VERITÀ PELUSE - "CONCAMBI DELLA FUSIONE CON UNIPOL IRREGOLARI, LASCIAI FONSAI PER NON FARMI COINVOLGERE" – MA LA MAXI-INTEGRAZIONE, CON LA REGIA DI MEDIOBANCA E UNICREDIT, E’ ANDATA AVANTI E ORA STA PER CHIUDERSI

Luigi Ferrarella per il "Corriere della Sera"

Possibili irregolarità nella definizione dei concambi tra Fonsai e Unipol, a loro volta frutto della scelta delle metodologie più favorevoli all'operazione tra le opzioni possibili per calcolare il patrimonio, vizierebbero già da oltre un anno la lunga marcia societaria verso il perfezionamento della quasi completata fusione tra il gruppo assicurativo bolognese e la galassia assicurativa (Fondiaria-Sai, Milano Assicurazioni, Premafin) dell'ex gruppo Ligresti: e già un anno fa Piergiorgio Peluso, ex direttore generale di Fondiaria da poco passato all'epoca in Telecom, di questi possibili illeciti sottostanti ai concambi sarebbe stato talmente consapevole da confidare di aver appena lasciato Fondiaria proprio per non farsi più trovare lì nel momento in cui la definizione dei concambi avesse definitivamente fissato i termini del controverso matrimonio societario.

E cioè della fusione generatrice del secondo gruppo assicurativo italiano dopo Generali, destinato con la benedizione della Consob a rasserenare le prospettive di grandi creditori sia dell'ex gruppo Ligresti (Mediobanca e Unicredit) sia di Unipol (Mediobanca), ma anche a penalizzare i piccoli azionisti senza Opa.

Quella confidenza, attribuita al figlio del ministro della Giustizia Cancellieri, affiora da quanto adesso si scopre che alla fine di ottobre 2012 è stato raccontato ai magistrati e alla Guardia di Finanza dall'«attuario» di Fondiaria, Fulvio Gismondi, cioè dal dirigente che, a metà tra economia e statistica, in una assicurazione deve dare atto dei «principi di calcolo e dei procedimenti tecnici utilizzati per la determinazione delle riserve» sinistri e «attestare la loro sufficienza», requisito cruciale per un'assicurazione.

Gismondi ha deposto sulle vicende Ligresti/Unipol avendo alle spalle un arresto nel 2006 e una condanna nel 2011 in primo grado a 3 anni (condonata dall'indulto e poi prescrittasi) per corruzione in una inchiesta romana sull'interessamento dell'immobiliarista Stefano Ricucci e dell'ex presidente Confcommercio Sergio Billè a una gara del 2004 per il patrimonio immobiliare dell'Enasarco.

Gismondi, nei mesi successivi alle sue deposizioni sul caso Ligresti, ha avuto differente trattamento tra Milano, dove figura come testimone nell'inchiesta conclusasi 14 giorni fa con il deposito degli atti fondanti l'incriminazione dell'ex presidente dell'Isvap Giancarlo Giannini per l'ipotesi di corruzione ad opera di Salvatore Ligresti, e Torino, dove su segnalazione della Consob è stato poi indagato dalla Procura per concorso nel falso in bilancio dei Ligresti, nel presupposto che insieme ai revisori abbia attestato la congruità di «riserve sinistri» che pur avrebbe saputo sottostimate per 600 milioni.

Attuario per la revisione contabile di Unipol e consulente di Fonsai nella messa a punto dei concambi, in uno degli interrogatori di fine estate 2012 Gismondi rievoca dunque un incontro casuale avuto con Peluso pochi giorni prima, all'inizio di ottobre, allorché si era recato in Telecom (dove Peluso era appena arrivato come direttore finanziario) per parlare con l'allora amministratore di Telecom Media, Gianni Stella.

È in questo frangente che, a dire di Gismondi, Peluso gli avrebbe motivato l'uscita dal gruppo assicurativo dei Ligresti con la propria paura di essere ancora in carica (e dunque potenzialmente coinvolto da iniziative giudiziarie) nel momento in cui i concambi della fusione con Unipol fossero stati cristallizzati con le irregolarità alle quali (sempre a dire di Gismondi) Peluso accennava riguardo le procedure in corso.

