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CHE MONDO SAREBBE SENZA NARDELLA? - DOPO IL CROLLO SUL LUNGARNO, IL SINDACO DI FIRENZE AL CONTRATTACCO: “IN CASO DI VITTIME QUALCUNO AVREBBE GIOITO. LE CRITICHE? SCIACALLAGGIO. USANO LA MIA CITTÀ PER ATTACCARE RENZI”

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Marco Imarisio per il “Corriere della Sera”

 

Sindaco Nardella, il risarcimento integrale promesso da Publiacqua è una ammissione di colpevolezza?
«Non sono un giudice, faccio un altro mestiere. Ma il fatto che l' azienda in questione si faccia carico dei danni conferma il nesso tra l' incidente di martedì notte e un problema di tubature».

Siamo davvero sicuri che non saliranno tariffe e tasse locali?
«Il ripristino del lungarno non deve gravare neppure per un euro sui cittadini. Ho preso un impegno, e intendo rispettarlo».
 

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Ha anche promesso che tutto sarà a posto entro settembre.
«Sono consapevole del fatto che si tratta di una corsa contro il tempo. Anche nel senso meteorologico. Dobbiamo evitare la stagione delle piogge. Da un lato è una necessità, dall' altro si tratta di volontà. Vogliamo far vedere di essere capaci a ricostruire bene e in fretta».

Si è accorto anche lei di una certa soddisfazione, non solo sul web, per l' accaduto?
«Puro sciacallaggio politico. Non è la prima volta che si usa la mia città per attaccare Renzi. Certo, questa volta le reazioni sono state molto sguaiate, come se Firenze non fosse patrimonio dell' Italia intera ma piuttosto un' entità extraterritoriale».
 

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Suvvia, il diritto di critica esiste.
«E chi lo nega. Io però mi confronto e accetto i rilievi dei cittadini, e di chi si rimbocca le maniche. Non c' è stato nessuno dei nostri avversari politici che godevano di questo incidente che mi abbia chiamato per chiedere cosa poteva fare, o per dare solidarietà».

Eccezioni?
«Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia. Jacopo Cellai, capogruppo di Forza Italia in Comune. Ho apprezzato».

Lei si ricorda quando c' era Berlusconi?
«Ma questa è una faccenda diversa. La ferita riguarda una città che è patrimonio dell' umanità. Io detesto l' idea di un confronto politico all' insegna del tanto peggio tanto meglio. E il solo pensiero che qualcuno si sarebbe fregato le mani se ci fosse scappato il morto mi fa schifo».

Come si sente a stare tra l' incudine dell' Italia renziana e il martello dell' altra metà antirenziana?
«A chi mi chiede se pesa l' eredità di Matteo, rispondo sempre che io almeno un' eredità ce l' ho e avendo lavorato con lui per quattro anni ho anche contribuito a costruirla. Ai Gasparri, ai Salvini di turno, dico solo giù le mani da Firenze. E di vergognarsi, se ne sono capaci».
 

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Non negherà il fatto che Firenze rappresenta il cuore del renzismo.
«Ma è ingiusto e meschino che la città diventi un bersaglio dei suoi nemici. Ma forse questo succede anche perché qui abbiamo lavorato bene, abbiamo creato un modello. E comunque, inutile dannarsi. Anche se tra 80 anni dovesse cadere una tegola da un tetto, ci sarà qualcuno che darà la colpa a Renzi. Lo trovo triste, e ingiusto».

Come risponde all' accusa che l' elenco dei membri presenti e passati del board di Publiacqua sembra una riproduzione del Giglio magico?
«Anche qui si persevera nella menzogna. Il management di Publiacqua, dall' amministratore delegato fino ai capireparto, è sempre stato espressione del socio privato, Acea. La parte operativa compete a loro.

 

 

Le nomine di parte pubblica del board e del presidente determinavano linee generali e scelte strategiche. E faccio presente che si tratta di un' azienda in salute, non della classica società partecipata che fa parte del dissesto italiano».

Quando ha parlato di errore umano stava chiedendo la testa dell' amministratore delegato?
«La responsabilità della parte pubblica è quella di indirizzare e controllare. Qualcuno ha sbagliato, questo è evidente. L' amministratore delegato è il vertice della struttura operativa. È il primo che deve dare delle risposte. A mio avviso ci sono delle responsabilità precise. Il risarcimento dei danni va bene, ma non finisce qui».

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