L’ARTIGLIO DELLA PALOMBA - QUANDO INVECE DI PARLARE DELLA GUERRA PER LA SUCCESSIONE SANITARIA IN LOMBARDIA CHE FA GOLA A CERTI EDITORI, DEI CENTO MILIARDI DI DERIVATI APPIOPPATI DALLE BANCHE AGLI ENTI LOCALI, SI PARLA DI RUBY E ROSY MAURO, SI CAPISCE CHE SIAMO A UN ANNO DAL CAMBIO AL QUIRINALE - IL POLVERONE SULLA POLITICA SERVE A PREPARARE IL TERRENO AGLI UNICI VERI PAPABILI: DRAGHI, MONTI, PRODI, AMATO (QUEST’ULTIMO PREFERITO DA NAPOLITANO)…

Barbara Palombelli per "Il Foglio" del 25 aprile 2012

A proposito di antipolitica. Un'arte nazionale molto antica. Nel giorno della liberazione dall'occupazione nazista e dal fascismo (giorno che noi romani retrodatiamo al giugno 1944, quando gli americani - e non i ragazzi dei gap - aprirono la città alla libertà), vale la pena di risalire alle motivazioni storiche della credibilità ventennale del Duce. Prima di arrivare ai fasti di Palazzo Venezia e alle sue trasgressioni di regime, per lunghi anni fu un compagno. Un rivoluzionario provinciale, figlio di Alessandro, fabbro e attivista molto rispettato in tutta quella zona d'Italia che oggi chiamiamo Padania.

Non era chic come il Turati, ma la sua vena contadina in principio gli procurò molti consensi. Il giovane Benito fu più volte imprigionato per motivi politici, scappò in Svizzera, era intimo di Pietro Nenni (le figlie Edda e Giuliana, coetanee, intenerivano i due genitori spesso carcerati assieme). Cento anni fa, nel marzo 1912, un muratore anarchico tentò di uccidere il re d'Italia, Vittorio Emanuele III. Un colpo di rivoltella a vuoto. Sentite cosa scriveva Mussolini su Lotta di classe pochi giorni dopo:

"Può darsi che il re sia il capo dello Stato, ma di questo Stato noi socialisti non siamo che forzatamente sudditi; può darsi che il re sia il simbolo della nazione, ma noi socialisti non siamo che forzatamente cittadini di questa nazione. Le doti personali del re sono fuori di questione. Per noi il re è un uomo, soggetto, come tutti gli altri, alle bizzarrie comiche e tragiche del destino. Non c'è ragione che i socialisti si commuovano più per lui che per un altro. Anzi! Se noi introduciamo nella nostra valutazione soggettiva un elemento oggettivo: il valore dell'individuo come produttore, allora l'infortunio che colpisce il re e quello che abbatte un operaio, il primo ci può lasciare indifferenti, l'ultimo ci trappa le lacrime. Il re è un cittadino ‘inutile' per definizione" (da Roberto Olla, "Dux", Rizzoli).

Nelle nostre vene, in quelle dei compagni che restarono a sinistra e in quelle dei camerati che fecero la rivoluzione dei fasci, trascinando un paese feudale in una sua modernità rispettabile e molto desiderata almeno fino al 1936, l'antipolitica scorre da sempre. Non abbiamo, non avremmo bisogno - a turno - dei personaggi che la incarnano pro tempore. Ce l'abbiamo dentro, innata e inestirpabile. Al bar come al Quirinale, di questi tempi, si sentono dire le stesse cose. Il problema - come sempre - è quello che non si dice.

Quando non si parla della guerra per la successione sanitaria in Lombardia, molto interessante per gli editori che stanno massacrando Roberto Formigoni, quando non si accenna mai ai cento miliardi di cartaccia che le nostre banche hanno rifilato agli enti locali in cambio di niente, quando non si legge una riga sui pasticci dei banchieri europei che pure stanno governando il mondo come previsto e denunciato dall'antropologa Ida Magli, che non è nota per essere una marxista, quando tutto questo lascia il posto a Ruby e Rosy Mauro, c'è da preoccuparsi.

Non molti hanno voglia di vedere gli scandali come il necessario polverone pre elettorale, destinato a scomporre le aggregazioni e a stendere un tappeto rosso verso il Colle per i pochi candidati veramente papabili. A oggi, Mario Draghi, Mario Monti, Romano Prodi, Giuliano Amato (scommetterei su di lui, il preferito da Giorgio Napolitano). Un antico cronista parlamentare, Pasquale Nonno, maestro di tanti di noi, ci insegnò che nei dodici mesi prima delle elezioni presidenziali si preparano tanti e tali dossier sulla politica che poi, negli anni successivi, si spalmano pigramente sui giornali (per la serie non si butta niente). Siamo solo all'inizio. Prepariamoci.

 

BARBARA PALOMBELLI Duce sciatore Terminillo 1937ROBERTO FORMIGONI RUBY DA CHIMARIO DRAGHI ALLA BCE ROSI MAURO

Ultimi Dagoreport

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI  RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL RILASCIO DEL “TERRORISTA” IRANIANO ABEDINI - SI RIUSCIRÀ A CHIUDERE L’OPERAZIONE ENTRO IL 20 GENNAIO, GIORNO DELL’INSEDIAMENTO DEL NUOVO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, COME DA ACCORDO CON TRUMP? - ALTRO DUBBIO: LA SENTENZA DELLA CORTE DI APPELLO, ATTESA PER IL 15 GENNAIO, SARÀ PRIVA DI RILIEVI SUL “TERRORISTA DEI PASDARAN’’? - E NEL DUBBIO, ARRIVA LA DECISIONE POLITICA: PROCEDERE SUBITO ALLA REVOCA DELL’ARRESTO – TUTTI FELICI E CONTENTI? DI SICURO, IL DIPARTIMENTO DI GIUSTIZIA DI WASHINGTON, CHE SI È SOBBARCATO UN LUNGO LAVORO DI INDAGINE PER PORTARSI A CASA “UNO SPREGIUDICATO TRAFFICANTE DI STRUMENTI DI MORTE”, NON AVRÀ PER NULLA GRADITO (IL TROLLEY DI ABEDINI PIENO DI CHIP E SCHEDE ELETTRONICHE COME CONTROPARTITA AGLI USA PER IL “NO” ALL'ESTRADIZIONE, È UNA EMERITA CAZZATA...)

marco giusti marcello dell utri franco maresco

"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON… TREMORE'" - FRANCO MARESCO, INTERVISTATO DA MARCO GIUSTI, RACCONTA DEL SUO COLLOQUIO CON MARCELLO DELL'UTRI - LA CONVERSAZIONE VENNE REGISTRATA E IN, PICCOLA PARTE, UTILIZZATA NEL SUO FILM "BELLUSCONE. UNA STORIA SICILIANA": DOMANI SERA "REPORT" TRASMETTERÀ ALCUNI PEZZI INEDITI DELL'INTERVISTA - MARESCO: "UN FILM COME 'IDDU' DI PIAZZA E GRASSADONIA OFFENDE LA SICILIA. NON SERVE A NIENTE. CAMILLERI? NON HO MAI RITENUTO CHE FOSSE UN GRANDE SCRITTORE..." - VIDEO

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…