PENATI: O LA BORSA O BERSANI - LE CONSULENZE MILIONARIE DELLE COOP ROSSE (PER PRESTAZIONI INESISTENTI) ERANO “LA CONDIZIONE PER COMPIACERE LA PARTE NAZIONALE DEL PARTITO” - INDAGATI PER CONCUSSIONE IL VICEPRESIDENTE DEL CONSORZIO COOPERATIVE COSTRUTTORI DI BOLOGNA E IL “CLAN PENATI” AL COMPLETO - L’IMMOBILIARISTA DELLE EX FALCK, PASINI: “NON SO COME SI DIVIDESSERO I SOLDI, PER ME ERA UN BLOCCO DI GENTE TUTTI UGUALI”…

Sandro De Riccardis per "la Repubblica"

«Con riferimento a tale missiva non è stato rinvenuto alcun documento comprovante l'eventuale attività che doveva essere svolta». La «missiva» agli atti dell'inchiesta sul "Sistema Sesto" è una delle consulenze milionarie che, per l'accusa, le coop rosse del Consorzio cooperative costruttori di Bologna avrebbero imposto a Giuseppe Pasini, l'immobiliarista proprietario nel 2001 delle ex Falck.

Una consulenza da 420 mila euro, parte di complessivi due milioni e 400 mila euro, che hanno portato nell'inchiesta con l'accusa di concussione il vicepresidente del Ccc Omer Degli Esposti e i due imprenditori che sarebbero stati da lui «imposti», Francesco Agnello e Giampiero Salami. Con loro dovranno rispondere di concussione anche l'ex presidente della Provincia Filippo Penati, il suo braccio destro Giordano Vimercati, e anche Piero Di Caterina, poi diventato il grande accusatore del politico ex Pd.

Ora però l'accusa dei pm di Monza, Walter Mapelli e Franca Macchia, potrebbe saltare a causa del ddl che riforma il reato di concussione. Mentre Penati resterebbe comunque nel processo con le accuse di corruzione e finanziamento illecito per i 368mila euro incassati (tra il 2008 e il 2009) dalla sua associazione Fare Metropoli, gli uomini delle coop verrebbero salvati grazie alla prescrizione, per episodi più vecchi, precedenti al 2004. Proprio quelle cooperative che, secondo Pasini, rappresentavano «la condizione per compiacere la controparte nazionale del partito» e che lui aveva accettato «come snodo fondamentale per il buon esito dell'affare» e per il «loro rapporto organico coi vertici nazionali del Pds».

Il figlio del costruttore, Luca, mette a verbale: «Durante la trattativa conobbi Degli Esposti e un certo Salami come rappresentanti delle coop: ci venne detto, mi pare da Vimercati, che avrebbero garantito la parte romana del partito».
Il Nucleo di Polizia Tributaria sequestra nel luglio 2011 i contratti di Fingest e Gruppo Aesse, società di Agnello e Salami. Nei documenti, i due richiedono «il rimborso di parte degli oneri e delle spese sostenute per l'espletamento dell'incarico di assistenza nella definizione delle strategie di sviluppo commerciale sulle aree ex Falck in Sesto San Giovanni».

Ma, «oltre alla missiva - annota la finanza - non è stato rinvenuto alcun documento comprovante l'eventuale attività che doveva essere svolta». Una volta incassato, poi, il denaro - due milioni e 400 mila euro - svanisce. Il lavoro della Guardia di Finanza ricostruisce - attraverso le fatture sequestrate - alcuni movimenti in uscita che, però, non troverebbero riscontro nella realtà. Come le tre fatture ricevute da Fingest dalla Pratis-Oikograph srl per complessivi 290 milioni di lire, tra il 2000 e il 2001, «tutte con lo stesso oggetto "Nota di acconto relativa all'incarico per la stesura del Piano delle aree Falck"».

Rispetto alle somme pagate, scrive ancora la Gdf, «non è stato rinvenuto alcun documento che possa comprovare l'attività svolta da quest'ultima società in relazione
all'incarico ricevuto da Fingest». Sulle fatture emesse a favore di Aesse e Fingest, il 4 ottobre, Giuseppe Pasini dice ai pm: «Si riferiscono tutte a prestazioni fasulle, o meglio a "conoscenze" per me irrilevanti perché l'affare Falck io l'ho trattato con Albero Falck. Non so come si dividessero i soldi, per me era un blocco di gente tutte uguali». Anche per questo i pm parlano, nella gestione dell'affare Falck, di «inferiorità di Pasini, accentuata dalle dimensioni dell'operazione, tale da superare l'ambito locale e imporre l'esigenza di rapportarsi, tramite le cooperative e Agnello, al livello centrale del partito».

 

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