gentiloni - greta vanessa

GENTILONI, SI DIMETTA! LE OPPOSIZIONI CHIEDONO LA POLTRONA DEL MINISTRO DEGLI ESTERI DOPO LA NOTIZIA DEL PAGAMENTO DI 11 MILIONI DI EURO COME RISCATTO PER GRETA E VANESSA - "GOVERNO BUGIARDO"

Anna Maria Greco per “il Giornale”

 

«Governo bugiardo» è l' accusa. E il governo, nel caso degli 11 milioni di euro di riscatto che sarebbero stati pagati per salvare Greta e Vanessa dai fondamentalisti islamici, ha la faccia imbarazzata di Paolo Gentiloni.

 

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In serata il ministro degli Esteri deve giustificarsi al Senato nelle commissioni riunite, insieme alla collega della Difesa Roberta Pinotti. Lo fa alla fine di una giornata in cui ha parlato di Expo e slow food , migranti e human factor , senza mai dire una parola sulla clamorosa notizia. Ora, deve spiegare se in passato ha mentito al Parlamento.

 

Dopo la liberazione delle cooperanti rapite in Siria a luglio 2014, infatti, parlò di «indiscrezioni prive di reale fondamento e in qualche caso veicolate da gruppi terroristici. Solo illazioni: Italia contraria al pagamento». Era il 16 gennaio, già circolavano le voci su un riscatto pagato ai terroristi e si faceva proprio la cifra di cui si parla ora. Ma Gentiloni, nell' informativa alla Camera, fu molto netto. Adesso che quella arrivata dalla Siria sembra una conferma del pagamento ai rapitori e le polemiche esplodono Fi, Lega e M5S chiedono la sua testa.

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Anche lunedì la Farnesina ha cercato di smentire («non risulta nulla») la notizia rimbalzata in Italia, tramite Ansa, in cui gli stessi terroristi affermano di aver processato in un tribunale islamico di Aleppo tale Hussam Atrash, condannandolo per aver intascato quasi la metà dei 12 milioni e mezzo di dollari pagati dall' Italia per le giovani volontarie rapite.

 

Una smentita «assai timida», per l' azzurro Maurizio Gasparri. «É mai possibile - dice sconcertato - che nessuno in questo governo abbia il coraggio di assumersi le proprie responsabilità? Questa immagine così debole e remissiva dell' Italia ci sta rendendo del tutto irrilevanti a livello internazionale». Per il capogruppo di Fi a Montecitorio Renato Brunetta urge una seduta delle Camere per discutere dei temi della politica estera, quelli su cui «l' Italia brancola nel buio». Di «ennesima figuraccia a livello internazionale», parla il leghista Paolo Grimoldi.

 

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E i grillini ripetono la richiesta di verità e di dimissioni del ministro degli Esteri, che è ormai comune a tutte le opposizioni. Carroccio e M5S insistono perchè Gentiloni riferisca in aula sulla liberazione di Greta e Vanessa. Ma c' è l' audizione già fissata in Senato per ieri sera dei due ministri interessati, per comunicazioni del governo sulle missioni in corso e con la bufera che monta attorno alla vicenda del riscatto, oltre che dei voli dei nostri Tornado, diventa il momento per pretendere da Gentiloni e la Pinotti una parola di chiarezza.

 

Il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi, annuncia la richiesta di una nota scritta sul presunto riscatto al sottosegretario per la sicurezza Marco Minniti», ma prevede una nuova smentita. «Realisticamente non ci aspettiamo - spiega - una versione diversa da quella già data al Comitato, ci aspettiamo che venga confermata la linea indicata. In ogni caso, resto molto scettico sull' attendibilità della notizia e sulla credibilità di una fonte come quella rappresentata da un "tribunale" che può esistere o no».

 

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Il Pd cerca di minimizzare, sottolineando l' inaffidabilità del tribunale siriano che ha dato la notizia. É quello che fa anche il presidente della Commissione Esteri Pierferdinando Casini. E la dem Rosa Calipari, membro del Copasir, vicepresidente della commissione Difesa e vedova del funzionario del Sismi ucciso in Iraq nel 2005: parla di polemica montata «sulla base delle notizie diffuse dal "tribunale islamico" del Movimento Nureddin Zenki» e sottolinea che tra i due si fida più di Gentiloni. Poi ricorda che alcuni sequestri sono ancora in corso e sfida Lega, Fi e M5S: «Si assumano la responsabilità di dire chiaramente di non voler trattare mai e in nessun caso».

 

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