OBAMA ESITA ANCORA – PER ATTACCARE L’ISIS IN SIRIA LE SPIE IN LOCO SONO POCHE, E I DRONI NON POSSONO VOLARE SENZA IL SÌ DI ASSAD – LONDRA: SE L’ISIS NON VIENE FERMATO ORA, COLPIRÀ EUROPA E USA – MERKEL: “QUESTO È UN GENOCIDIO, DOBBIAMO DARE LE ARMI AI CURDI»”

1. INTELLIGENCE INSUFFICIENTE - PER IL BLITZ OBAMA ESITA ANCORA

Paolo Mastrolilli per “La Stampa

 

obama guerraobama guerra

Secondo il giornale britannico «Guardian», gli Stati Uniti hanno già preso la decisione di attaccare l’Isis in Siria. I media americani però sono più prudenti, sottolineando i problemi nella raccolta delle informazioni di intelligence sugli obiettivi e nel rapporto col governo siriano, che potrebbero complicare e rallentare l’intervento.

 

IRAQ - JIHADISTI DELL' ISISIRAQ - JIHADISTI DELL' ISIS

Il Pentagono sta lavorando alla definizione della strategia e dei potenziali target, sullo sfondo di una situazione in continua evoluzione. Ieri è arrivata la buona notizia della liberazione dell’ostaggio americano Peter Curtis, che però era detenuto dal fronte al Nusra, legato ad Al Qaeda ma considerato più moderato dell’Islamic State. L’Isis invece è andato all’attacco vicino a Raqqah, la città che rappresenta la sua base in Siria, conquistando la base aerea di Tabqa e uccidendo circa 500 persone, secondo le prime stime dei testimoni.

 

Questo conferma anche la difficoltà della posizione in cui si trova il regime di Assad, che all’inizio ha quasi favorito l’emergere di questo gruppo, per dimostrare al mondo che stava combattendo dei terroristi, ma ora si sente sempre più minacciato dalla sua avanzata.

IRAQ - JIHADISTI DELL' ISISIRAQ - JIHADISTI DELL' ISIS

 

Il ministro degli Esteri britannico Philip Hammond ha detto che se non verrà fermato ora, nel prossimo futuro l’Isis colpirà inevitabilmente degli obiettivi occidentali, in Europa o negli Usa. L’ambasciatore a Washington, Peter Westmacott, ha aggiunto che l’intelligence di Londra è vicina ad identificare l’assassino di James Foley, e la forza speciale Sas è pronta al raid per cercare di prenderlo.

 

Tutti questi elementi riportano alla questione centrale dell’intervento americano in Siria, che la stessa Casa Bianca non ha escluso, per debellare la crescente minaccia posta dallo Stato Islamico. Il «Guardian» ha scritto che la decisione di colpire il gruppo terroristico nel paese dove ha le sue basi originarie è stata presa, ma il «Washington Post» avverte che ci sono complicazioni per lanciare gli attacchi. La principale è che l’intelligence è debole, e quindi non esiste una lista precisa dei target, come ha dimostrato il fallito raid del 4 luglio per liberare Foley.

isisisis

 

La Cia ha inflitrato alcuni guerriglieri locali nelle cellule nemiche, ma non sono abbastanza e non hanno penetrato l’organizzazione con la profondità necessaria a conoscere gli spostamenti dei leader. Alcune basi sono note, così come è noto che il capo, Baghdadi, si muove spesso attraverso il confine tra Iraq e Siria.

 

L’intelligence però non ha ancora la certezza dei luoghi da colpire, anche per un’altra ragione: l’impossibilità di usare i droni come sta facendo in Iraq, Pakistan e Yemen. Questi strumenti sono fondamentali per condurre operazioni di spionaggio praticamente costanti, e hanno anche la capacità di sparare quando individuano gli obiettivi, come fecero ad esempio con il leader di al Qaeda Anwar al Awlaki nello Yemen.

PETER THEO CURTISPETER THEO CURTIS

 

In Siria però lo spazio aereo è ancora pattugliato dalle forze governative, che sono in lotta con gli Usa e potrebbero abbattere i droni. L’alternativa è usare i Global Hawk o gli aerei spia di alta quota, che però non hanno la stessa capacità operativa dei droni, oppure accordarsi con Assad, quanto meno per combattere insieme l’Isis.

 

2. «QUESTO È UN GENOCIDIO, DOBBIAMO DARE LE ARMI AI CURDI»

E.St. per “La Stampa

 

 James Foley James Foley

In Iraq «stiamo assistendo a un genocidio davanti ai nostri occhi ad opera degli jihadisti sunniti dello Stato Islamico». Per questo la Germania ha deciso di inviare armi ai curdi iracheni ma non al Pkk, i cugini turchi, anche loro impegnati in Iraq. Così il cancelliere tedesco Angela Merkel, in un’intervista alla rete pubblica Ard, ha difeso la scelta di Berlino di armare i peshmerga curdi. Una mossa bocciata dalla maggioranza dei tedeschi: il 63% dei connazionali del cancelliere è contrario. Posizione condivisa dall’opposizione tedesca, secondo la quale le armi potrebbero finire nelle mani sbagliate.

 

angela merkel 4angela merkel 4

Merkel ha replicato ammettendo che «non ci sono garanzie al 100 per 100 che le armi che il governo tedesco ha deciso di inviare nel Nord dell’Iraq restino nelle giuste mani per la lotta all’Isis». Ma Berlino aveva due possibilità, ha riassunto la cancelliera: «Proviamo a fermare un genocidio» con l’invio di armi oppure decidiamo che il rischio è troppo alto.

 

«Abbiamo deciso che ci sono ragioni preponderanti per agire». Merkel ha anche colto l’occasione per smentire il suo ministro per gli Aiuti allo Sviluppo, Gerd Mueller, che nei giorni scorsi aveva esplicitamente accusato «Il Qatar di armare Isis». Gli jihadisti, ha detto la cancelliera, sono ben finanziati, «ma senza, per quanto io ne sappia, essere sostenuti direttamente da uno Stato».

BASHAR ASSAD BASHAR ASSAD

 

Gerd Mueller
Gerd Mueller

 

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