bobo maroni matteo salvini

QUANTO GODE SALVINI PER LA DEBACLE DI MARONI! IL REFERENDUM IN LOMBARDIA HA AZZOPPATO IL GOVERNATORE BERLUSCONIANO. ED ORA IL LEADER LUMBARD CHIEDERA’ PIU’ POSTI IN LISTA A FORZA ITALIA – DOPO LE ELEZIONI CANCELLERA’ DALLO STATUTO DELLA LEGA L’IMPEGNO PER “L’INDIPENDENZA DELLA PADANIA”

 

Amedeo La Mattina per “la Stampa”

 

Roberto Maroni aveva capito che l' aria non era quella di una cavalcata trionfale e quindi, prudentemente, aveva tenuto bassa l' asticella dell' affluenza al 34%. Alla fine ha centrato un risultato soddisfacente, anche se non si tratta del boom fatto da Zaia nel Veneto. Questo risultato comunque non cambia i progetti di Matteo Salvini che considera il governatore lombardo ridimensionato.

zaia salvini maroni

 

Il ragionamento del leader è che la Lega bossiana-maroniana attecchisce solo nei piccoli centri e in città come Bergamo che rimane la roccaforte della «vecchia Lega». Invece a Milano, città internazionale, aperta, gli elettori non hanno sentito come essenziale questo referendum. Nel Veneto è tutta un' altra storia. Secondo Salvini il risultato straordinario ottenuto da Zaia è legato ad un' altra tradizione e a un' altra storia.

 

Zaia è legato al capo del Carroccio. Maroni è invece un avversario interno, troppo vicino a Berlusconi, che crea più difficoltà al disegno di una Lega Nazionale. Ora questo progetto può correre spedito verso un simbolo nuovo. Dopo l' approvazione della legge elettorale e il voto in Sicilia Salvini proporrà al Consiglio federale di cambiare nome. Si chiamerà semplicemente Lega, ma nel simbolo ci sarà pure il nome Matteo Salvini. Non è stato ancora deciso se aggiungere «Matteo Salvini premier», ma la tentazione a via Bellerio è molto forte. Un simbolo e un nome che sarà presente in tutto il territorio nazionale e verrà usato anche dalle liste che finora si sono chiamate «Noi con Salvini».

SALVINI E MARONI

 

Una metamorfosi verso una destra nazionale alla quale in questi anni il giovane leader ha dato impulso portando il Carroccio a percentuali tra il 13 e il 15%. Contrastato da Bossi e da Maroni che con questo referendum ha cercato di ancorare la Lega alle origini, anche se il tema indipendentista è stato superato da tempo anche dallo stesso governatore lombardo.

 

Il punto è che l' articolo 1 dello statuto leghista contiene ancora l' obiettivo dell' indipendenza della Padania. Un carattere originario destinato ad essere cancellato. La minoranza del Carroccio non vuole che si tocchi, ma Salvini è deciso a levarlo e portare a termine la metamorfosi. L' articolo 1 verrà riscritto dopo le elezioni politiche. Intanto il primo passo, con la cancellazione della specificità "Nord" accanto al nome Lega.

 

UMBERTO BOSSI E BOBO MARONI

«È un processo inevitabile», spiega Giorgetti, braccio destro del segretario. «Al di là del nome e dello statuto - ragiona Armando Siri, ascoltato consigliere del leader - bisogna imprimere discontinuità con il passato». Ora che Maroni è più debole la strada sembra spianata e non sarà certo il governatore veneto Zaia a mettersi contro. Salvini potrà sedersi con Berlusconi al tavolo della trattativa con maggiore sicurezza. Dovrebbero vedersi venerdì prossimo, salvo ulteriori slittamenti. Ma l' appuntamento clou sarà quando dovranno essere assegnati i collegi uninominali nel centrodestra.

 

maroni al congresso della lega

Per motivi diversi anche Fratelli d' Italia sono soddisfatti dei risultati non eccellenti in Lombardia. Dice Giorgia Meloni: «I referendum non sono stati un plebiscito ma per noi il punto è un altro e prescinde dai numeri e dalle percentuali: in una Nazione che si rispetti le riforme costituzionali si fanno tutti insieme e non a pezzi, per il bene di tutti e non per assecondare l' interesse particolare». Ora, aggiunge Meloni, bisogna lavorare per una proposta di riforma dello Stato che coniughi presidenzialismo e federalismo e non metta in discussione l' Unità nazionale.

matteo salvini giorgia meloni

 

Nei giorni scorsi Meloni aveva detto che questa consultazione «è solo propaganda». Maroni si era arrabbiato, minacciando ripercussioni sulla tenuta dell' alleanza in Lombardia. Ignazio La Russa aveva cercato di stemperare la tensione: lui sarebbe andato a votare sì. Ma ieri, guarda caso, si trovava in Sicilia per la campagna elettorale. E visti i risultati della Lombardia ora sostiene che «non era il caso di scaldarsi troppo».

Ultimi Dagoreport

raffaele cantone - francesco lo voi - pasquale striano giovanni melillo

FLASH – AVVISO AI NAVIGATI! IL CASO STRIANO SUGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA BANCA DATI DELLA PROCURA NAZIONALE ANTIMAFIA, NON È APERTO: È APERTISSIMO! UNA VOLTA CHE IL FASCICOLO È PASSATO DALLE MANI DI RAFFAELE CANTONE, PROCURATORE DI PERUGIA, A QUELLE DI FRANCESCO LO VOI (ROMA), CI SI ASPETTANO I BOTTI - IL CAPO DELLA DNA, GIOVANNI MELILLO, È DETERMINATO AD ARRIVARE FINO IN FONDO. E LO VOI, CONSIDERATI I PRECEDENTI (L’INDAGINE SUL GOVERNO PER IL CASO ALMASRI), NON FARÀ SCONTI…

donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON PERDE MAI: TRUMP ESCE A PEZZI DALLA TELEFONATA CON “MAD VLAD”. AVEVA GIÀ PRONTO IL DISCORSO (“HO SALVATO IL MONDO”) E INVECE HA DOVUTO FARE PIPPA DI FRONTE AL NIET DEL PRESIDENTE RUSSO ALLA TREGUA DI 30 GIORNI IN UCRAINA – ZELENSKY COTTO E MANGIATO: “SE NON SEI AL TAVOLO DEL NEGOZIATO, SEI NEL MENÙ” – LE SUPERCAZZOLE DEL TYCOON SU IRAN E ARABIA SAUDITA E LA PRETESA DELL’EX AGENTE DEL KGB: ACCETTO IL CESSATE IL FUOCO SOLO SE FERMATE GLI AIUTI ALL’UCRAINA. MA TRUMP NON POTEVA GARANTIRE A NOME DELL’EUROPA – DOPO IL SUMMIT A GEDDA DI DOMENICA PROSSIMA CI SARÀ UNA NUOVA TELEFONATA TRA I DUE BOSS. POI L’INCONTRO FACCIA A FACCIA…

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)