POVERO CRISTO - TUTTE LE SPINE DEL PAPATO DI RATZINGER, DAL DISCORSO DI RATISBONA E LA RABBIA ISLAMICA ALLE SCUSE PER I PRETI PEDOFILI - OTTO ANNI DI COLPI BASSI CHE HANNO INDEBOLITO E STANCATO IL PONTEFICE, ACCELERATI DALL’INTERVENTISMO BERTONIANO SULLO IOR, SUL POLO SANITARIO SPERICOLATO, SULLE RELAZIONI CON BERLUSCONI, SUL RIENTRO DEI LEFEBVRIANI - E POI BOFFO, I COMPLOTTI, IL TRADIMENTO DI “PAOLETTO” E IL CASO VATILEAKS…

Filippo Ceccarelli per "la Repubblica"

Povero Papa, povero Cristo, ma sul serio. Difficile immaginare un pontificato più fitto, rigonfio e traboccante di disgrazie. Così tante che al momento dell'appello ne resta fuori sempre qualcuna. Invece lui, Benedetto, c'è sempre, sempre più curvo, sempre più spaesato e spaventato. Ma specialmente sopraffatto e ferito, lui monarca reso infallibile, dagli errori della sua stessa umanità, ma anche da quelli che gli servivano gli altri, sul classico piatto d'argento, come si usa da quelle parti.

Chi l'avrebbe mai detto quando apparve la prima volta dal balcone e alzò le braccia in un gesto che poteva sembrare di trionfo. Un principe teutonico, una specie di Pio XII, l'atteso castigamatti che dopo la severa opera messa in atto al Sant'Uffizio avrebbe riportato il rigore nella dottrina e l'ordine nell'istituzione. Interprete di una nuova dignità apostolica senza dubbi, né carezze. Un Papa, si disse con temerario compiacimento, che avrebbe garantito il prevalere della fede sulla carità, della convinzione sull'inquietudine, dell'autorità sulla speranza.

Ecco, si capisce adesso che non era Joseph Ratzinger ad alimentare questa visione di energetica potenza. Forse era un modo per assegnare un profilo a un leader che si sostituiva a un gigante. Ma per la cronaca, e magari un po' anche per la storia, mai fraintendimento di un pontefice fu più completo.

Le piaghe apparvero visibili il prima possibile, e al massimo livello, oscurando il normale chiacchiericcio mondano e curiale sulle scarpine rosse, la mantella ricercata, il segretario belloccio e l'amicizia della principessina Borghese ribattezzata «l'intima di Carinzia». E fu lo scandalo terribile della pedofilia a sconquassare l'esordio benedettiano, e poi il disastroso discorso di Ratisbona, che pure meritava una lettura più profonda, ma finì per incagliarsi - le crudeli leggi della comunicazione sfuggendo ai teologi - su un'unica frase di un certo imperatore bizantino di cui quasi tutti ignoravano l'esistenza, Manuele Paleologo, che pure tradiva un certo gusto professorale per l'erudizione.

Ma ebbe il risultato, piuttosto serio, di offendere i musulmani, che non era proprio la cosa più auspicabile per un capo religioso, né incoraggiava gli sforzi ecumenici che stavano a cuore a tanti credenti. Nessuno può dire che il Papa non abbia poi cercato di correggersi. Benedetto chiese scusa, sulla pedofilia come sull'Islam arrivò a umiliarsi. Ma questo tornare indietro, per certi versi, indicava un'incertezza di fondo, qualche smagliatura nei dispositivi di governo, insomma era quasi peggio.

Accadevano strani segni, nel frattempo, come la folgore che durante il temporale di ieri ha illuminato il cupolone. Nel gennaio del 2008, proprio la volta in cui il Papa Ratzinger secondo l'antico rito celebrava, nella Cappella Sistina, la messa dando le spalle ai fedeli gli si sfilò dalla mano l'anello piscatorio che lo rende il successore di Pietro. Nel Medioevo la Cristianità avrebbe provato un brivido; nell'epoca delle visioni tecnologiche e post-moderne l'incidente ebbe un suo minimo rilievo, ma oggi si direbbe a futura memoria, e chissà a disdetta di ogni pretesa restaurazione.

