OCCUPY MA NON TROPPO - TORNANO LE PROTESTE A HONG KONG CONTRO LA DITTATURA DI PECHINO, CHE HA CONCESSO UN 'SUFFRAGIO UNIVERSALE' MA PER VOTARE CANDIDATI DECISI DA UN COMITATO CINESE - STAVOLTA A MARCIARE SONO MOLTI MENO

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ANSA) - Giornata di grande tensione a Hong Kong, dove il LegCo (o Consiglio Legislativo, il mini parlamento di Hong Kong) si appresta a votare sulle controverse riforme elettorali proposte da Pechino, che hanno diviso la popolazione e portato, lo scorso anno, all'occupazione di alcuni quartieri nevralgici della città. Il pacchetto di riforme presentato da Pechino accetta che l'ex colonia britannica sia l'unico territorio sotto la sua sovranità ad avere il suffragio universale, come promesso dalla Cina nel 1997, quando Londra le cedette Hong Kong.

 

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Contrariamente alle promesse fatte, però, Pechino ha decretato che solo i candidati approvati potranno presentarsi alle elezioni, e che questi non potranno essere in numero superiore a tre. La restrizione sui candidati è quello che ha drasticamente diviso la popolazione di Hong Kong e inasprito il dibattito politico a livelli senza precedenti: in particolare, giovani e studenti si sono mostrati del tutto ostili alle proposte di Pechino, con percentuali di 70% e più di contrari, secondo i sondaggi condotti fra la popolazione dai 17 ai 35 anni.

 

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Furono proprio loro a popolare le strade di Hong Kong per 79 giorni lo scorso autunno, quando il movimento degli Ombrelli si mobilitò per ottenere quello che definisce come "vero suffragio universale", cioè, senza filtro preventivo per i candidati. Il campo politicamente opposto, invece, capitanato dal governo di Hong Kong, reputa che dei candidati pre-selezionati ma eletti a suffragio universale sarebbero comunque maggiormente rappresentativi del sistema attuale, e hanno condotto nelle ultime settimane una campagna sempre più intensa a favore di un voto a favore del pacchetto di proposte di riforma elettorale.

 

i leader della protesta di hong kong annunciano il ritiroi leader della protesta di hong kong annunciano il ritiro

Pechino, malgrado le innumerevoli pressioni e richieste di dialogo, ha invece rifiutato ogni concessione al campo pro-democrazia ed ha anzi dichiarato che non ci saranno ulteriori concessioni, nemmeno in futuro. Il pacchetto di riforme, però, difficilmente sarà approvato: per passare, infatti, ha bisogno dell'appoggio dei due terzi dei membri del LegCo, e all'ultimo conteggio mancano almeno quattro voti, dato che i legislatori del campo pan-democratico hanno giurato di votare no all'unanimità. Oggi Hong Kong ha di nuovo visto gli spazi intorno al Consiglio Legislativo popolarsi di bandiere, slogan e manifestanti, per lo più del campo pro-governo.

 

leung chun ying  governatore di hong kong leung chun ying governatore di hong kong

Molti dei manifestanti sono scesi vicino al Parlamento con le bandiere dei clan ancestrali dei villaggi rurali ai quali appartengono, altri rappresentano le associazioni di residenti da varie città della Cina continentale, mentre altri sono legati ad alcuni dei gruppi lavorativi e di interesse considerati "pro-Pechino". I loro oppositori continuano ad essere alcuni degli studenti del movimento degli Ombrelli, alcune decine dei quali sono ancora accampati nelle strade vicino al Parlamento - non più nel mezzo, però, ma lungo i marciapiedi. Il voto avverrà probabilmente tardi questa sera o giovedì.

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