RAI, DI TUTTO DI PUS - CON LA NOMINA DI FOA UCCELLATA DA BERLUSCONI, LA PRESIDENZA POTREBBE ANDARE A GIAMPAOLO ROSSI, ELETTO IN CDA GRAZIE AI VOTI DI FORZA ITALIA - E POI IL NOME DI FOA E’ NEL MIRINO DI MATTARELLA: NON SONO GLI ATTACCHI AL PRESIDENTE DENUNCIATI DAL PD, MA ANCHE UNO SCONTRO DIRETTO CHE VIDE IL COLLE INTERVENIRE PER SMENTIRE CON DUREZZA ALCUNE AFFERMAZIONI FATTE DALLO STESSO GIORNALISTA…
1 - LA CARTA ROSSI PER LA PRESIDENZA RAI MA SERVE IL PASSO INDIETRO DI FOA
Alessandro Di Matteo per “la Stampa”
Alla fine solo un colloquio tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini sembra in grado di sbrogliare il nodo che rischia di paralizzare la Rai. In gioco c'è la sopravvivenza del centrodestra come alleanza e l'unico modo, secondo Berlusconi, a questo punto è un cambiamento di metodo e quindi di nome. No a Marcello Foa e si riparta da zero, su un altro nome, magari quello di Giampaolo Rossi eletto nel cda grazie ai voti di Forza Italia e di Fratelli d' Italia.
Il voto Oggi il cda si esprimerà sul presidente, domani toccherà alla commissione parlamentare di Vigilanza votare il nome di Marcello Foa e i numeri, allo stato, non ci sono. Per rendere «efficace» la nomina di Foa a presidente, ammesso che non ci siano intoppi già nel cda, servono i due terzi della Vigilanza e Lega e M5S arrivano a 21, mentre il quorum è a 27. La maggioranza può contare sul sì di Fratelli d' Italia, che però «vale» solo due voti. Considerando che Pd e LeU hanno alzato le barricate, senza Forza Italia Foa non passa.
La trattativa Berlusconi, dal San Raffaele dove è stato per dei «controlli di routine», ha detto che così non si può fare, che la Lega non può procedere senza nemmeno consultare l' alleato con sui si è presentata in campagna elettorale. «Non potremo votarlo - dice Tajani, dopo aver sentito Berlusconi -. Non è una questione personale ma una questione di metodo. Quando si fa parte di una coalizione non si può presentare un nome dicendo di prendere o lasciare. Non è una questione di trattative, non siamo al mercato.». Il timore di Fi, spiega un parlamentare berlusconiano, è che Salvini si appresti a farla da padrone anche alle prossime amministrative: «Se se dobbiamo rompere con lui, tanto vale farlo subito».
L'IRA DI DI MAIO
Un no che scatena i 5 Stelle, Luigi Di Maio difende Foa («Essere sovranisti non è un reato») e parla di rinnovato «patto del Nazareno» tra Fi e Pd. La Lega, invece, tace. Giancarlo Giorgetti e Matteo Salvini hanno tentato negli ultimi giorni di convincere la parte di Fi più attenta al confronto con la Lega, Niccolò Ghedini e Licia Ronzulli per esempio.
Si è parlato di dare la direzione del Tg2 o la direzione di Rai2 a Fi, con Sangiuliano al Tg1, ma il tentativo è stato vano. Berlusconi anche oggi ribadirà il suo no a un nome «prendere o lasciare» e anche M5S non intende fare concessioni al Cavaliere e rivendica il Tg2 per Alberto Matano, mentre al Tg3 potrebbe restare Mazzà. Certo, il Pd non si fida.
luigi di maio berlusconi salvini meloni
Le voci dei contatti Lega-Fi hanno allarmato la sinistra e Pd e LeU hanno chiesto ufficialmente a Fi di uscire dall'aula, dal momento che il voto è segreto e qualcuno potrebbe cadere in tentazione. Appello che al momento Fi non ha ancora accolto. Michele Anzaldi chiede a Fi di resistere alla tentazione di «patti segreti».
LA SOLUZIONE
Ma, ragionano proprio fonti del partito di Berlusconi, «l'unico modo per uscire dallo stallo è un cambio di metodo». Ora Fi vuole dignità politica, innanzitutto. E la sola maniera per ottenerla sembra il passo indietro di Foa. Altrimenti, si andrebbe allo stallo. Uno scenario che sancirebbe anche ufficialmente la fine del centrodestra.
2 - IL COLLE NON SCORDA LO SCONTRO CON FOA
Laura Cesaretti per “il Giornale”
marcello foa disgustato da mattarella
Dal recente passato riemerge un episodio che mette in imbarazzo l' aspirante presidente della Rai Marcello Foa, e che fa sussurrare a più di un esponente della maggioranza: «Quella candidatura non piace al Quirinale». In verità, racconta chi ha seguito da vicino la lunga trattativa sulle nomine Rai, il Quirinale (che non ha competenze in materia) non ha chiesto né avuto alcuna informazione preventiva sulle scelte del governo, apprese solo a cose fatte, né ha sollevato obiezioni.
Ad alimentare le voci sul «nome che non piace» non sono solo gli attacchi di Foa a Mattarella denunciati dal Pd, ma anche uno scontro diretto che vide il Colle intervenire per smentire con durezza alcune affermazioni fatte dallo stesso giornalista. Era lo scorso maggio, il premier Conte era appena stato incaricato, e aveva fatto il suo «discorso di accettazione» al Colle. E Marcello Foa, intervistato dal blog complottista Byoblu, ex Cinque Stelle molto attivo nel rilanciare propaganda filo-putiniana in Italia, aveva accreditato il sospetto di una «manipolazione» delle parole del premier incaricato orchestrata dal Colle.
L' accusa era di aver diffuso ai giornalisti un testo di Conte contenente affermazioni pro Ue e rassicurazioni ai mercati diverse da quelle effettivamente pronunciate. «Se confermato ci troviamo di fronte ad un chiaro tentativo da parte del Quirinale di imporre un frame per accontentare mercati e europeisti, frame contrario a quanto previsto dal contratto firmato da Lega e i 5 Stelle, e questo tentativo avviene usando, secondo me in maniera del tutto arbitraria, una istituzione quale il Quirinale», aveva tuonato Foa.
Peccato che l' accusa fosse infondata, perché basata su retroscena che riportavano frasi pronunciate da Mattarella nel colloquio privato con Conte, e non dal premier. Il Colle smentì con durezza quelle «affermazioni false, diffamatorie, gravemente lesive dell' immagine della Presidenza della Repubblica», ricordando che il Quirinale «non ha distribuito alcun testo ai giornalisti» e denunciando il «tentativo di minare la credibilità dell' istituzione».
Un incidente che porta acqua al mulino di chi, come il dem Verducci, definisce la designazione di Foa «una rottura istituzionale» perché il presidente Rai «deve essere figura di garanzia, che tutti possano rispettare e nei cui comportamenti tutti possano riconoscersi».
Il Pd chiama ad un «voto compatto» contro Foa, difeso da Di Maio contro «il nuovo patto del Nazareno tra Pd e Fi». Ma anche il presidente della Camera, il grillino Fico, contesta «l' assoggettamento della Rai al governo», previsto da una legge che «va cambiata».