano: sia tra i fronti opposti ai Comuni, arrivati addirittura a sperimentare un pareggio - 310 voti per parte - prima di bocciare l'idea di una nuova sessione di voti indicativi su opzioni di piani B alternativi alla linea May; sia all'interno dei partiti. Sulla richiesta d'un referendum bis confermativo il Labour è diviso. Ma cresce il pressing su Corbyn, anche tra i fedelissimi del governo ombra, a considerarlo irrinunciabile.

 

Fra i conservatori poi, dove il secco cambio di rotta della premier non è piaciuto a molti, è guerra aperta. I brexiteer più oltranzisti l'hanno presa di mira senza sconti nel Question Time del mercoledì, rinfacciandole d'aver tradito lo zoccolo duro del partito e del gabinetto, deciso a uscire dall'Ue il 12 aprile anche sfidando le paure di tanti (business in testa) su un traumatico no deal.

 

TUSK JUNCKER

Accuse a cui lei ha risposto rivendicando di considerare "il no deal preferibile ad un cattivo accordo, ma non a un buon accordo". E invocando "un consenso trasversale" come il modo più sicuro a questo punto per "attuare la Brexit". Spiegazioni che non sono bastate a evitare le dimissioni di altri due membri governo.

 

 Soltanto esponenti junior stavolta, Nigel Adams e Chris Heaton-Harris, sottosegretari rispettivamente al dicastero per il Galles e a quello per la Brexit, dopo la girandola d'abbandoni eccellenti dei mesi scorsi, ma comunque di un qualche peso: soprattutto nel caso di Heaton-Harris, addetto proprio ai piani per un eventuale no deal, che nella lettera di congedo ha scritto di ritenere il suo lavoro ormai "irrilevante" data la scelta di campo della May.

 

Mark Carney gov Bank of England

 Non la pensa così il governatore della Bank of England, Mark Carney, convinto al contrario che la minaccia dell'epilogo di'un "no deal accidentale sia ancora elevata", ed elevata "in modo allarmante". A meno che il dialogo May-Corbyn non vada davvero in buca e non trovi finalmente la ratifica d'una maggioranza.

 

Magari con l'aggiunta di quel voto referendario confermativo cui la premier continua a dire no, ma che i gruppi minori della opposizione e molti laburisti, fra cui la ministra degli Esteri ombra Emily Thornberry, invocano ancora come conditio sine qua non per un via libera. Anche al prezzo di far saltare tutto.

Ultimi Dagoreport

veronica gentili alessia marcuzzi roberto sergio giampaolo rossi myrta merlino

A LUME DI CANDELA - “QUESTO PROGRAMMA NON È UN ALBERGO”: AI PIANI ALTI DI MEDIASET SI RUMOREGGIA PER LE FREQUENTI ASSENZE DI MYRTA MERLINO A “POMERIGGIO CINQUE” (LE ULTIME RICHIESTE: DUE GIORNI A MARZO E PONTE LUNGHISSIMO PER PASQUA E 25 APRILE) – VERONICA GENTILI ALL’ISOLA DEI FAMOSI: È ARRIVATA LA FUMATA BIANCA – IL NO DI DE MARTINO AGLI SPECIALI IN PRIMA SERATA (HA PAURA DI NON REPLICARE IL BOOM DI ASCOLTI) – CASCHETTO AGITATO PER LE GAG-ATE DI ALESSIA MARCUZZI - LO SHAMPOO DELLA DISCORDIA IN RAI - IL POTENTE POLITICO DI DESTRA HA FATTO UNA TELEFONATA DIREZIONE RAI PER SOSTENERE UNA DONNA MOLTO DISCUSSA. CHI SONO?

donald trump paolo zampolli

DAGOREPORT - LA DUCETTA SUI TRUMP-OLI! OGGI ARRIVA IN ITALIA IL MITICO PAOLO ZAMPOLLI, L’INVIATO SPECIALE USA PER IL NOSTRO PAESE, NONCHÉ L’UOMO CHE HA FATTO CONOSCERE MELANIA A DONALD. QUAL È IL SUO MANDATO? UFFICIALMENTE, “OBBEDIRE AGLI ORDINI DEL PRESIDENTE E ESSERE IL PORTATORE DEI SUOI DESIDERI”. MA A PALAZZO CHIGI SI SONO FATTI UN'ALTRA IDEA E TEMONO CHE IL SUO RUOLO SIA "CONTROLLARE" E CAPIRE LE INTENZIONI DELLA DUCETTA: L’EQUILIBRISMO TRA CHEERLEADER “MAGA” E PROTETTRICE DEGLI INTERESSI ITALIANI IN EUROPA È SEMPRE PIÙ DIFFICILE – I SONDAGGI DI STROPPA SU PIANTEDOSI, L’ATTIVISMO DI SALVINI E LA STORIA DA FILM DI ZAMPOLLI: FIGLIO DEL CREATORE DELLA HARBERT (''DOLCE FORNO''), ANDÒ NEGLI STATES NEGLI ANNI '80, DOVE FONDÒ UN'AGENZIA DI MODELLE. ''TRA LORO HEIDI KLUM, CLAUDIA SCHIFFER E MELANIA KNAUSS. PROPRIO LEI…”

