RENZI HA TROVATO LA GALLINA PADOAN? - DOPO VARI SCONTRI, IL MINISTRO DELL’ECONOMIA SI E’ ALLINEATO AL GOVERNO E HA ROTTAMATO IL SUO RAPPORTO CON D’ALEMA, E IL PROFILO DA “TECNICO”, PER RAFFORZARE L’ASSE CON IL BULLO TOSCANO

Claudio Cerasa per “il Foglio

 

matteo renzi pier carlo padoanmatteo renzi pier carlo padoan

I pettegoli, e non particolarmente informati, dicono che il loro rapporto è ormai compromesso, che le relazioni sono complicate, che i nervi sono tesi, che la legge di stabilità ha tracciato un punto di non ritorno e che insomma tra Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan siamo a un passo dalla rottura. Gli indizi sarebbero (a) il Def presentato dal Mef e subito rottamato dal premier, (b) il taglio alla spesa pubblica annunciato da Renzi in una misura diversa da quella concordata con il Mef e (c) la scelta di presentare una manovra eccessivamente espansiva e a rischio di bocciatura dalla Commissione europea.

 

matteo renzi pier carlo padoanmatteo renzi pier carlo padoan

La verità è invece diversa e se c’è un dato che emerge dal percorso seguito per approvare la legge di stabilità è che Renzi ha la certezza di avere alle spalle una copertura politica, quella di Padoan, che vale almeno quanto la copertura economica sulla sua manovra. Padoan e Renzi si piacciono. Si capiscono. Si intendono. Si comprendono.

 

E, giorno dopo giorno, il ministro dell’Economia ha accettato di diventare non il severo, imbronciato e austero controllore dei conti ma una sorta di complice di Renzi, il suo ambasciatore in Europa, il suo personale “Google translate” tra le cancellerie europee e tra le centrali del potere economico internazionale (Fmi, Ocse, Fed, Ecofin, Commissione europea).

Massimo D Alema Massimo D Alema

 

Gli amici di Padoan, quelli che lo conoscono dai tempi in cui lavorava nel governo D’Alema, dicono che l’approccio del ministro non è quello dell’ottuso tecnico monetarista ma è più che altro quello dell’economista industriale: che ha le sue idee, anche diverse da quelle di Renzi, ma che riconosce nel primato della politica un elemento imprescindibile per il funzionamento del governo e del paese – e dunque, di conseguenza, non è la politica che deve essere a servizio della tecnica ma è la tecnica che deve essere a servizio della politica.

 

L’approccio di Padoan, però, non si può dire che corrisponda all’approccio generale del ministero dell’Economia, delle sue burocrazie e dei suoi tecnici, che sono il riflesso di un equilibrio preciso che governa lo spirito del Tesoro. Burocrati che politicamente si trovano spesso più vicini a persone che sono fuori dal governo (D’Alema, Letta) che non all’interno del governo.

enrico letta x enrico letta x

 

Burocrati che vengono spesso considerati dai tecnici di Chigi in continuità eccessiva con i precedenti governi (Garofoli, capo di gabinetto, è l’ex segretario generale del governo Letta; Pagani, capo della segreteria tecnica, è ex consigliere economico di Letta; Sica, capo dell’ufficio del coordinamento legislativo, era capo di dipartimento per gli Affari giuridici e legislativi durante la presidenza Letta; Ferrara, capo del dipartimento dell’Amministrazione generale del Mef, è stato vicesegretario generale della presidenza del Consiglio durante il governo Letta, e così via).

 

Roberto Garofoli Roberto Garofoli

E burocrati che, infine, soffrono l’accentramento voluto da Renzi in questa legislatura: con la legge di stabilità scritta più a Chigi che al Mef; con la spesa pubblica che oggi, citofonare Gutgeld, è più sotto il controllo di Chigi che del Mef; con la riforma del Lavoro, citofonare Taddei, scritta più a Chigi che al ministero del Lavoro. Padoan, in un primo momento, quando venne scelto da Napolitano per completare la squadra del governo, arrivò a Via XX Settembre anche come risultato di una mediazione fatta dal Quirinale, e dallo stesso Renzi, con alcuni pezzi grossi del centrosinistra italiano.

 

D’Alema. Bassanini. Amato. E ovviamente Enrico Letta. In un primo momento, Padoan doveva essere una sorta di contrappeso all’esuberanza del renzismo, un filtro tra la tecnica e la politica, tra il centrosinistra di ieri e il centrosinistra di oggi. Doveva essere così. Così gli chiedeva anche il suo amico D’Alema.

 

franco bassaninifranco bassanini

Poi il ministro ha pensato alla storia del primato della politica e anche a costo di mettere a rischio un’amicizia, come racconta al Foglio un amico del ministro, “a un certo punto Pier Carlo ha fatto, con il sorriso, la stessa cosa fatta da Renzi a suo tempo: semplicemente, per governare con Renzi, ha scelto, anche lui, di rottamare D’Alema”. L’asse Padoan-Renzi dunque regge. I due si intendono. E se c’è qualcosa che non funziona, tra Chigi e  Mef, quel qualcosa va ricercato non sopra ma sotto la superficie del governo. E lì, ogni tanto, tra tecnici e burocrati, sono davvero botte da orbi.

 

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