UN MATTARELLUM TRA LE CHIAPPE “SOLLECITA” IL VOTO ANTICIPATO - IL TAGLIO AI DIPENDENTI STATALI SUL MODELLO-GRECIA AFFRETTA PD E PDL A UNA NUOVA LEGGE ELETTORALE – SE LA CORTE COSTITUZIONALE NON BOCCIA IL REFERENDUM ABROGATIVO, PER I PARTITI SO’ CAZZI: I SOSTENITORI DEL MAGGIORITARIO TORNEREBBERO ALLA CARICA PER CHIEDERE IL RITORNO AL MATTARELLUM – SULLA RIFORMA ELETTORALE, NEL PD TAFAZZISTA È GIÀ DERBY: VELTRONI CONTRO PARISI. E BERSANI? DA BUON SOPRAMMOBILE, TACE…

Da "il Foglio"

Le forze politiche stanno già lavorando a una bozza di riforma elettorale. In prima linea su questo fronte il capogruppo del Pd Dario Franceschini e il segretario del Pdl
Angelino Alfano. Ma c'è un piccolo problema: tutto questo lavorìo dà per scontato il fatto che la Corte costituzionale bocci i quesiti referendari. E se così non fosse? I partiti entrerebbero in prevedibile fibrillazione, perché i sostenitori del maggioritario potrebbero riaprire la partita e chiedere a gran voce che si torni al Mattarellum.

Un bell'inconveniente, soprattutto per il Pd, dove persino Walter Veltroni si era acconciato all'idea di un proporzionale che mantenesse il bipolarismo. L'ex leader del Partito democratico è arrivato a questa conclusione perché teme che una polemica sulla legge elettorale possa avere degli effetti destabilizzanti su un governo che secondo lui deve giungere assolutamente fino a fine legislatura.

La posizione di Veltroni non è ufficiale ma di fatto l'ex segretario ha già dato un sostanziale via libera al proseguimento del lavorìo di riforma su cui Franceschini sta concentrando tutti i suoi sforzi. Se la Corte decidesse di far passare i referendum per lui sarebbe un problema non schierarsi con Arturo Parisi, che ha già lanciato l'allarme da qualche giorno.

LA TENTAZIONE DEL VOTO ANTICIPATO
Sembravano un tema superato per sempre. E invece, da qualche giorno in qua, nei palazzi della politica si ricomincia a parlare, seppure sottovoce, delle elezioni anticipate. Nessuno sa quanto l'Italia dovrà fare ancora per esaudire gli standard imposti dalla Germania, e c'è il pericolo che esplodano conflitti sociali. Tanto più dopo che ha preso a circolare la voce che per rimettere in sesto il nostro paese si potrebbe pensare a un congruo taglio degli statali.

Per questa ragione le forze politiche si sono intiepidite nei confronti di un governo che pure continuano a sostenere. Ma fino a quando? Persino nel Pd, nonostante le ripetute assicurazioni date allo stesso Monti, si affaccia l'idea di accelerare i tempi della riforma elettorale proprio per poi poter andare velocemente alle elezioni con un nuovo sistema. Chiaramente si tratta ancora di pourparler, non ci sono strategie e non ci sono piani definiti, ma alla Camera dei deputati e al Senato stanno tutti con le antenne drizzate, per capire quali saranno i possibili sbocchi futuri.

LE PROSSIME MOSSE DI BERSANI
Sono in molti a chiedersi che cosa il segretario del Pd abbia intenzione di fare, una volta rinunciato all'idea di candidarsi a premier del centrosinistra. Pensa veramente di continuare a fare il leale sostenitore del governo, senza prendere un'iniziativa che segnali che anche il Partito democratico ha le sue idee e i suoi progetti? L'Assemblea nazionale di dicembre è saltata perché in quei giorni bisognava votare la manovra di Monti.

Da allora non se n'è più sentito parlare, ma più d'uno nel Pd ritiene che prima o poi bisognerà indirla di nuovo. E allora potrebbe essere quella la sede per un definitivo chiarimento tra le due anime del partito. Quella più, per così dire, liberista e quella legata a un'impostazione socialista. Ma Bersani da che parte si schiererà? Con la mente il segretario sta con la prima, ma sa che dovrà schierarsi con la seconda, perché è lì che stanno i suoi sostenitori, mentre dall'altra parte si annidano i suoi potenziali avversari e i nemici di sempre.

 

referendumDARIO FRANCESCHINI ANGELINO ALFANO VELTRONI E BERSANI Mario Monti

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