PAPOCCHIO ITALICUM - LA CONSULTA POTREBBE BOCCIARE IL BALLOTTAGGIO OBBLIGATORIO E I CAPILISTA BLOCCATI E CHIEDERE DI PARIFICARE LE SOGLIE DI SBARRAMENTO TRA CAMERA E SENATO - MA LA CORTE POTREBBE ANCHE “LAVARSENE LE MANI” E RIPASSARE ALLA PALLA ALLA POLITICA: ECCO IN QUALE CASO

Liana Milella per “la Repubblica”

 

ITALICUMITALICUM

Il countdown dice che mancano ancora 48 giorni alla decisione della Consulta sull' Italicum, ma tre anticipazioni su quella sentenza sono già possibili. Ecco la prima. La Corte, con i riflettori della politica puntati addosso e giusto tre anni dopo la famosa sentenza firmata da Giuseppe Tesauro sull'ex legge elettorale chiamata Porcellum, darà un colpo di forbici al meccanismo che rende obbligatorio il ballottaggio se nessuna lista raggiunge il 40% dei voti.

 

Non è in discussione il pur congruo premio di maggioranza già al primo turno (340 deputati per chi supera il 40%). Il fumus di incostituzionalità riguarda un secondo turno cui si accede senza alcuna soglia minima, ma che in compenso ha come risultato per chi vince la conquista di ben 340 seggi, cioè la maggioranza.

 

BOSCHI ITALICUMBOSCHI ITALICUM

Siamo alla seconda anticipazione. I 14 alti giudici - manca il quindicesimo dopo le dimissioni dell'avvocato Giuseppe Frigo - ritengono che la scelta dei capilista bloccati, e per di più identici in più di un collegio, violi il principio di uguaglianza perché il privilegio politico di chi si piazza al primo posto e può anche scegliere il collegio una volta eletto, danneggia gli altri candidati in lista. Siamo alla terza, possibile, modifica.

 

La necessità di parificare le soglie di sbarramento tra le due leggi elettorali in vigore, l' Italicum e il Consultellum. Quest' ultimo, per il Senato a livello regionale, prevede tre soglie, il 3, l' 8 e il 20%, a seconda che i partiti si presentino da soli o raggruppati. Per rendere le due leggi omogenee la Corte darebbe il via libera alla soglia del 3 per cento. Perché un punto fermo va tenute a mente: dall' esame chirurgico della Corte deve comunque uscire una legge che sia subito applicabile. La discrasia delle soglie invece cozza contro una garanzia di rappresentatività.

 

BRUNETTA ITALICUMBRUNETTA ITALICUM

Da oggi al 24 gennaio, quando si terrà l'udienza pubblica sull' Italicum e la Consulta ne deciderà il destino nel segreto della camera di consiglio, ci sono, come dicevamo, 48 giorni. Quella data, il 24, era obbligata perché «imposta dai termini di legge», come scrive la stessa Corte, per dare alle parti il tempo per aggiornare le memorie. Le indiscrezioni potrebbero mutare, anche se erano identiche il 12 settembre quando Repubblica ne dette per prima notizia.

 

Ma il fatto certo è che l' Italicum non uscirà indenne dalla discussione. A meno che non prenda piede una proposta di mediazione attribuita a Giuliano Amato, giurista e politico arcinoto: niente bocciatura, ma l'indicazione di una manifesta pericolosità nell' attribuire il premio al ballottaggio senza una pur minima soglia. A quel punto la palla passerebbe alla politica.

 

BRUNETTA ITALICUMBRUNETTA ITALICUM

Anche se il vice avvocato generale dello Stato Vincenzo Nunziata, in due ponderose memorie, invita la Corte all'inammissibilità perché con l'Italicum non si è mai votato, è certo che la Corte andrà avanti. Lo ha fatto col Porcellum (s'era votato una volta) e un passo indietro sarebbe giudicato un gesto malla Ponzio Pilato. Altrettanto certo è che il comitato degli avvocati, capitanati da Felice Besostri, che un anno fa hanno scatenato l' offensiva contro l' Italicum con esposti in una ventina di tribunali, darà battaglia pure in Corte.

 

a montecitorio per il voto sull italicuma montecitorio per il voto sull italicum

I ricorsi dei giudici di Messina, Torino, Perugia, e ora di Trieste e Genova, sono frutto di quella protesta in cui tutto l' Italicum, compresi i tre voti di fiducia alla Camera contro una Costituzione che li richiede a maggioranza, era contestato. Dice Besostri: «Dopo l' esito del referendum la questione dell' Italicum è fondamentale».

Ultimi Dagoreport

marco giusti marcello dell utri franco maresco

"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON… TREMORE'" - FRANCO MARESCO, INTERVISTATO DA MARCO GIUSTI, RACCONTA DEL SUO COLLOQUIO CON MARCELLO DELL'UTRI - LA CONVERSAZIONE VENNE REGISTRATA E IN, PICCOLA PARTE, UTILIZZATA NEL SUO FILM "BELLUSCONE. UNA STORIA SICILIANA": DOMANI SERA "REPORT" TRASMETTERÀ ALCUNI PEZZI INEDITI DELL'INTERVISTA - MARESCO: "UN FILM COME 'IDDU' DI PIAZZA E GRASSADONIA OFFENDE LA SICILIA. NON SERVE A NIENTE. CAMILLERI? NON HO MAI RITENUTO CHE FOSSE UN GRANDE SCRITTORE..." - VIDEO

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…