PD & PDL SENZA UNA LIRA IN CASSA CHIUDONO LE SEZIONI (E FORSE LICENZIANO I DIPENDENTI)

Ettore Colombo per Il Messaggero

L'imperativo categorico è fare male il meno possibile alle persone e, casomai, accanirsi sulle cose. Beni immobili, soprattutto. E l'ordine di scuderia è «dismettere». I tesorieri dei due maggiori partiti, Antonio Misiani (Pd) e Maurizio Bianconi (Pdl), si sono già rimboccati le maniche per far quadrare conti che, dopo l'annuncio del premier Letta, rischiano di azzerare le loro casse già esangui.

E anche se, in parte, i tesorieri e i loro partiti erano già preparati a ricevere il colpo, a causa della legge 96/2012 che ha modificato, dimezzandolo, il finanziamento pubblico alla politica, l'abolizione totale dei rimborsi elettorali rappresenterà comunque una mazzata. Prendiamo il Pd.

TRASLOCHI
Il bilancio 2011 si è chiuso con un avanzo di 3,2 milioni di euro, ben +23,5 rispetto ai 43 milioni di passivo del 2010. Solo per gli stipendi, però, il Pd spende 9,5 milioni di euro l'anno, cifra che sale a 13 milioni di euro se si considerano tutte le spese per il personale, composto da 156 dipendenti a tempo indeterminato e nove a contratto. Un milione e 700 mila euro l'anno il Pd lo spende per la locazione delle sue sedi, a partire da quella nazionale di largo del Nazareno. Tanti.

Il guaio è che i democrat non posseggono beni immobili di proprietà (il Nazareno è ancora oggi della Margherita). Sul fronte entrate, il Pd ha incassato 29 milioni di euro nel 2012 e per il 2013 dovrebbe prenderne 24-25 spiega Misiani, ma ancora non si sa. Morale: non volendo licenziare, come assicura Misiani, urge quantomeno sforbiciare.

La spending review del Pd è partita dalla disdetta dei contratti di locazione di due sedi nazionali minori, ubicate in via del Tritone, del taglio del 75% alle spese della segreteria nazionale, dei Giovani dem, delle forniture di Youdem.tv, di diversi servizi (mazzette, auto-noleggio, viaggi), ma la cassa integrazione a rotazione del personale non è ancora stata del tutto esclusa e crea molta preoccupazione tra i dipendenti (quasi 200 se si considerano anche i dirigenti).

LA STRETTA DI BERLUSCONI
Per quel che riguarda il Pdl, il piatto piange davvero. I dipendenti sono tra i 180 e i 210 in tutt'Italia e anche il contributo del principale benefattore del partito («noi c'abbiamo il miliardario», ha detto ironico Bianconi) si è prosciugato. Infatti, nel 2011 la fidejussione che Silvio Berlusconi assicura annualmente al suo partito si è ridotta di circa un milione di euro passando da 5.366.096 del 2010 ai 4.064.996 del 2011.

Il Pdl costa la bellezza di 17 milioni l'anno. Troppi. E anche se nel 2011 ha guadagnato 475.340 euro, il disavanzo resta sempre di 7.490.292, pur ridotto rispetto ai 28, 21 e 6 milioni dei tre anni precedenti. I debiti pregressi, però, continuano a pesare così tanto (si parla di 150 milioni di euro) che Bianconi ammette: «Potremmo essere costretti a chiudere tutti i 120 contratti di locazione in essere, compresi quelli di Milano e Roma». Si tratta di due sedi storiche e gloriose, quella romana di via dell'Umiltà e quella milanese di viale Monza, dove Fi è nata, e che da sola costerebbe 250 mila euro l'anno.


Inoltre, il Pdl sarà costretto a interrompere i contratti a tempo determinato, dice sempre Bianconi, e a mettere in mobilità la metà. Anche Bianconi assicura di non voler licenziare nessuno, ma sarà molto più difficile.

 

GRILLO RITWITTA GLI APPELLI A BERSANI SUL FINANZIAMENTO PUBBLICO il documento che prova il finanziamento alla LegaSILVIO BERLUSCONI ENRICO LETTA ENRICO LETTA E SILVIO BERLUSCONI

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