luigi di maio nicola zingaretti giuseppe conte

GOVERNO “NOTTURBINO” - RIUNIONI FINO ALLE 5 DI MATTINA, DISCUSSIONI E CONSIGLI DEI MINISTRI NEL CUORE DELLA NOTTE: È DIVENTATA ABITUDINE DECIDERE COSE IMPORTANTISSIME A ORARI IMPROPONIBILI - QUANDO C'È UNA CONTROVERSIA DA DIRIMERE, LA REGOLA È OCCUPARSENE SEMPRE DOPO I TG. E POSSIBILMENTE, ANCHE DOPO I TALK SERALI, COSÌ SI EVITANO I TITOLI SUI GIORNALI (MA TANTO C’È INTERNET)

Annalisa Cuzzocrea per “la Repubblica”

 

ROBERTO SPERANZA

«Siamo gente della notte», dice il ministro della Salute Roberto Speranza citando - consapevolmente - Lorenzo Jovanotti. E sarà anche perché è il governo più giovane della storia della Repubblica, che il Conte bis si è abituato a tirar tardi. Fatto sta che il leader di Leu era abbastanza provato, ieri mattina, dopo l'ennesimo Consiglio dei ministri notturno: se non altro perché era appena tornato dal Giappone.

 

Era andata peggio la settimana scorsa a Teresa Bellanova: la ministra dell'Agricoltura ha battagliato fino alle 5 di mattina per Matteo Renzi e la sua Italia Viva, poi però è crollata addormentata proprio durante una riunione con l' ex premier. «Vuole prenderci per sfinimento», racconta uno dei ministri più vicini a Giuseppe Conte. «E durante i cdm non arriva niente eh! Entrano solo caffè e bicchieri d' acqua».

teresa bellanova 1

 

La politica tiratardi non è una novità, in Italia. È nella nostra tradizione, più balcanica o mediorientale che europea, decidere cose importantissime a orari improponibili. Massimo Bordin si chiese un giorno, durante la sua rassegna stampa su Radio Radicale, a quale precisa ora della notte il ministro dell' Economia Siniscalco avesse lanciato il suo ultimatum: «Se volete scassare i conti io me ne vado». Il presidente del Consiglio era Silvio Berlusconi, che a Roma finì per dimenticare la sua efficienza milanese e il suo motto: «Io le riunioni le faccio senza sedie: si decide prima».

 

Si trattava di epocali verifiche di maggioranza o delle lunghe notti della manovra, allora. Succedeva, ma non era un sistema. Come sembra essere ormai quello di Conte: quando c'è una controversia da dirimere, la regola è andare sempre dopo i tg. E possibilmente, anche dopo i talk serali. E sì che c'è internet che vive di notte, e insomma non si scappa, anche se si chiude il cdm alle cinque, come la settimana scorsa, o all' una, come ieri.

DOMENICO SINISCALCO

 

Ma almeno si evitano i titoli sui giornali. Almeno - nelle intenzioni del potere - si costringono i ministri chiusi in una stanza e si lascia che gli spifferi arrivino solo dagli spin controllati delle batterie mediatiche. Funziona? Un po' sì, perché gli scontri infuocati, quando fiumi di parole li hanno ricoperti, raccontati due giorni dopo fanno meno impressione. E così si è deciso molto nella notte, ai tempi del governo con Di Maio e Salvini: di Tav, migranti, anticorruzione, manine, condoni, prescrizione, si è parlato con le luci dentro Chigi accese a ora tarda, e la luna sui tetti.

 

GIUSEPPE CONTE E ROCCO CASALINO

E si è cominciato allo stesso modo nel governo M5S-Pd, forse per emulare i primi governi di centrosinistra di Mariano Rumor. Riunioni notturne sull' Iva, la prima lite da nascondere. E via così, con i cdm, non i vertici, convocati alle 21 e cominciati - è successo l' altroieri - alle 23. Mentre i ministri che nell' attesa facevano la spola alla macchinetta per mettere sotto i denti qualcosa. Il sistema Conte, che doveva essere quello dei cdm al giovedì mattina, è già stato risucchiato nel barocco delle notti romane. Quanto allo streaming, la trasparenza, la casa di vetro, i cittadini dentro le istituzioni, bisognerà parlarne un' altra volta. Rigorosamente, dopo le 23.

Ultimi Dagoreport

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, MATTEO SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…

cecilia sala giorgia meloni alfredo mantovano giovanni caravelli elisabetta belloni antonio tajani

LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…