monti renzi

MONTI DI GUERRA - L'EX PREMIER DICE DI NON AVERE MANDANTI PER IL SUO ATTACCO DURISSIMO CONTRO RENZI. MA POI AVVERTE: ''SENZA L'UNIONE EUROPEA, I NAZIONALISMI CHE STANNO RISORGENDO PORTEREBBERO DI NUOVO A GUERRE NEL NOSTRO CONTINENTE''

Federico Fubini per il “Corriere della Sera

 

Mario Monti non ci si ritrova proprio e non si stupisce. Non si ritrova, il senatore a vita, nel ritratto che immediatamente molti fanno di lui non appena le sue parole iniziano a esercitare il loro peso sulla classe politica italiana: subito partono le insinuazioni secondo le quali l' ex commissario europeo agisce d' intesa con chissà chi a Bruxelles o a Berlino contro il governo italiano di turno.

RENZI MONTI MONTEZEMOLO RENZI MONTI MONTEZEMOLO

 

Ma non si stupisce, perché non succede la prima volta e magari non sarà l' ultima. Monti ha sempre visto nelle teorie del complotto più fantasiose la tecnica perfetta per mettere la testa nella sabbia; per cercare cosa c' è «dietro» in modo da non dover vedere il problema davanti agli occhi di tutti.

 

Ciò che ha sorpreso Monti è piuttosto la reazione di tanti senatori l' altro ieri, dopo che l' ex premier ha usato parole chiare all' indirizzo di Matteo Renzi. «Lei sta facendo correre grossi rischi all' Italia e all' Europa - aveva detto al presidente del Consiglio -. Lei non manca occasione per denigrare l' Unione introducendo negli italiani una pericolosissima alienazione nei confronti dell' Europa».

 

L' ex presidente della Camera Pierferdinando Casini, l' ex ministro della Difesa Mario Mauro, ma anche molti dalle file del Pd e persino di Sel sono venuti a complimentarsi con Monti. In privato, certo. Qualcuno di loro ha osservato che lo scambio fra l' ex premier e il premier aveva riportato il dibattito politico in Senato dopo molto tempo.

 

A freddo, il giorno dopo, Monti non si lascia trasportare dalla polemica. Continua a parlare d' Europa, anche se il posto del suo Paese nell' Unione non è mai lontano dalle sue preoccupazioni. «A far sì che la Ue non funzioni è, in gran parte, il fatto che i governi degli Stati membri da qualche anno hanno smesso di vedere nella Ue un investimento, il grande cantiere per costruire una casa comune, anche nell' interesse di ogni Paese», dice l' ex premier.

 

RENZI E MONTI A PALAZZO VECCHIO RENZI E MONTI A PALAZZO VECCHIO

Aveva affidato parole simili a un intervento per Le Soir e El Pais poche settimane fa. Ma ora continua nella stessa riflessione, non senza una dose di amarezza. «Ormai, i governi vedono nella Ue un "bene di consumo". Quando vanno a Bruxelles per partecipare al Consiglio, non portano più il loro mattone; piuttosto, cercano di staccare un mattone dalla casa semi-costruita, di triturarlo e di trasformarne la polvere (sì, polvere d' Europa) in consenso per sé, per il proprio partito, da parte dell' opinione pubblica nazionale».

BERSANI - MONTI - ALFANO - CASINI DA TWITTERBERSANI - MONTI - ALFANO - CASINI DA TWITTER

Monti non nomina mai Renzi, anche perché certamente non pensa solo a lui.

 

Non vede nello stile del premier italiano un caso isolato di questi tempi. Ma il professore non fa sconti: «Molti politici nazionali, che sovente si professano europeisti - e magari perfino credono di esserlo! - sono diventati maestri muratori della decostruzione europea - osserva -.

 

Ministro Mario Mauro Ministro Mario Mauro

In questo raffinato reverse engineering , puntano ad estrarre popolarità domestica dal mattone sia mediante le opere (cioè le decisioni che prendono a quel tavolo dei 28, decisioni intestate alla Ue ma che in realtà sono spesso una cacofonia risultante da 28 interessi politici di parte, di solito mascherati da "interessi nazionali"), sia mediante le parole (il modo, sovente caricaturale o fuorviante in cui descrivono la Ue ai loro concittadini)».

 

Non che sia la prima crisi europea alla quale Monti assiste da molto vicino. Non era stato facile neanche il percorso di avvicinamento all' euro, quando lui stesso era commissario europeo e prima ancora. Ma molto è cambiato. «Rispetto ad allora, i nazionalismi sono diventati in molti Paesi europei realtà concrete e forti - riflette Monti -. Oggi appaiono compatibili tra loro o addirittura sinergici perché hanno un obiettivo comune, togliere spazio alla Ue e darlo alle sovranità nazionali.

 

Mario Monti and Jean Claude Juncker c Mario Monti and Jean Claude Juncker c il presidente dell eurogruppo juncker a destra in una rara foto con mario draghi e mario monti aspx il presidente dell eurogruppo juncker a destra in una rara foto con mario draghi e mario monti aspx

Ma, in un' Europa senza Unione Europea, i nazionalismi tenderebbero a scontrarsi tra loro. In una fase storica in cui le guerre, perfino dentro il continente europeo e ancor più ai suoi confini, sono purtroppo tornate ad essere reali e frequenti, possiamo davvero pensare che, senza il forte quadro di una convivenza organizzata in Unione, i nazionalismi dei nostri Paesi non ricorrerebbero alle armi, insanguinando di nuovo il territorio dell' attuale Ue, come hanno fatto così spesso nella Storia?».

 

 

 

Ultimi Dagoreport

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, MATTEO SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…

cecilia sala giorgia meloni alfredo mantovano giovanni caravelli elisabetta belloni antonio tajani

LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…