Soprattutto perché - sostiene Gismondi riportando le asserite parole di Peluso - la banca d'affari Goldman Sachs in quel periodo si sarebbe impegnata per discostarsi dalle valutazioni di Gismondi e di Ernst & Young, i quali stimavano un patrimonio netto negativo di Unipol se calcolato con il metodo valutativo più comune: tentativo di abbellimento allo scopo - ancora una volta prospettato da Peluso secondo la deposizione di Gismondi - di poter poi assicurare a Unipol un più favorevole concambio nella fusione.

In attesa che l'inchiesta metta a fuoco i contorni del colloquio, già da questi pochi passaggi si intuisce che essa sta inquadrando non solo il ruolo dei Ligresti, ma anche il problema dei concambi della fusione, influenzato tra l'altro dalla complessa questione della valutazione dei derivati in pancia a Unipol.

Nei documenti della fusione, la compagnia ha comunicato che, «a fronte di un valore di bilancio al 30 giugno 2013 di 5,198 miliardi di titoli derivati, il valore di mercato si attestava a 4,767 miliardi»; e che «non si può comunque escludere che, all'esito delle verifiche in corso di Consob, siano richiesti adeguamenti alle metodologie di pricing utilizzate e che a tali adeguamenti possano conseguire impatti sulla situazione patrimoniale, economica e finanziaria consolidata della società risultante dalla fusione».

Pochi giorni fa, illustrando il rendiconto di nove mesi del 2013, il numero uno di Unipol, Carlo Cimbri, ha poi rimarcato come «dall'inizio dell'anno l'esposizione ai titoli ristrutturati» si fosse «ridotta di 1 miliardo, a 6,63 miliardi a valore di carico», contabilizzando «plusvalenze per 40 milioni».

 

peluso unicreditAnnaMaria Cancellieri e il marito Nuccio Peluso IL QUARTIER GENERALE DI UNIPOL CHE PUNTA AD ASSICURARSI FONSAI LAD DI UNIPOL CARLO CIMBRI ligresti salvatore

Ultimi Dagoreport

francesco lollobrigida

DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL GIORNO: “QUANTE GUERRE NON CI SAREBBERO STATE DI FRONTE A CENE BEN ORGANIZZATE?”. E TRA UNA CAZZATA E UNA GAFFE, FERMAVA PURE I TRENI - DOPO DUE ANNI DI LOLLISMO SENZA LIMITISMO, QUESTA ESTATE, UNA VOLTA SEGATO DALLA MOGLIE, LA SORELLA D’ITALIA ARIANNA MELONI, È SCOMPARSA LA NOSTRA RUBRICA PREFERITA: “LA SAI L'ULTIMA DI LOLLOBRIGIDA?”. ZAC!, IL SILENZIO È SCESO COME GHIGLIOTTINA SUL MINISTRO DELL’AGRICOLTURA (PER MANCANZA DI PROVE). DALLA “BANDA DEI QUATTRO” DI PALAZZO CHIGI (LE DUE MELONI, FAZZOLARI E SCURTI), ERA PARTITO L’ORDINE DI CUCIRGLI L’EFFERVESCENTE BOCCUCCIA (STESSO TRATTAMENTO ALL’ALTRA “PECORA NERA”, ANDREA GIAMBRUNO). A QUESTO PUNTO, NON ESSENDO ANCORA NATO UN MOVIMENTO DI LIBERAZIONE DEL REIETTO, L’EX STALLONE DI SUBIACO SI E’ MESSO IN TESTA DI FORMARE UN… - VIDEO, TUTTE LE GAFFES!

