MUOIA IL “SALVA ROMA” CON TUTTE LE MANCETTE - IL GOVERNO RISCHIAVA DI CADERE CON IL PASSAGGIO DEL DECRETO IN SENATO. E NAPOLITANO È DOVUTO INTERVENIRE SU LETTA

Francesco Grignetti per "La Stampa"

«Salva Roma», addio. La decisione di mollare al suo destino un decreto che era nato come intervento chirurgico a favore del Comune di Roma e che si era trasformato nel corso dell'esame in un provvedimento omnibus con dentro un po' di tutto, ha lasciato di stucco i parlamentari. I quali, specie alla Camera, ostacolati dall'ostruzionismo dei grillini e dei leghisti, avevano mugugnato non poco per dover lavorare fino a tutta domenica e poi tornare al proprio seggio anche oggi.

Ma i tempi stringevano. Il Senato avrebbe avuto appena tre giorni per convertire il decreto in legge e qualche inquietudine c'era. Anche se i capigruppo garantivano la presenza di tutti i parlamentari, al Senato l'infortunio era in agguato. Sarebbe stata una catastrofe: fine anticipata del governo e default per la Capitale, per di più nell'anno in cui l'Italia avrà la responsabilità del Semestre europeo.

Dopo un colloquio chiarificatore con Napolitano, martedì scorso Enrico Letta ha dunque deciso di staccare la spina al «Salva Roma», arrivando alfine alla stessa decisione che nei giorni precedenti era stata sollecitata da Matteo Renzi (indignato per la «porcata» sulle slot).

Fino all'ultimo il ministro Dario Franceschini, Rapporti con il Parlamento, aveva insistito sulla necessità di andare avanti, pur turandosi il naso, perché altrimenti sarebbe stato impossibile evitare il fallimento per il Campidoglio. Ritirando il decreto, però, e riproponendone il «cuore» in un altro provvedimento, ossia nel Milleproroghe che proprio oggi sarà all'esame del Consiglio dei ministri, il problema pare risolto.

Un caso rarissimo se non unico negli annali parlamentari, il ritiro di un decreto che ha appena incassato il voto di fiducia di un ramo del Parlamento. Talmente atipica, come decisione, da suscitare polemiche. Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia, ne trae spunto per dire: «Con la decadenza del "Salva Roma" decade il governo, Letta ne tragga le conseguenze». Gli risponde l'ex collega Raffaello Vignali, Ncd: «Il governo, che ha ottenuto tre giorni fa la fiducia alla Camera con 340 si e 155 no, ritirando il decreto "Salva Roma" sarebbe sfiduciato e decadrebbe? Francamente sfugge la base istituzionale di questo ragionamento, ma prima di tutto la logica».

Addio ad alcune norme controverse, intanto, come il codicillo pro-slot machine. Era stato un emendamento della senatrice Federica Chiavaroli, Ncd, a mettere in contrapposizione l'interesse dell'Erario con i tentativi degli Enti locali per frenare in qualche modo le macchinette del gioco d'azzardo. Rischiano la stessa fine ingloriosa tanti altri capitoli spuri: fondi per sostituire le lampadine dei semafori, per il restauro dei palazzi municipali e delle torri di guardia sul mare, per l'Expo di Milano. Così anche dovrebbero finire su un binario morto la tassa di sbarco sulle piccole isole, oppure la sanatoria per bungalow e casette in legno sulle spiagge demaniali.

 

Giorgio Napolitano e Enrico Letta LETTA ALFANO FRANCESCHINI alfano e letta duo extra ignazio marino e napolitano all opera di roma per la prima di ernani diretto da riccardo muti Ignazio Marino e Anna Falchi

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni daniela santanche galeazzo bignami matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ, LA PATATA BOLLENTE DEL MINISTRO DEL TURISMO RINVIATO A GIUDIZIO È SUL PIATTO DELLA DUCETTA CHE VORREBBE PURE SPEDIRLA A FARE LA BAGNINA AL TWIGA, CONSCIA CHE SULLA TESTA DELLA “SANTA” PENDE ANCHE UN EVENTUALE PROCESSO PER TRUFFA AI DANNI DELL’INPS, CIOÈ DELLO STATO: UNO SCENARIO CHE SPUTTANEREBBE INEVITABILMENTE IL GOVERNO, COL RISCHIO DI SCATENARE UN ASSALTO DA PARTE DEI SUOI ALLEATI AFFAMATI DI UN ''RIMPASTINO'', INDIGERIBILE PER LA DUCETTA - DI PIU': C’È ANCORA DA RIEMPIRE LA CASELLA RESA VACANTE DI VICE MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE, OCCUPATA DA GALEAZZO BIGNAMI…

