
IL PD TEME UN ALTRO VIETNAM SUL PIANO DI RIARMO UE - SULLA RISOLUZIONE DA DEPOSITARE OGGI IN PARLAMENTO, SCHLEIN PROVA A MEDIARE CON L’ALA RIFORMISTA PER EVITARE IL REMAKE DELLA SPACCATURA A STRASBURGO – ELLY E’ SCHIERATA SUL PILATESCO SÌ ALLA DIFESA COMUNE E IL NO AL RIARMO DEI SINGOLI STATI. E NON INTENDE INDIETREGGIARE. SI TRATTA AD OLTRANZA (PER LA SCHLEIN I PONTIERI SONO BRAGA E BOCCIA, PER LA MINORANZA AMENDOLA E ALFIERI). L’ALA RIFORMISTA HA ESORTATO AD “AMMORBIDIRE” ALCUNI PASSAGGI TROPPO SIMILI A UNA BOCCIATURA NETTA DEL PIANO DI RIARMO – DECARO, POSSIBILE SFIDANTE DI ELLY, FRENA SUL CONGRESSO E SI SFILA DALLA CORSA ALLA LEADERSHIP. LA RESA DEI CONTI NEL PD TRA I SINISTR-ELLY E I RIFORMISTI È RINVIATA A DOPO LE REGIONALI: DAGOREPORT
Dagonota
Dopo lo psicodramma a Strasburgo, le divisioni del Pd sono approdate nel parlamento italiano.
ARMOCROMIA - MEME BY EMILIANO CARLI
Elly è schierata sul sì alla difesa comune e il no al riarmo dei singoli Stati. Una posizione pilatesca, a dire la verità, visto che la difesa comune è un obiettivo di lungo periodo, prevede molti passaggi intermedi e richiede diversi anni prima di essere messa attuata. In pratica la segretaria con tre passaporti e una fidanzata acquista tempo e butta la palla avanti.
Dall'altra parte l’ala riformista ha esortato ad "ammorbidire" alcuni passaggi troppo simili a una bocciatura netta del RearmEu. Anche per evitare di mettere in difficoltà la minoranza dem, che all’Europarlamento si era espressa a favore.
Gli sherpa del partito sono al lavoro per approdare a una sintesi ed evitare lo strappo bis. Per Elly trattano i capigruppo di Montecitorio e Palazzo Madama, Chiara Braga e Francesco Boccia, mentre per i riformisti sono in campo Enzo Amendola, Alessandro Alfieri e Piero De Luca che brigano per arrivare a un testo condiviso.
ANDREA ORLANDO - CHIARA BRAGA - ELLY SCHLEIN
L'obiettivo per il Pd è non arrivare ad un'altra spaccatura visto che, come Dago-anticipato (https://www.dagospia.com/politica/regione-sentimento-convincere-gli-europarlamentari-pd-non-mettere-in-428094)
la resa dei conti tra i Sinistr-Elly e i riformisti è rinviata a dopo le Regionali...
1 - PD SCHLEIN MEDIA MA NON CEDE LUNGA TRATTATIVA CON I RIFORMISTI
Giovanna Vitale per “la Repubblica” - Estratti
Il nodo è sempre lo stesso: il piano di riarmo proposto da Ursula von der Leyen. Sul quale il Pd si è già spaccato a Strasburgo, rischiando ora un drammatico remake . Da evitare a ogni costo.
Per questo ieri pomeriggio Elly Schlein ha chiesto a Peppe Provenzano di riunire i vertici istituzionali del partito per confrontarsi sulla risoluzione da depositare oggi in Parlamento, in vista delle comunicazioni della premier sul Consiglio europeo.
Un testo, limato sino all’ultimo dalla segretaria in persona, che però non ha soddisfatto tutti. In particolare l’ala riformista, che ha esortato ad «ammorbidire» alcuni passaggi troppo simili a una bocciatura netta del RearmEu. Anche per evitare di mettere in difficoltà la minoranza dem, che all’Europarlamento si era espressa a favore. Pena, il bis dello strappo consumato neppure una settimana fa.
Fino a notte fonda si è andati avanti a lavorare di cesello per trovare una sintesi. Oltre a Provenzano, i capigruppo di Montecitorio e Palazzo Madama, Chiara Braga e Francesco Boccia, insieme a quelli nelle commissioni Esteri, Difesa e Politiche Ue di entrambe le Camere — Stefano Graziano, Enzo Amendola, Alessandro Alfieri e Piero De Luca — hanno discusso ogni aggettivo e pure le virgole pur di arrivare a un testo condiviso.
In grado di scongiurare l’ennesima conta interna. Dalle conseguenze imprevedibili. Ma se sul sì alla difesa comune europea si sono tutti trovati d’accordo, sulla critica al programma militare, il negoziato si è incagliato. Più volte interrotto nel corso del pomeriggio, è stato aggiornato a stamattina, prima dell’assemblea dei parlamentari dem convocata per dare le istruzioni di voto.
A far saltare i nervi è stato in particolare un passaggio, presente nella prima versione del testo: «Il piano va radicalmente modificato». È su quel “radicalmente” che gli animi si sono accesi: un avverbio da cancellare, per i riformisti. Visto che poi la bozza riconosce la bontà di alcuni elementi presenti nel piano — è il ragionamento — porla in quel modo equivale a buttare il bambino con l’acqua sporca. Meglio cambiarlo.
