QUEL CHE È DETTO, È OLEO-DETTO - DOPO LA SUA RIELEZIONE, OBAMA FA UN VOLTAFACCIA CLAMOROSO AGLI AMBIENTALISTI CHE LO AVEVANO SOSTENUTO - APPROVATO L’OLEODOTTO CHE COLLEGHERÀ IL CANADA CON IL GOLFO DEL MESSICO - IL PRESIDENTE, CHE SI ERA OPPOSTO FERMAMENTE AL PROGETTO, ORA SOSTIENE CHE LA PIPELINE NON AVRÀ EFFETTI SULLA NATURA (MA SULL’ECONOMIA SÌ, E POSITIVI) - ECOLOGISTI FURIBONDI...
M. Mo. Per "Il Sole 24 Ore"
Con un rapporto di duemila pagine l'amministrazione Obama respinge le obiezioni degli ambientalisti al megaoleodotto Keystone XL, spianando la strada alla sua realizzazione. Il passo arriva con la pubblicazione da parte del Dipartimento di Stato dello studio sull'impatto sulla natura dell'oleodotto di 3456 km destinato a collegare le sabbie bituminose dell'Alberta, in Canada, con i terminali petroliferi texani sul Golfo del Messico, per consentire lo sfruttamento di giacimenti di petrolio la cui ricchezza viene paragonata a quella dell'Arabia Saudita.
«Il progetto non avrà un impatto significativo sulla maggioranza delle risorse naturali lungo la rotta progettata» recita il testo, ponendo le basi per il via libera da parte del Congresso e della Casa Bianca. Non a caso il presidente della Camera, John Boehner, si affretta a commentare: «Dopo quattro anni di inutili rinvii è arrivato il momento per il presidente Obama di approvare l'oleodotto, creando posti di lavoro per la classe media ed aumentando la sicurezza energetica nazionale».
In realtà la Casa Bianca nel 2010 si era detta a favore della realizzazione dell'oleodotto, progettato due anni prima, perché Obama lo aveva collegato agli sforzi in atto per consentire agli Stati Uniti di raggiungere entro il 2020 l'indipendenza energetica. Ma tale posizione venne poi modificata nel 2012 quando, durante l'anno elettorale, le associazioni ambientaliste si mobilitarono arrivando a circondare la Casa Bianca con un megaoleodotto di cartone per chiedere a Obama di non tradire un tassello importante della coalizione liberal impegnata a favore della rielezione.
Il passo indietro del presidente ci fu e il progetto venne congelato ma ora il rapporto del Dipartimento di Stato rovescia di nuovo la situazione.
Da qui la reazione di Michael Brune, direttore dei "Sierra Club", che parla di «atto vergognoso» da parte di un Dipartimento di Stato che «da un lato riconosce gli effetti dannosi del greggio sul clima ma al tempo stesso afferma che un simile gigantesco oleodotto non avrà conseguenze negative sull'ambiente». Phil Radford, direttore di Greenpeace, rincara la dose: «La scelta di consentire alle grandi corporation di arricchirsi alle spese della devastazione dell'ambiente trasforma l'oratoria di Obama sul clima nella peggior specie di ambiguità sui temi dell'ecologia».
In effetti era stato Obama, durante il discorso di insediamento alla Casa Bianca a includere la difesa del clima nell'agenda del secondo mandato e il neo-Segretario di Stato John Kerry lo aveva ribadito in occasione delle audizioni al Senato sulla conferma della nomina. «Ma adesso cosa avviene? - si chiede polemicamente l'attivista proambiente Bill McKibben, organizzatore dei sit in alla Casa Bianca - proprio il Dipartimento di Stato rovescia la posizione dimenticandosi che il 2012 è stato l'anno più caldo della storia in America». La parola ora passa alla Casa Bianca mentre Mitt Romney, ex sfidante repubblicano di Obama, ricorda: «Io lo avevo promesso, avrei dato luce verde all'oleodotto nel primo giorno di presidenza».