giorgia meloni marina berlusconi paolo barelli sigfrido ranucci antonio tajani

DAGOREPORT - DOPO LE VIOLENTE POLEMICHE PER LA PUNTATA SU BERLUSCONI-DELL’UTRI-MAFIA, DOMENICA PROSSIMA LA CAVALIERA MARINA POTREBBE PERSINO INVIARE UNA LETTERA DI RINGRAZIAMENTO A RANUCCI - '’REPORT’’ SCODELLERÀ UN SERVIZIO AL VETRIOLO SU PAOLO BARELLI, FEDELISSIMO SCUDIERO DI ANTONIO TAJANI, DEL QUALE DIVENTERÀ PRESTO CONSUOCERO - CON TAJANI RIDOTTO A CAVALIER SERVENTE DELLA DUCETTA, L'IMPERO BERLUSCONIANO HA BISOGNO DI UN PARTITO CON UNA NUOVA E CARISMATICA LEADERSHIP. MA MARINA E PIER SILVIO HANNO TEMPI LENTISSIMI PRIMA DI TRASFORMARE LE PAROLE IN FATTI. NON SONO RIUSCITI NEMMENO A OTTENERE DA TAJANI LA MESSA IN FUORIGIOCO DI BARELLI E GASPARRI - ORA VEDIAMO SE “REPORT” RIUSCIRÀ A DARE UNA SPINTARELLA AL CAMBIO DI GUARDIA DENTRO FORZA ITALIA…

matteo salvini roberto vannacci luca zaia lorenzo fontana calderoli massimiliano fedriga romeo lega

DAGOREPORT - SI SALVINI CHI PUO'! ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, PRESO A SBERLE DA GIORGIA MELONI (SUL RITORNO AL VIMINALE, AUTONOMIA E TERZO MANDATO), ''TRADITO'' PURE DA VANNACCI, PER IL “CAPITONE” STA ARRIVERANDO IL MOMENTO IN CUI DOVRA' DECIDERE: RESTARE LEADER DELLA LEGA O RESTARE AL GOVERNO COME SACCO DA PUGNI DELLA DUCETTA? - LA CRISI POTREBBE ESPLODERE ALLE PROSSIME REGIONALI IN VENETO: SE ZAIA PRESENTASSE UN SUO CANDIDATO NELLA LIGA VENETA, SALVINI SCHIEREREBBE LA LEGA A SUPPORTO DEI “DOGE-BOYS” CONTRO IL CANDIDATO FDI DELLA DUCETTA, SFANCULANDO COSI' L'ALLEANZA DI GOVERNO, O RESTEREBBE A CUCCIA A PALAZZO CHIGI, ROMPENDO IL CARROCCIO? AH, SAPERLO...

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI  RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL RILASCIO DEL “TERRORISTA” IRANIANO ABEDINI - SI RIUSCIRÀ A CHIUDERE L’OPERAZIONE ENTRO IL 20 GENNAIO, GIORNO DELL’INSEDIAMENTO DEL NUOVO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, COME DA ACCORDO CON TRUMP? - ALTRO DUBBIO: LA SENTENZA DELLA CORTE DI APPELLO, ATTESA PER IL 15 GENNAIO, SARÀ PRIVA DI RILIEVI SUL “TERRORISTA DEI PASDARAN’’? - E NEL DUBBIO, ARRIVA LA DECISIONE POLITICA: PROCEDERE SUBITO ALLA REVOCA DELL’ARRESTO – TUTTI FELICI E CONTENTI? DI SICURO, IL DIPARTIMENTO DI GIUSTIZIA DI WASHINGTON, CHE SI È SOBBARCATO UN LUNGO LAVORO DI INDAGINE PER PORTARSI A CASA “UNO SPREGIUDICATO TRAFFICANTE DI STRUMENTI DI MORTE”, NON AVRÀ PER NULLA GRADITO (IL TROLLEY DI ABEDINI PIENO DI CHIP E SCHEDE ELETTRONICHE COME CONTROPARTITA AGLI USA PER IL “NO” ALL'ESTRADIZIONE, È UNA EMERITA CAZZATA...)

marco giusti marcello dell utri franco maresco

"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON… TREMORE'" - FRANCO MARESCO, INTERVISTATO DA MARCO GIUSTI, RACCONTA DEL SUO COLLOQUIO CON MARCELLO DELL'UTRI - LA CONVERSAZIONE VENNE REGISTRATA E IN, PICCOLA PARTE, UTILIZZATA NEL SUO FILM "BELLUSCONE. UNA STORIA SICILIANA": DOMANI SERA "REPORT" TRASMETTERÀ ALCUNI PEZZI INEDITI DELL'INTERVISTA - MARESCO: "UN FILM COME 'IDDU' DI PIAZZA E GRASSADONIA OFFENDE LA SICILIA. NON SERVE A NIENTE. CAMILLERI? NON HO MAI RITENUTO CHE FOSSE UN GRANDE SCRITTORE..." - VIDEO