donald trump joe biden benjamin netanyahu

DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI ECONOMICA, POTERI TRADIZIONALI E GUERRA VANNO A SCIOGLIERSI DENTRO L’AUTORITARISMO RAMPANTE DELLA TECNODESTRA DEI MUSK E DEI THIEL, LA SINISTRA È ANNICHILITA E IMPOTENTE - UN ESEMPIO: L’INETTITUDINE AL LIMITE DELLA COGLIONERIA DI JOE BIDEN. IL PIANO DI TREGUA PER PORRE FINE ALLA GUERRA TRA ISRAELE E PALESTINA È SUO MA CHI SI È IMPOSSESSATO DEL SUCCESSO È STATO TRUMP – ALL’IMPOTENZA DEL “CELOMOLLISMO” LIBERAL E BELLO, TUTTO CHIACCHIERE E DISTINTIVO, È ENTRATO IN BALLO IL “CELODURISMO” MUSK-TRUMPIANO: CARO NETANYAHU, O LA FINISCI DI ROMPERE I COJONI CON ‘STA GUERRA O DAL 20 GENNAIO NON RICEVERAI MEZZA PALLOTTOLA DALLA MIA AMMINISTRAZIONE. PUNTO! (LA MOSSA MUSCOLARE DEL TRUMPONE HA UN OBIETTIVO: IL PRINCIPE EREDITARIO SAUDITA, MOHAMMED BIN SALMAN)

giorgia meloni tosi matteo salvini luca zaia vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - MENTRE IL PD DI ELLY, PUR DI NON PERDERE LA CAMPANIA, STA CERCANDO DI TROVARE UN ACCORDO CON DE LUCA, LEGA E FRATELLI D’ITALIA SONO A RISCHIO DI CRISI SUL VENETO - ALLE EUROPEE FDI HA PRESO IL 37%, LA LEGA IL 13, QUINDI SPETTA ALLA MELONI DEI DUE MONDI - A FAR GIRARE VIEPPIÙ I CABASISI A UN AZZOPPATO SALVINI, IL VELENO DI UN EX LEGHISTA, OGGI EURODEPUTATO FI, FLAVIO TOSI: ‘’IL TERZO MANDATO NON ESISTE, ZAIA NON HA NESSUNA CHANCE. TOCCA A FDI, OPPURE CI SONO IO”

emmanuel macron ursula von der leyen xi jinping donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT – PER TRUMP L'EUROPA NON E' PIU' UN ALLEATO MA SOLO UN CLIENTE PER IMPORRE I SUOI AFFARI - ALL’INAUGURATION DAY CI SARÀ SOLO GIORGIA (QUELLA CHE, TRUMP DIXIT, "HA PRESO D'ASSALTO L'EUROPA") MA NON URSULA VON DER LEYEN - CHE FARE DI FRONTE ALL'ABBANDONO MUSK-TRUMPIANO DI UNA CONDIVISIONE POLITICA ED ECONOMICA CON I PAESI DELL'OCCIDENTE? - CI SAREBBE IL PIANO DRAGHI, MA SERVONO TANTI MILIARDI E VOLONTÀ POLITICA (AL MOMENTO, NON ABBONDANO NÉ I PRIMI, NÉ LA SECONDA) - L’UNICA SOLUZIONE È SPALANCARE LE PORTE DEGLI AFFARI CON PECHINO. L'ASSE EU-CINA SAREBBE LETALE PER "AMERICA FIRST" TRUMPIANA

giancarlo giorgetti francesco miller gaetano caltagirone andrea orcel nagel

DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET  SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER AVVANTAGGIARE IL LEONE DI TRIESTE NEL RICCO MERCATO DEL RISPARMIO GESTITO. MA LA JOINT-VENTURE CON I FRANCESI IRRITA NON SOLO GIORGETTI-MILLERI-CALTAGIRONE AL PUNTO DI MINACCIARE IL GOLDEN POWER, MA ANCHE ORCEL E NAGEL - PER L'AD UNICREDIT LA MOSSA DI DONNET È BENZINA SUL FUOCO SULL’OPERAZIONE BPM, INVISA A PALAZZO CHIGI, E ANCHE QUESTA A RISCHIO GOLDEN POWER – MENTRE NAGEL TEME CHE CALTA E MILLERI SI INCATTIVISCANO ANCOR DI PIU' SU MEDIOBANCA…

papa francesco spera che tempo che fa fabio fazio

DAGOREPORT - VOCI VATICANE RACCONTANO CHE DAL SECONDO PIANO DI CASA SANTA MARTA, LE URLA DEL PAPA SI SENTIVANO FINO ALLA RECEPTION - L'IRA PER IL COMUNICATO STAMPA DI MONDADORI PER LA NUOVA AUTOBIOGRAFIA DEL PAPA, "SPERA", LANCIATA COME IL PRIMO MEMOIR DI UN PONTEFICE IN CARICA RACCONTATO ''IN PRIMA PERSONA''. PECCATO CHE NON SIA VERO... - LA MANINA CHE HA CUCINATO L'ENNESIMA BIOGRAFIA RISCALDATA ALLE SPALLE DI BERGOGLIO E' LA STESSA CHE SI E' OCCUPATA DI FAR CONCEDERE DAL PONTEFICE L'INTERVISTA (REGISTRATA) A FABIO FAZIO. QUANDO IL PAPA HA PRESO VISIONE DELLE DOMANDE CONCORDATE TRA FABIOLO E I “CERVELLI” DEL DICASTERO DELLA COMUNICAZIONE È PARTITA UN’ALTRA SUA SFURIATA NON APPENA HA LETTO LA DOMANDINA CHE DOVREBBE RIGUARDARE “SPERA”…