giorgia meloni donald trump joe biden

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI, FORSE PER LA PRIMA VOLTA DA QUANDO È A PALAZZO CHIGI, È FINITA IN UN LABIRINTO. E NON SA DAVVERO COME USCIRNE. STAI CON NOI TRUMPIANI O CONTRO DI NOI? CI METTI LA FACCIA O NO? IL BRITANNICO NEO-MAGA NIGEL FARAGE HA DICHIARATO CHE AVREBBE PREFERITO CHE MELONI PRENDESSE POSIZIONI PIÙ DURE CONTRO L’UNIONE EUROPEA, ALTRO SEGNALE: COME MAI ANDREA STROPPA, TOYBOY DELL'ADORATO MUSK, SPINGE SU X PER IL RITORNO DI SALVINI AL VIMINALE? VUOLE PER CASO COSTRINGERMI A USCIRE ALLO SCOPERTO? OGGI È ARRIVATA UN'ALTRA BOTTA AL SISTEMA NERVOSO DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA LEGGENDO LE DICHIARAZIONI DI JORDAN BARDELLA, IL PRESIDENTE DEL PARTITO DI MARINE LE PEN, CHE HA TROVATO L’OCCASIONE DI DARSI UNA RIPULITA PRENDENDO AL VOLO IL "GESTO NAZISTA" DI BANNON PER ANNULLARE IL SUO DISCORSO ALLA CONVENTION DEI TRUMPIANI A WASHINGTON - E ADESSO CHE FA L’EX COCCA DI BIDEN, DOMANI POMERIGGIO INTERVERRÀ LO STESSO IN VIDEO-CONFERENZA?

marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT - L’INTERVISTA RILASCIATA DA MARINA BERLUSCONI AL “FOGLIO” HA MANDATO IN TILT FORZA ITALIA E SOPRATTUTTO TAJANI - IL VICEPREMIER HA REAGITO IN MODO SCOMPOSTO: “NON ABBIAMO BISOGNO DI NESSUNA SVEGLIA. MARINA FA BENE A DIRE CIÒ CHE PENSA MA NON CI HA MAI CHIESTO NÉ IMPOSTO NULLA. QUANTO DETTO DA LEI NON ERA RIVOLTO A FORZA ITALIA” - NEL PARTITO MONTA LA FRONDA VERSO LA FAMIGLIA BERLUSCONI E C’E’ CHI PENSA DI POTERSI EMANCIPARE UNA VOLTA PER TUTTE (MAGARI TROVANDO UN FINANZIATORE DISPOSTO AD ACCOLLARSI I 99 MILIONI DI FIDEJUSSONI GARANTITE DALLA DINASTY DI ARCORE) - AVVISO ALLA "SINISTRA" MARINA: NEL WEEKEND VERRA’ CONDOTTO UN SONDAGGIO RISERVATO PER TESTARE L’APPREZZAMENTO DEL SIMBOLO DI FORZA ITALIA SENZA LA PAROLA “BERLUSCONI”…

giuseppe conte elly schlein

LE INSOSTENIBILI DICHIARAZIONI FILO-TRUMP DI CONTE HANNO MANDATO IN TILT SCHLEIN - TRA I DUE SAREBBE PARTITA UNA TELEFONATA BURRASCOSA IN CUI LA SEGRETARIA DEM AVREBBE FATTO CAPIRE A PEPPINIELLO CHE SE CONTINUA COSÌ IL M5S CROLLERÀ AL 7% - ELLY DEVE FARE I CONTI CON L’AUT AUT DI CALENDA E CON LA MINORANZA CATTO-DEM IN SUBBUGLIO CONTRO CONTE – PEPPINIELLO TIRA DRITTO: PARLA ALLA PANCIA DEI 5 STELLE E ABBRACCIA LA LINEA ANTI-DEM DI TRAVAGLIO SU RUSSIA E TRUMP. MA "LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO" SA BENISSIMO CHE, SENZA UN ACCORDO COL PD, A PARTIRE DAL PROSSIMO VOTO REGIONALE, NON VA DA NESSUNA PARTE…