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SUL REFERENDUM FIDEL VA PER CONTO SUO - CONFALONIERI: ''ORA FA FINO DIRE «IO VOTO NO». COME AI TEMPI DELLA DC. NESSUNO DICEVA DI VOTARLA E VINCEVA LE ELEZIONI - RENZI E’ UN GANASSA E PUO’ DAR FASTIDIO... MA SE QUALCUNO SCRIVE CHE FACCIO POLITICA, LO QUERELO - IL BRACCIO DESTRO (E SINISTRO) DEL CAV SI SMARCA DA BRUNETTA, TRUPPE DI SILVIO NEL PALLONE
Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”
Quando lo incontrano tutti gli fanno sempre la stessa domanda, come se non conoscessero già la sua risposta.
Ma lui, invece di parlare del referendum costituzionale, spiazza gli interlocutori spostando la conversazione sui mali dell' Italia. «È un Paese afflitto dai parassiti», dice all' ospite Confalonieri: «Dai furbetti del cartellino a quelli del capitalismo protetto. Da una parte si è smarrita l' etica del lavoro, dall' altra si è perso lo spirito dell' intrapresa».
È un atto d' accusa e al contempo uno sprone, quello del presidente di Mediaset. È un modo per sottolineare che non basta una riforma del governo per far cambiare verso al Pil, se poi «nessuno rischia e non ha il coraggio di mettersi in gioco». È il senso di scoramento di chi non si lamenta per la propria azienda, «quest' anno la raccolta pubblicitaria va un po' meglio», ma osserva lo scontro sulle previsioni di crescita nazionale attorno a qualche decimale.
PIERSILVIO BERLUSCONI E FEDELE CONFALONIERI
Il segno dei tempi è il clima di incertezza che accresce per effetto della schizofrenia «sui dati dell' economia»: «Si drammatizza e si sdrammatizza tutto nel giro di poche ore. Al tg delle tredici siamo sull' orlo del default, al tg delle venti arriva il "contrordine", non succede nulla». E sarà pur vero che la crisi globale ha provocato macerie, ma se l' Italia del dopoguerra seppe trasformarsi in potenza forse è perché allora non era «un Paese afflitto dai parassiti». Né cercava capri espiatori: «L' Europa, per esempio...».
Nell' attesa di sentirsi dare sul referendum la risposta che già conoscono, gli ospiti che Confalonieri riceve nella sede del Biscione a Roma vengono coinvolti in una discussione sul «Malaussène» dell' era contemporanea, su quell' entità con sede a Bruxelles a cui si attribuiscono anche colpe che non ha: «E io, sia chiaro, non penso sia sbagliato criticare l' Unione, per gli errori, le omissioni e pure - vogliamo dirlo? - per certe storie poco chiare che hanno coinvolto persino dei commissari europei. A posteriori si capiscono molte cose... Ma vogliamo davvero sbaraccare tutto?».
RENZI SALUTA CONFALONIERI DOPO LA D URSO
L' ordalia che attraversa il Vecchio Continente fa tornare alla mente del patron di Mediaset «certe immagini» che pensava fossero sepolte, «perché da bambino ho visto la guerra. E se non ne ho vista un' altra è grazie alla costruzione di una nuova Europa.
L' Europa ci ha salvato da altri conflitti, ha debellato gli "ismi" del secolo breve. Sentire adesso certi commenti, sentir dire con superficialità che la Brexit è stata un bene e che è giunto il momento anche per noi di fare la stessa cosa, è da irresponsabili. Ma scherziamo?».
Lentamente si scorge l' ordito del ragionamento, si intuisce che Confalonieri sta rispondendo alla domanda. E soprattutto si capisce come il braccio destro di Berlusconi da anni stia sfruttando l' accusa di essere un lobbista per proteggersi: «Ma io sono un lobbista», ripete ogni volta. In realtà è un alibi. Un lobbista non avrebbe mai detto - a suo tempo - che Berlusconi sbagliava a togliere la fiducia al governo Letta, non si sarebbe speso per consigliare al Cavaliere di dare il suo sostegno all' elezione di Mattarella al Quirinale, né avrebbe tifato (continuando a farlo) per il patto del Nazareno.
Certo, «Renzi sarà anche un ganassa e tutto questo può dar fastidio», ma ciò non gli fa cambiare idea sul referendum e non lo dissuade dal convincimento che serva un' intesa tra le forze del popolarismo e del socialismo europeo in Italia nel contesto della crisi globale, con tutti gli «ismi» che girano per l' Europa. Raccontano che gli scappi spesso un sorriso la mattina, quando legge che le sue posizioni sono mosse da un puro spirito aziendalista. Che è un pezzo di verità, ma non tutta la verità: «Se qualcuno scrive che faccio politica, giuro che lo querelo».
L' alibi regge. E gli consente di fare ciò che sostiene di non fare. Appena si rende conto di aver estenuato i suoi interlocutori, che nel frattempo hanno perso ogni speranza di ascoltare la risposta alla loro domanda, Confalonieri decide di rispondere. Con una serie di domande: «Ma quelli che stanno in Parlamento sono davvero convinti che vinca il No al referendum? Sono sicuri dei sondaggi che danno Renzi per perdente? E lei che idea si è fatto?».
L' effetto disorientamento sull' ospite è riuscito. E il capo del Biscione - aggrappandosi alla sua «esperienza» - si mette a ricordare di «quando in Italia c' era la Dc e sembrava che nessuno la votasse.
Infatti nei sondaggi era data sempre bassissima. Poi si aprivano le urne e... Magari mi sbaglio, ma penso che sul referendum oggi faccia fino dire "io voto No"». Ecco la risposta alla fatidica domanda. Più chiaro di così...