1- AH MA ALLORA È VERO: INFATTI LA PRINCIPALE CONSEGUENZA DEL COMMISSARIAMENTO DEL MUSEO MAXXI VOLUTO DAL PIO MINISTRO ORNAGHI È PROPRIO LA GIUBILIAZIONE DEL PRESIDENTE PIO BALDI. IL SUO POSTO INFATTI SAREBBE DESTINATO PROPRIO A MARIO RESCA, DIVENTATO GRANDE MANAGER SPACCIANDO HAMBURGER MACDONALD, AMMIRATO E PROTETTO DA BERLUSCONI, COSTRETTO A LASCIARE IL MINISTERO DEI BENI CULTURALI PER LA SCADENZA DEL SUO INCARICO, E QUINDI ALLA RICERCA AFFANNOSA DI UN NUOVO POSTO. E COSA DI MEGLI CHE IL MAXXI, CHE TRA L’ALTRO SEMBRA IL NOME DI UN GELATO? 2- IL NUOVO MUSEO DI ARTE MODERNA A ROMA, DIVENTATO UN NUOVO PUNTO DI ATTRAZIONE NELLA TOPOGRAFIA CULTURALE DELLA CITTÀ, E’ STATO COMMISSARIATO ATTRAVERSO UNA PROCEDURA CHE SUONA COME UNA VIGLIACCATA SENZA GIUSTIFICAZIONI PLAUSIBILI. PRIMA GLI HANNO TOLTO I SOLDI E POI L’HANNO COMMISSARIATO PERCHÉ NON CE LI AVEVA

DAGOREPORT

Ipse dixit: «La pesca del luccio è il mio obiettivo immediato».

Ornaghi c'è. E anche se non c'è si vede, come un ologramma. L'ha visto Pietro Santonastaso che l'ha intervistato per il Messaggero di Roma il 19 aprile. Un'intervista che rimarrà memorabile per la sintesi finale: «obbiettivo luccio». Al MiBac, il ministero dei beni culturali di cui l'ologramma è ministro, il dibattito si intreccia con le molteplici battaglie in corso, per cercare una interpretazione plausibile sulla metafora del «luccio».

C'è infatti qualcosa di ancestrale nella pesca del luccio. Il luccio è animale di grande astuzia e di grande forza, una animale che ben si addatterebbe alle guerre del MiBac. Forse sarebbe anche buono per convincere Alemanno a restituire dignità ai monumenti più celebri del mondo, dal Colosseo alla Fontana di Trevi da Piazza di Spagna a Piazza Navona. Invece Roma è diventata un repubblica di tavolini.

È venuto il momento di constatare che al governo dei tecnici e alla classe dirigente dell'Italia intera della cultura come bene collettivo non gliene frega niente. Altrimenti al Mibac non ci sarebbe Ornaghi. E Ornaghi se non si fosse potuto evitare non avrebbe parlato così.

A leggere tutta l'intervista fin dal principio si rischia davvero di perdere il sublime finale. Le risposte si susseguono evanescenti, eteree, diafane, trasparenti, insomma inutili. Per esempio: «L'operazione Colosseo in atto può essere un paradigma, un modello per l'Italia intera. Milano nella sua realtà e Roma come capitale devono guardare alla cultura davvero come laboratorio di un nuovo modello di sviluppo».

Oppure: «Chi ha a cuore l'arte si dovrebbe porre da domani proprio questa domanda: l'arte contemporanea come si lega ai fondamenti attuali della cultura e della fruizione del pubblico? C'è un crescente interesse per gli artisti del passato, a volte eccessivo, mentre il contemporaneo soffre. Forse forme artistiche più complesse e plurali presentano una difficoltà a essere adeguatamente percepite dal vasto pubblico».

E tutto questo mentre al MiBac è cominciata la nottte dei lunghi coltelli che si annuncia lunga come una notte boreale.