Come finirà, però, non si sa ancora. A dispetto dell’ottimismo degli sherpa — «La risoluzione unitaria del Pd ci sarà» — i fedelissimi di Schlein insistono. «Verrà ribadita la linea che la segretaria ha già espresso » sia in direzione, sia quando sono stati annunciati gli 800 miliardi per acquistare razzi e panzer. Ovvero: «Sì alla difesa comune, no al riarmo dei singoli Stati». Per l’inquilina del Nazareno è questa la dead line e non intende indietreggiare. Tradotto significa: no a testi troppo vaghi, né amputati di concetti per lei essenziali.
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elly schlein - manifestazione per l europa in piazza del popolo a roma 15 marzo 2025
Se dunque la minoranza vorrà prendere le distanze dalla segretaria, se ne assumerà la responsabilità: è l’avvertimento implicito. La pistola è ancora sul tavolo: il congresso anticipato. E poi «lì si vedrà chi ha più filo da tessere», sibilano nella maggioranza. Prefigurando una conta, l’ennesima, che però nessuno degli “avversari” interni sembra volere. Di certo non Antonio Decaro, l’europarlamentare da mezzo milione di preferenze che tanti vorrebbero schierare contro Schlein alle primarie. «Non abbiamo bisogno di un congresso - scrive sui social non ne ha bisogno l’Italia, non ne ha bisogno il Pd. Esiste una segreteria, una segretaria autorevole eletta da poco: è pienamente titolata a terminare il suo mandato». Ma molto dipende da come finirà tra oggi e domani.
2 - DIFESA UE, TENSIONE PD TRATTATIVA A OLTRANZA PER NON DIVIDERSI ANCORA
Niccolò Carratelli per “la Stampa” - Estratti
L'intensità della critica al piano di riarmo europeo tiene in bilico il Pd. Da una parte i più vicini a Elly Schlein, a cominciare dai capigruppo Chiara Braga e Francesco Boccia, decisi a scrivere una risoluzione in cui il giudizio negativo sulla proposta di Ursula von der Leyen sia netto, in modo da ricalcare la linea espressa dalla segretaria. Dall'altra gli esponenti dell'area riformista, da Alessandro Alfieri (coordinatore di Energia popolare, la minoranza Pd) a Piero De Luca, preoccupati di non mettere nero su bianco una stroncatura del piano, anche per non sconfessare il voto favorevole di metà della delegazione dem a Strasburgo.
elly schlein – manifestazione per l europa a piazza del popolo - 15 marzo 2025
Tra cui quello del presidente del partito, Stefano Bonaccini, o del recordman di preferenze Antonio Decaro, che però smentisce di puntare a sfidare Schlein per la leadership: «Non abbiamo bisogno di un congresso del Pd – dice l'ex sindaco di Bari –. C'è una segretaria autorevole, che è titolata a terminare il suo mandato».
In mezzo alla contesa di una lunga riunione, ieri pomeriggio, cui hanno partecipato anche Stefano Graziano ed Enzo Amendola, si è trovato il responsabile Esteri della segreteria dem, Peppe Provenzano, che ha cercato una mediazione per tenere tutti insieme oggi quando la risoluzione arriverà in Aula al Senato (domani la replica alla Camera) dopo le comunicazioni della premier, Giorgia Meloni, sul Consiglio europeo di giovedì e venerdì. Non un'impresa semplice, perché dal Nazareno non arrivano segnali di distensione, piuttosto di determinazione a tenere il punto, per di più su una risoluzione che, a differenza di quella votata al Parlamento europeo, rappresenta solo la posizione del Pd e non va negoziata con altri.
E serve per avvisare il governo che ci sarà ferma opposizione all'attuazione del piano. In serata, ancora non c'era un accordo, né molto ottimismo. Ci si è fermati a discutere di aggettivi e avverbi. Ad esempio, nella versione schleiniana (al momento quella ufficiale) si chiede che il piano venga «radicalmente modificato», mentre la minoranza dem vorrebbe scrivere solo che «va cambiato».
Sembrano dettagli, ma raccontano il braccio di ferro politico in corso dentro al partito.
elly schlein alla direzione del pd foto lapresse
Il punto definitivo alla questione verrà messo questa mattina alla riunione congiunta dei gruppi parlamentari Pd, convocata alla Camera alle 11.30. Un orario che ha suscitato qualche malumore, perché probabilmente costringerà deputati e senatori delle commissioni Bilancio, Attività produttive e Politiche Ue a lasciare in anticipo l'audizione di Mario Draghi, che segna il ritorno in Parlamento dell'ex premier. Illustrerà il suo rapporto sulla competitività, già presentato a Bruxelles, in cui si descrivono le tre sfide che attendono l'Europa per rilanciarsi: innovazione, decarbonizzazione e, guarda un po', difesa. Un rilancio per il quale Draghi ha preventivato un investimento di 800 miliardi: la stessa cifra che ora Von der Leyen vorrebbe venisse destinata al riarmo dei singoli Stati.
susanna camusso elly schlein stefano bonaccini foto lapresse
Coincidenze, o forse no. L'ex presidente della Bce non potrà che sostenere l'iniziativa della Commissione europea, ridando fiato all'ala riformista Pd, che segue la logica del «primo passo nella giusta direzione», enunciato anche da Paolo Gentiloni e Romano Prodi. Da capire, poi, come si regoleranno i vari Alfieri, Sensi, Guerini o Quartapelle (e non solo loro) quando verrà messa in votazione la risoluzione di Azione, che Carlo Calenda ha voluto copiare da quelle sul sostegno all'Ucraina e sulla difesa comune approvate a Strasburgo: «È il momento della chiarezza, non delle mediazioni inconsistenti e delle parole equivoche», spiega.
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