Quindi si fece avanti, anzi per l'esattezza il Pontefice chiamò al comando della Santa Sede il cardinal Bertone. È ancora presto per essere risoluti, ma tutto lascia pensare che non fu una buona idea. Bertone, salesiano combattente, si può dire con qualche garbo che per amore del Papa si diede da fare anche troppo e attaccò briga con chiunque. Frustrati predecessori, ambiziosi comprimari, esuberanti banchieri, vanitosi monsignori e così via.

In altre parole, in quel luogo non esattamente misericordioso si mettevano le base per mille trame, mille impicci, mille ingenue e imprudenti mosse che si sarebbero risolte in diversi pastrocchi: dallo Ior al polo sanitario e spericolato, dall'amministrazione della Santa Sede all'interventismo dell'Osservatore romano, dalla vicinanza a Berlusconi al battesimo, il giorno di Pasqua, di Magdi Cristiano Allam, che di lì a qualche tempo avrebbe anche lui avuto da ridire. Fino alla vicenda dei lefebvriani che occorreva riammettere in seno a Santa Romana Chiesa, senza considerare uno dei loro vescovi avrebbe dato fondo al peggior antisemitismo.

Ogni volta il Papa ne soffriva. La litania sulle dimissioni, sulla malattia, sui successori. Un bestseller dal titolo Sua Santità. La rassegna stampa purgata sul caso Boffo. I complotti. E sempre più si vedeva un pastore più mite e fragile di quanto la sua fama di ex carabiniere della fede lasciava immaginare; come accartocciato nella solitudine tentava sorrisi che gli venivano desolatamente male.

E se i veri romani mai invidiano il Papa («Io Papa?! Papa io?! Fussi cojjone!» fa esclamare Belli un suo popolano), il loro secolare scetticismo s'inteneriva dinanzi a questo vecchio in braccio al quale, nella mostruosa auto bianca, venivano messi in braccio bambini che scoppiavano in lacrime; un anziano dall'incerto passo che una agitatissima ragazza riuscì persino a buttare a terra durante una funzione.

E il peggio doveva ancora venire. E fu Vatileaks, ma la sintetica e gelida formula non rende verità al drammatico tradimento che Joseph Ratzinger dovette subire fin dentro le sue stanze, da parte di Paoletto, il maggiordomo, pure lui perdonato davanti alle telecamere. Ma quanto più forte e profetica l'immagine di Wojtyla seduto al fianco di Ali Agca. E quanto misero il destino dell'uscita - anche questa frettolosa - su twitter. E don Georg sulla copertina di Vanity Fair, «Essere belli non è peccato». Certo che no.

Quindici giorni fa, all'Angelus, il Papa liberò una bianca colomba e subito un enorme gabbianaccio tiberino le volò addosso. Fece appena in tempo a ritornare nell'Appartamento. Anche di segni e presagi vive la storia, che poi magari nemmeno lo sono, ma nell'odierno futuro remoto ci si può anche fare un pensierino.

2006
LA POLEMICA CON L'ISLAM
Nel corso di una lectio magistralis a Ratisbona, il Papa cita alcune frasi di Manuele il Paleologo, ritenute offensive dal mondo islamico. Dopo le polemiche il Papa si scusa

2008
LO SCANDALO PEDOFILIA
In occasione della Giornata mondiale della gioventù a Sydney, il Papa interviene sul tema dei preti pedofili: "Provo vergogna per i loro misfatti". Dal 2002 decine di abusi nelle chiese vengono denunciati tra Europa e Stati Uniti

2009
IL REVISIONISMO
Benedetto XVI revoca la scomunica ai quattro vescovi ultratradizionalisti ordinati illegittimamente da Marcel Lefebvre. Seguono polemiche per le posizioni revisioniste dei lefebvriani sull'Olocausto

2010
LE INCHIESTE SULLO IOR
La magistratura italiana indaga sulla banca vaticana e sequestra 23 milioni di euro. Nel 2012, il presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi si dimette "per contrasti con la Curia"

2012
IL CASO VATILEAKS
Molti documenti riservati del Vaticano vengono pubblicati da libri e giornali. Per la fuga di notizie, viene condannato a ottobre il maggiordomo del Papa, Paolo Gabriele

 

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