Già perché molti pensano che il luccio possa essere proprio uno dei direttori generali in scadenza, Mario Resca, diventato grande manager spacciando hamburger MacDonald, ammirato e protetto da Berlusconi, arrivato ai beni culturali per modernizzarli con la sua cultura manageriale, di cui però non è dato di conoscere nessun risultato tangibile. Se non un patente conflitto di interessi fra il suo incarico pubblico e il suo impegno privato alla Mondadori.

C'è infatti un passaggio dell'intervista che sembra quasi un lapsus dal sen sfuggito: Santonastaso a un certo punto infatti gli chiede correttamente conto delle incredibile decisione di commissariare il Maxxi, il nuovo museo di arte moderna a Roma diventato un nuovo punto di attrazione nella topografia culturale della città, attraverso una procedura che suona come una vigliaccata senza giustificazioni plausibili. Prima gli hanno tolto i soldi e poi l'hanno commissariato perché non ce li aveva.

Ma ecco la risposta, unj po' lunga, ma vale la pena di superare la noia d'acchitto per scoprire la verità nascosta alla fine: «Anche il Maxxi è un laboratorio, ma la sovraesposizione mediatica fa perdere di vista gli elementi fattuali e il fiorire di battute non aiuta mai a risolvere. La procedura avviata dalla direzione competente è solo un primo passo, peraltro dovuto: adesso occorrerà attendere le controdeduzioni per la prossima settimana e valutarle attentamente..."

Ancora: "Dopo le necessarie riflessioni, è stato avviato l'iter non solo per salvaguardare il Maxxi ma per garantirgli le enormi possibilità di sviluppo che ha. In questi anni ha fatto bene artisticamente ma dobbiamo evitare che diventi una di quelle realtà che vivono stentatamente aggrappate alle mammelle dello Stato. Prima di agire ho sentito alcuni miei predecessori, non mi sono mosso sbadatamente. Dire che l'operazione rappresenta una exit strategy per qualcuno è una colossale sciocchezza».

Ah ma allora è vero: infatti la principale conseguenza del commissariamento è proprio la giubiliazione del presidente Pio Baldi. Il suo posto infatti sarebbe destinato proprio a Mario Resca, costretto a lasciare il ministero per la scadenza del suo incarico, e quindi alla ricerca di un nuovo posto. Cosa di megli che il Maxxi, che tra l'altro sembra il nome di un gelato?

C'è una verità più preoccupante che si legge in tutta evidenza dietro le parole di Ornagli: il ministero dei tecnici non ha nessuna idea di dare alla cultura quel primato che potrebbe dare alla crisi che stiamo attraversando una risorsa inattesa. Perché nel mondo dell'economia leggera la cultura può essere una materia prima capace di generare risorse mai sfruttate.

Ecco cosa risponde Ornaghi per spiegare perché il suo ministero, peggio che con Tremonti, nel governo Monti conti meno del due di picche: ««Non sono in grado di fare comparazioni con il passato. La frammentazione sociale - tipica di tutte le società occidentali, ma che da noi presenta aspetti parossistici secondo un'antica malattia del paese - rende davvero difficile una funzione di governo. Rispetto agli interventi possibili di erogazione economica si deve cercare di valorizzare chi lavora, risolvendo al contempo i problemi secondo una lista di priorità».

Ed eccole le priorità: «Quella dei problemi tradizionali: lo spettacolo dal vivo che aspetta dal '67 la sua sistemazione legislativa. Così come dare una prospettiva più solida alle fondazioni lirico-sinfoniche. Ci sono anche temi finora non emersi, penso per esempio ai giovani, che hanno meno gusto per la lettura. Questione non adeguatamente impostata, che io invece sento come importante».

Al ministero non sanno in quali delle varie specialità tecniche raggiunga l'eccellenza il ministro Ornaghi, se sia capace della pesca dalla riva a spinning, la più difficile, se preferisca la barca e se conosca la mossa dell'otto. Certo che il luccio è un pesce furbissimo. E sono in molti a chiedersi al Collegio Romano: e se vincesse il luccio!?

 

 

 

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